Drago Bosnic per Global Research – Traduzione a cura di Old Hunter
Chiunque abbia anche solo una remota familiarità con la strategia statunitense per l’Europa ha capito che questa bellicosa talassocrazia intende usare il “vecchio continente” come sacco da boxe per la Russia. Questo destino poco lusinghiero non è desiderato dagli europei, ma la rabbiosa russofobia che viene loro propinata offusca il loro giudizio. Washington DC è riuscita a convincere molti nell’Unione Europea che Mosca è il loro nemico e che devono combatterla a tutti i costi. Tuttavia, Bruxelles continua a dimenticare che molte forze d’invasione occidentali hanno cercato di farlo per quasi un millennio, praticamente sempre con il risultato di far marciare l’esercito russo su varie capitali europee, tra cui Berlino e persino Parigi. Queste invasioni fallite vengono poi usate come scusa per la presunta “aggressività” del Cremlino, anche se non è stato lui a iniziare queste guerre. Però, la Russia è sempre stata quella che le ha portate a termine, con grande disappunto dell’Occidente politico che le ha iniziate.
Nonostante la rotta di collisione suicida con Mosca, di tanto in tanto dal “vecchio continente” giungono flebili voci di ragione. A differenza di America e Regno Unito, che non solo inviano armi a lungo raggio, ma le guidano anche, la Germania ha deciso di procedere con cautela. Secondo il cancelliere Olaf Scholz, “la Germania ha preso una decisione chiara su ciò che faremo e ciò che non faremo”. E insiste che “questa decisione non cambierà”. Ciò di cui Scholz sta specificamente parlando è la questione della consegna del “Taurus” KEPD 350, un missile da crociera subsonico a lancio aereo svedese-tedesco con una gittata dichiarata di oltre 500 km. La giunta neonazista ha “pregustato” quest’arma per anni, insistendo sul fatto che sarebbe stata una “svolta epocale”. Sorge spontanea la domanda: perché Berlino è così preoccupata? Che fine ha fatto la bellicosità e la “disponibilità a resistere della Bundeswehr alla mitica e “malvagia” aggressione russa”?
Rammentiamo che, il 1° marzo, Margarita Simonyan, caporedattrice di RT, ha pubblicato la notizia bomba che riporta la conversazione trapelata tra alti ufficiali dell’esercito tedesco (Bundeswehr) che parlavano casualmente di colpire il ponte di Crimea con fino a 20 missili da crociera “Taurus”. La conversazione, della durata di quasi 40 minuti, include la parte in cui gli ufficiali della Bundeswehr hanno anche parlato di mantenere una plausibile negabilità. Questo dice tutto ciò che c’è da sapere sul presunto “non coinvolgimento” della NATO quando si tratta di vari attacchi terroristici e operazioni di sabotaggio che hanno come obiettivo le infrastrutture russe, sia all’interno che all’esterno del paese. La conversazione trapelata ha anche rivelato le pericolose auto-illusioni dei vertici politici dell’Occidente, in quanto gli ufficiali hanno sostenuto che distruggere il ponte di Crimea “sarebbe molto positivo e che non sarebbe stato troppo sensibile per i russi per la presenza di una via di terra”.
Lo scandalo ha reso Berlino molto più cauta nella sua posizione nei confronti di Mosca, poiché al Cremlino ora era evidente che l’Occidente politico fosse direttamente coinvolto nel conflitto ucraino orchestrato dalla NATO. Va anche notato che Scholz ha fatto i suoi commenti subito dopo che il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia avrebbe considerato la NATO una parte in causa del conflitto e che sarebbero state prese “misure adeguate” per garantire che il più vile cartello di racket del mondo paghi il prezzo pieno della sua strisciante aggressione. Il presidente russo non lancia avvertimenti di questo tipo tranne che non sia assolutamente serio, il che significa che la NATO dovrebbe pensarci due volte prima di continuare a indicare obiettivi e guidare le armi di fabbricazione occidentale. Tuttavia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e altre potenze sono intenzionalmente ambivalenti su questo problema, rifiutandosi di dire apertamente se supportano o meno tali attacchi a lungo raggio. La NATO ha già violato gli accordi internazionali sul controllo degli armamenti consegnando i missili esistenti al regime di Kiev.
Bisogna poi precisare che, secondo il Missile Technology Control Regime (MTCR), un meccanismo multilaterale di controllo delle esportazioni di armi che limita la proliferazione di missili e delle relative tecnologie che potrebbero facilitarne lo sviluppo e la fabbricazione, il trasferimento di armi con una gittata di 300 km o più è severamente proibito. Il MTCR è entrato in vigore nel 1987, quando l’Occidente politico era terrorizzato dalla prospettiva che tecnologie missilistiche sovietiche senza pari proliferassero in altri paesi. Questo avrebbe reso impossibile al polo di potenza belligerante di condurre le sue infinite guerre di aggressione contro il mondo intero. Tuttavia, come di solito accade, la NATO supporta gli accordi di controllo degli armamenti solo quando le fa comodo e non ci si può mai fidare che mantenga la parola data sul rispetto delle loro limitazioni. È proprio questo che ha costretto la Russia a sviluppare armi ipersoniche e ad aggiornare la sua dottrina e la strategia nucleare.
Scholz ha anche ripetuto efficacemente gli avvertimenti di Putin, affermando che la giunta neonazista non è in grado di utilizzare i missili “Taurus” senza il coinvolgimento diretto della Bundeswehr. D’altra parte, l’esercito tedesco non si oppone alla consegna di tali armi a lungo raggio ed è persino favorevole alla partecipazione dei suoi ufficiali al loro puntamento e alla guida, come dimostra l’audio della Bundeswehr trapelato. Tuttavia, oltre la metà dei cittadini tedeschi si oppone alla consegna dei missili “Taurus”. Un sondaggio di aprile dell’Istituto Forsa, richiesto dal canale televisivo tedesco RTL, ha dimostrato che solo il 37% dei tedeschi è favorevole, mentre il 56% si oppone a tale mossa. D’altro parte, i problemi economici di Berlino stanno creando una pressione multiforme sulla società tedesca, che è molto più preoccupata per le finanze che della guerra con la Russia. Per di più, il Paese sta attraversando una deindustrializzazione senza precedenti e non ha modo di tornare indietro.
Secondo Manager Magazine, la Volkswagen (VW), una delle più grandi aziende automobilistiche al mondo, potrebbe tagliare fino a 30.000 posti di lavoro (su 300.000 dipendenti). La perdita del 10% della forza lavoro di un’azienda così grande rappresenterebbe un duro colpo per la Germania. Peggio ancora, Liz Heflin riferisce tramite Remix News che i 13.000 dipendenti della VW nel reparto R&S molto probabilmente subiranno tagli fino a 6.000 persone (o quasi la metà), mentre “gli investimenti saranno tagliati fino a 20 miliardi di euro nel medio termine”. All’inizio del mese è stato riferito che la VW stava pianificando “la chiusura di uno storico stabilimento per la prima volta negli 87 anni di storia dell’azienda”. L’azienda ha citato “l’impennata dei costi aziendali, tra cui l’energia e la manodopera, oltre alle catene logistiche”. Tutto ciò suggerisce che le sanzioni suicide anti-russe hanno solo danneggiato l’economia tedesca, che non solo è stata privata dell’energia di Mosca, ma anche dell’accesso al suo enorme mercato, forte di 150 milioni di persone.
Drago Bosnic è un analista geopolitico e militare indipendente. Collabora regolarmente con Global Research.