DAL RURALISMO AL TRANSUMANESIMO: LA LUNGA MARCIA VERSO LA DISTOPIA

DiOld Hunter

13 Novembre 2024

di Colin Todhunter per Global Research   –   Traduzione a cura di Old Hunter

“È in atto una demolizione totale delle precedenti forme di esistenza: come si viene al mondo, il sesso biologico, l’educazione, le relazioni, la famiglia, persino la dieta che sta per diventare sintetica”.  Silvia Guerini, ecologa radicale, nel suo “Dal corpo ‘neutro’ al cyborg postumano: una critica dell’ideologia di genere” (2023)

Stiamo assistendo a un’accelerazione del consolidamento aziendale dell’intera filiera agroalimentare mondiale.

I conglomerati dei big data, tra cui Amazon, Microsoft, Facebook e Google, si sono uniti ai giganti tradizionali dell’agroalimentare, come Corteva, Bayer, Cargill e Syngenta, nel tentativo di imporre il loro modello di cibo e agricoltura al mondo [1].  

Anche la Fondazione Bill e Melinda Gates e grandi istituzioni finanziarie, come BlackRock e Vanguard, sono coinvolte, sia attraverso l’acquisto di enormi appezzamenti di terreno agricolo, sia promuovendo tecnologie di ingegneria genetica e di alimenti biosintetici (finti) o, più in generale, facilitando e finanziando gli obiettivi delle mega-corporazioni agroalimentari [2].  

Gli interessi miliardari dietro a tutto questo cercano di dipingere le loro tecno-soluzioni come una specie di programma umanitario: salvare il pianeta con “soluzioni rispettose del clima”, “aiutare gli agricoltori” o “nutrire il mondo”. Ma questo in realtà equivale a riconfezionare e rivestire di verde le strategie di depredazione  dell’imperialismo.  

Comporta un passaggio verso una “agricoltura mondiale unica” sotto il controllo dell’agritech e dei giganti dei dati, che si baserà su sementi geneticamente modificatie, prodotti creati in laboratorio che assomigliano al cibo, agricoltura “di precisione” e “basata sui dati” e colture senza agricoltori, con l’intera filiera agroalimentare, dal campo (o laboratorio) alla vendita al dettaglio, governata da piattaforme monopolistiche di e-commerce determinate da sistemi e algoritmi di intelligenza artificiale.  

Coloro che promuovono questo programma hanno una visione che riguarda non solo gli agricoltori, ma anche l’umanità in generale.  

Le élite, attraverso il loro complesso militare-digitale-finanziario (Pentagono/Silicon Valley/Big Finance), vogliono usare le loro tecnologie per rimodellare il mondo e ridefinire il significato di essere umano. Considerano gli esseri umani, le loro culture e le loro pratiche, come la natura stessa, come un problema e imperfette.        

Gli agricoltori saranno soppiantati e sostituiti da droni, macchine e computer basati su cloud. Il cibo sarà ridefinito e le persone saranno nutrite con prodotti sintetici e geneticamente modificati. Le culture tradizionali verranno sradicate e l’umanità sarà completamente urbanizzata, asservita e scollegata dal mondo naturale.

Essere umani vorrà dire essere radicalmente trasformati. Ma cosa voleva dire essere degli umani fino ad oggi o almeno prima della (relativamente recente) rivoluzione industriale e della conseguente3 urbanizzazione di massa?

Per rispondere a questa domanda, è necessario parlare del nostro legame con la natura e di ciò a cui la maggior parte dell’umanità era dedita prima dell’industrializzazione: coltivare il cibo.  

Molti degli antichi rituali e delle celebrazioni dei nostri antenati erano costruiti attorno a storie, miti e rituali che li aiutavano a venire a patti con alcuni dei problemi più fondamentali dell’esistenza, dalla morte alla rinascita e alla fertilità. Queste credenze e pratiche culturalmente radicate servivano a sacralizzare il loro rapporto concreto con la natura e il suo ruolo nel sostenere la vita umana.

Quando l’agricoltura divenne essenziale per la sopravvivenza umana, la semina e la raccolta delle colture, così come le altre attività stagionali associate alla produzione alimentare, queste usanze divennero fondamentali.  

Gli esseri umani celebravano la natura e la vita che dava alla luce. Le antiche credenze e i rituali erano intrisi di speranza e rinnovamento e le persone avevano un rapporto necessario e immediato con il sole, le sementi, gli animali, il vento, il fuoco, il suolo e la pioggia e le stagioni mutevoli che nutrivano e portavano la vita. I nostri rapporti culturali e sociali con la produzione agricola e le divinità associate avevano una solida base concreta.

Da migliaia di anni la vita delle persone è legata alla semina, al raccolto, alle sementi, al terreno e alle stagioni.  

Silvia Guerini, la cui citazione introduce questo articolo, sottolinea l’importanza delle relazioni radicate e dei rituali che le rinnovano. Afferma che attraverso i rituali una comunità riconosce sé stessa e il proprio posto nel mondo. Creano lo spirito di una comunità stabile contribuendo al radicamento e perpetuando l’esistenza individuale nel tempo, nel proprio territorio, nella propria comunità.  

Il professor Robert W. Nicholls  spiega che i culti di Odino e Thor si sovrapposero a credenze molto più antiche e radicate, legate al sole e alla terra, ai raccolti e agli animali e all’alternanza delle stagioni tra la luce e il calore dell’estate e il freddo e l’oscurità dell’inverno.

Il rapporto dell’umanità con l’agricoltura e il cibo e il nostro legame con la terra, la natura e la comunità hanno definito per millenni il significato dell’essere umano.  

Prendiamo l’India, ad esempio. La studiosa dell’ambiente Viva Kermani afferma che l’induismo è la più grande religione mondiale basata sulla natura che:  

“… riconosce e cerca il Divino nella natura e riconosce ogni cosa come sacra. Considera la terra come nostra Madre e quindi sostiene che non dovrebbe essere sfruttata. Una perdita di questa comprensione che la terra è nostra madre, o piuttosto una deliberata ignoranza di questo fatto, ha portato all’abuso e allo sfruttamento della terra e delle sue risorse”.  

La Kermani fa notare che le antiche scritture insegnavano alle persone che gli animali e le piante che si trovano in India sono sacri e, pertanto, tutti gli aspetti della natura devono essere venerati. Aggiunge che questa comprensione e reverenza verso l’ambiente sono comuni a tutti i sistemi religiosi e spirituali indiani: induismo, buddismo e giainismo.  

Secondo la Kermani, le divinità vediche hanno un profondo simbolismo e molti livelli di esistenza. Una di queste associazioni è con l’ecologia. Surya è associato al sole, la fonte di calore e luce che nutre tutti; Indra è associato alla pioggia, ai raccolti e all’abbondanza; e Agni è la divinità del fuoco e della trasformazione e controlla tutti i cambiamenti.  

Fa notare che il Vrikshayurveda, un antico testo sanscrito sulla scienza delle piante e degli alberi, contiene dettagli sulla conservazione del suolo, le piantagioni, la semina, il trattamento, la propagazione, come affrontare parassiti e malattie e molto altro ancora.  

Come Nicholls, Kermani fornisce spunti su alcuni profondi aspetti culturali, filosofici e pratici del legame dell’umanità con la natura e la produzione alimentare.  

Questa connessione risuona col ruralismo, una filosofia basata sul lavoro cooperativo e sulla fratellanza, che è in netto contrasto con i valori e gli impatti della vita urbana, del capitalismo e della tecnologia che sono visti come dannosi per l’indipendenza e la dignità. Anche il ruralismo sottolinea una dimensione spirituale così come il valore della società contadina, delle piccole aziende agricole, della proprietà diffusa e della decentralizzazione politica.  

Il principale sostenitore del ruralismo Wedell Berry afferma:  

“La rivoluzione iniziata con le macchine e i prodotti chimici continua ora con l’automazione, i computer e la biotecnologia.”

Per Berry, il ruralismo non rappresenta un desiderio sentimentale per un tempo passato. Gli atteggiamenti coloniali, nazionali, esteri e ora globali, hanno resistito al vero ruralismo quasi dall’inizio: non ci sono mai state [moderne] economie basate sulla terra, completamente sostenibili, stabili, adattate localmente.  

Inoltre, Berry fornisce molti esempi di piccole (e grandi) aziende agricole che hanno una produzione simile a quella dell’agricoltura industriale, ma con un terzo dell’energia necessaria.  

Nella sua poesia “Un viaggio spirituale“, Berry scrive:  

“E il mondo non può essere scoperto con un viaggio di miglia,

non importa quanto lungo,

ma solo con un viaggio spirituale,

un viaggio di un solo centimetro,

molto arduo e umiliante e gioioso,

con cui arriviamo alla terra ai nostri piedi,

e impariamo a sentirci a casa”.

Ma nella gelida distopia, centralizzata e tecnocratica che è stata pianificata, il legame spirituale dell’umanità con la campagna, il cibo e la produzione agricola devono essere gettati nella spazzatura della storia.

Silvia Guerini dice [3]:

“Il passato diventa qualcosa da cancellare per spezzare il filo che ci lega a una storia, a una tradizione, a un’appartenenza, per la transizione verso una nuova umanità sradicata, senza passato, senza memoria… una nuova umanità disumanizzata nella sua essenza, totalmente nelle mani dei manipolatori della realtà e della verità”.

Questa umanità disumanizzata e separata dal passato fa parte del più ampio programma del transumanesimo. Per esempio, non stiamo solo assistendo a una spinta verso un mondo senza contadini e senza tutto ciò che ci ha legato alla terra ma, secondo Guerini, anche a un mondo senza madri.

L’autrice sostiene che chi sta dietro ai bambini in provetta e alla maternità surrogata ora punta all’ingegneria genetica e all’utero artificiale, che escluderebbe le donne dal processo riproduttivo. La Guerini prevede che l’utero artificiale potrebbe essere richiesto, o meglio commercializzato, come un diritto per tutti, comprese le persone transgender. È interessante notare che il linguaggio sulla gravidanza viene già contestato con l’omissione di “donne” e da affermazioni come “persone che possono rimanere incinte”.

Naturalmente, da tempo i confini tra biotecnologia, eugenetica e ingegneria genetica si confondono. Le colture geneticamente modificate, i drive genetici e l’editing genetico sono ormai una realtà, ma l’obiettivo finale è quello di coniugare intelligenza artificiale, bio-nano-tecnologia e ingegneria genetica per produrre un mondo unico transumano.

A spingerlo sono interessi potenti che, secondo la Guerini, utilizzano la sinistra transgenica e le organizzazioni LGBTQ+ per promuovere una nuova identità sintetica e rivendicare nuovi diritti. Secondo l’autrice si tratta di un attacco alla vita, alla natura, a “ciò che nasce e non è artificiale” e aggiunge che tutti i legami con il mondo reale e naturale dovranno essere recisi.

È interessante che nel suo rapporto Future of Food (Il futuro del cibo), il gigante britannico dei supermercati Sainsburys celebri un futuro in cui saremo tutti microchippati e tracciati e i lacci neurali avranno il potenziale di vedere tutti i nostri dati genetici, sanitari e situazionali registrati, archiviati e analizzati da algoritmi che potrebbero capire esattamente di quale cibo (consegnato da un drone) abbiamo bisogno per sostenerci in un particolare momento della nostra vita. Il tutto venduto come “ottimizzazione personale”.

Inoltre, secondo il rapporto, è probabile che otterremo nutrienti chiave attraverso impianti. Una parte di questi nutrienti arriverà sotto forma di cibo e insetti coltivati in laboratorio.

Un laccio neurale è una rete ultrasottile che può essere impiantata nel cranio, formando una collezione di elettrodi in grado di monitorare le funzioni cerebrali. Crea un’interfaccia tra il cervello e la macchina.

Sainsburys fa un buon lavoro nel cercare di promuovere un futuro distopico in cui l’intelligenza artificiale ha preso il vostro posto, ma, secondo il rapporto, avrete un sacco di tempo per gioire del meraviglioso mondo distorto della “cultura del cibo” creato dal supermercato e dai vostri signori digitali.

Il tecnofeudalesimo incontra il transumanesimo – tutto per la vostra comodità, ovviamente.

Ma tutto questo non avverrà da un giorno all’altro. E se la tecnologia sarà all’altezza della situazione è ancora tutto da vedere. I promotori di questo nuovo mondo potrebbero aver esagerato, ma passeranno i prossimi decenni a cercare di realizzare la loro visione.

Ma l’arroganza è il loro tallone d’Achille.

C’è ancora tempo per educare, organizzare, resistere e mobilitarsi contro questa arroganza, non da ultimo sfidando i giganti del cibo industriale e il sistema che li sostiene e partecipando e creando movimenti alimentari di base ed economie locali che rafforzino la sovranità alimentare.

Colin Todhunter

Noto scrittore di fama, specializzato in sviluppo, alimentazione e agricoltura. È un ricercatore associato del Centre for Research on Globalization (CRG).

Note:

  1. Vedi:  “Food, Dispossession and Dependency: Resisting the New World Order” [Cibo, spossessamento e dipendenza: Resistere al Nuovo Ordine Mondiale]
  2. Vedi:  “Sickening Profits: The Global Food System’s Poisoned Food and Toxic Wealth” [Profitti da  capogiro: Il cibo avvelenato e la ricchezza tossica del sistema alimentare globale]
  3. Un ringraziamento va a Paul Cudenec e al suo articolo “Truth, reality, tradition and freedom: our resistance to the great uprooting” [Verità, realtà, tradizione e libertà: la nostra resistenza al grande sradicamento] sul sito Winter Oak, che riporta citazioni e approfondimenti sul lavoro di Silvia Guerini.

Link alla fonte: https://www.globalresearch.ca/agrarianism-transhumanism-long-march-dystopia/5865602

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