L’attuale società post-umana ha esautorato la riflessione metafisica-morale di cui l’uomo, per natura, è soggetto e contemporaneamente oggetto prediletto. La falsa fine della storia coincide intrinsecamente con la fine delle grandi narrazioni, tra le cui fila esiste anche, anzi, soprattutto l’originaria opposizione metafisica tra Bene e Male. L’umanità è ormai avviata sulle rotaie dell’allontanamento dal Bene, nel senso più ontologico del termine.
Oggi più che mai i principali mutamenti antropologici, sociali, scientifici e tecnologici si affermano sulla strada delle buone intenzioni – chi conosce il proverbio, sa fin dove giungono – verso la più immediata e radicale forma di malvagità metafisica. Quest’ultima consiste infatti nel venir meno di ciascuna cosa a sé stessa, alla propria natura o al proprio fine. Il Male vero e proprio è, in altre parole, una corruzione, un allontanamento dall’Essere: ogni ente infatti è un essere, cioè esiste e/o ha una sua essenza, in quanto è ciò che è. Detto più semplicemente, ogni cosa che è (un oggetto, un essere vivente, una immagine, un concetto, un pensiero, ecc.), è sé stesso perché dotato di una sua Forma o di attributi che nel complesso costituiscono la sua natura. Quindi, per tutte le cose, il venir meno a ciò che è corrisponde alla sua corruzione, ossia ad un cambiamento che lo corrompe e pertanto è il suo male. Come, per esempio, un vaso che, spaccandosi in due, non è più in grado di fare da contenitore, quindi di essere vaso. Lo stesso vale ovviamente per l’Uomo, perché il suo male, sebbene possa assumere molteplici manifestazioni ed infiniti contesti, alla fin fine può sempre essere visto come una forma di corruzione di sé o di qualche sua parte.
Già Platone osservava che l’anima umana può subire mali ad essa peculiari in quanto vanno a pregiudicarne certe facoltà, in particolare il senso innato di giustizia, la conoscenza delle cose vere e l’etica. S. Agostino teorizzò come nessun altro l’essenza del Male in termini di allontanamento dal Bene. Substantia non est malum, scriveva il vescovo di Ippona, ossia il Male non ha sostanza, una vera e propria esistenza reale, bensì esiste solo e soltanto in relazione al Bene: è il venir meno, il processo di degradazione. Il Bene sussiste per sé senza dover dipendere da altro. Il progresso antropotecnico e transumano odierno si rivela, alla luce delle concezioni sopra delineate, per ciò che realmente è: un vero e proprio allontanamento dal Bene in quanto Essere; il tentativo di modificare le nature proprie del Creato verso il Nulla, ovvero il Male metafisico.
La manifestazione esemplare, probabilmente la più significativa, risiede nel Transessualismo, nella mutazione forzata (volontariamente o meno) del proprio corpo biologico in termini di identità sessuale. Si tratta di una vera e propria transizione dall’Essere di un individuo al suo contrario, senza che tuttavia ciò avvenga effettivamente. Infatti, un uomo che si modifica (od a cui viene modificato da altri) il corpo anatomico e la biologia ormonale, subisce una degradazione della sua mascolinità naturale, ma allo stesso tempo non diventerà mai (e mai potrà geneticamente) donna in misura completa. Vale a dire che la transizione di genere non porta il soggetto in uno stato sessuale effettivo, bensì porta l’essere in uno stato in cui non si è né integralmente maschi né femmine; né uno né l’altra; né un polo né il suo contrario. Detto schiettamente, passa dall’Essere al Nulla.
Perché, Aristotele docet, è impossibile che una cosa sia sé stesso e il suo contrario nello stesso momento e secondo il medesimo rispetto. L’uomo è, filosoficamente parlando, il contrario complementare della donna, perché, in un individuo, se vi è uno non vi è l’altro. Per queste ragioni, il lavoro di quelle organizzazioni impegnate a sostenere il Transessualismo consiste, filosoficamente parlando, nel mettere in atto una vera e propria guerra all’Essere, al Creato, perché porta la Creatura verso il Nulla e quindi verso il Male. L’essere umano, diceva Pascal, è Niente solamente in rapporto all’infinito, a Dio: troppo piccolo è l’Uomo se confrontato con l’incommensurabilità del Cosmo. Tuttavia, rispetto al Nulla vero e proprio, l’Uomo è Tutto: è la vita dotata di intelligenza, ragione, creatività; è l’arte, le opere e tutta la storia che è stato ed è capace di realizzare. L’unico modo che ha il grande nemico dell’uomo di annullarlo nella sua essenza più intrinseca è quella messa in atto da chi vuole intaccarne le fondamenta più naturali e sacre, come la complementarità perfetta tra uomo e donna, a cui è strettissimamente connessa l’anima, perché dalla natura di ciò che siamo e come siamo stati fatti scaturisce la nostra Identità, la quale ci permette di essere davvero noi stessi e non altri. Ma soprattutto dalla complementarità perfetta scaturisce la fonte più miracolosa della nostra creatività, che è la capacità di dare nuova vita, di pro-creare e quindi innovare con la vita il Creato. Al contrario, chi vuol fare del male, deve necessariamente corrompere a partire da ciò che già esiste ed è.
In sostanza, dal punto di vista metafisico il transgenderismo è evidentemente frutto di ideologie che, consapevolmente o meno, portano avanti una guerra all’Essere in nome di un progresso totalmente (anti)antropocentrico coadiuvato da una disponibilità tecnologica, la quale permette oggi di toccare capacità vicine al divino come quella di “procreare” al di fuori del ventre materno e, ai loro occhi, di modificare le fondamenta della Natura, umana in primis. Pensatori come Chesterton ed Orwell annunciarono con largo anticipo l’epoca in cui si sarebbe dovuto combattere per difendere l’ovvio, le più semplici evidenze della realtà. Ma non si tratta appunto di sviste intellettuali o di “compagni che sbagliano”, bensì è tutto frutto di una precisa volontà di trasformare le fondamenta biologiche e necessarie della realtà, in contrapposizione al Cosmo creato e soprattutto alla natura umana ritenuta imperfetta, ostile e da oltrepassare a tutti i costi.
Articolo molto interessante che apre ad ulteriori riflessioni.
In effetti il maschile e il femminile, prima ancora di manifestare la differenziazione biologica dei sessi, sono due archetipi. Nel Genesi, testo originale greco detto dei LXX, si legge infatti che l’uomo è stato creato “un che di maschile e un che di femminile”. La differenziazione sessuale è successiva. Su ciò si medita assai poco, ma in effetti aprirebbe a interessantissime riflessioni.
Poiché infatti il presente è sempre la somma e la sedimentazione del passato, ci si potrebbe domandare come si è giunti al transgenderismo, propriamente inteso come fenomeno di pensiero, e come forse ci si sia allontanati già da molto tempo dalla retta comprensione di cosa rappresentino in realtà il maschile ed il femminile come archetipi. Anzi, forse bisognerebbe riconoscere che l’umanità moderna non è più in grado di riflettere su di essi, come non sa più pensare per simboli.
E altro ancora.
Con l’augurio di leggere ulteriori approfondimenti e che si trovino lettori disponibili a meditare.