Avete sentito parlare del Sacrario blu di Pompei? Recentemente scoperto, questo ambiente mozzafiato, dipinto di un sorprendente blu, ha catturato l’attenzione di tutti. Ma conoscete la straordinaria storia dietro il colore utilizzato? Scopriamola insieme!
Un viaggio nel tempo: il Blu Egizio
Il blu che ammiriamo nel sacrario è il Caeruleum aegyptium, noto anche come “blu egizio”, il primo pigmento artificiale della storia. Il Blu Egizio era ottenuto riscaldando silice, carbonato di calcio e carbonato di sodio. Questo processo produceva un composto fragile di colore blu, opaco, che veniva poi frantumato e macinato in polvere. Il risultato? Il pigmento artificiale blu più antico, tra quelli conosciuti, lo stesso probabilmente utilizzato nel sacrario di Pompei
Produzione locale e diffusione
Da Plinio sappiamo dell’esistenza del Caeruleum puteolanum, prodotto, localmente, probabilmente sfruttando le sabbie del Volturno dopo aver “copiato” il processo produttivo egiziano. Questo pigmento, probabilmente ottenuto da sabbie silicee, ossido di calcio e ossido di rame, era meno costoso rispetto al preziosissimo lapislazzuli, ma altrettanto efficace. Anche a Liternum sono stati identificati, sia centri di produzione del pigmento, sia contenitori per la relativa lavorazione mentre, in alcuni cantieri di Pompei, sono state trovate “pepite” di Pompeii caeruleum in attesa di essere impiegate (vedi foto)
Un colore che ha fatto il giro del mondo
Il commercio nell’impero romano ha diffuso il blu egizio prodotto a Pozzuoli e Liternum in tutta Europa e fino in Asia Minore. Questo pigmento è stato usato a Pompei, non solo per il blu, ma anche come base per il verde smeraldo, il lilla e il viola
Per eventuali approfondimenti:
McCouat, P. “Egyptian blue: the colour of technology”. Journal of Art in Society