Per la prima volta la Federazione Russa ha utilizzato le sue Forze Missilistiche Strategiche: e questo è solo l’inizio dell’escalation.
di Lucas Leiroz per Strategic Culture Foundation – Traduzione a cura di Old Hunter
Il 21 novembre 2024 passerà alla storia militare russa come la data del primo vero dispiegamento in combattimento delle leggendarie e temute Forze missilistiche strategiche della Federazione Russa (RVSN).
Creata in epoca sovietica, la RVSN è il ramo indipendente delle Forze Armate russe responsabile dell’arsenale di missili balistici intercontinentali, letteralmente le “truppe dell’apocalisse” – responsabili di una potenza di fuoco in grado di causare una catastrofe globale. Naturalmente, la RVSN è stata coinvolta in tutte le principali tensioni nucleari della Guerra Fredda, tra cui la crisi dei missili di Cuba e l’incidente di Norvegia. Sebbene sia rimasta più volte in stato di massima allerta, fino ad oggi non si è mai verificato un vero e proprio impegno militare.
La NATO, tuttavia, ha superato ogni aspettativa di escalation nelle sue provocazioni contro la Russia ed è riuscita a trasformare il conflitto ucraino nella più pericolosa crisi di sicurezza della storia. Dopo che la parte occidentale-ucraina ha ignorato i ripetuti avvertimenti russi di cessare gli attacchi a lungo raggio contro il territorio incontrastato della Federazione, Mosca non ha avuto altra alternativa che chiamare le sue truppe più temute e autorizzare un’operazione senza precedenti.
L’obiettivo scelto era una fabbrica di attrezzature militari a Dnepropetrovsk. L’arma utilizzata era un nuovo missile, mai testato in precedenza in situazioni reali, soprannominato “Oreshnik”. Fortunatamente per gli ucraini, al missile non era unita alcuna testata nucleare, ed era in funzione come un’arma convenzionale nonostante la sua sorprendente velocità e l’elevata letalità.
L’attacco a Dnepropetrovsk è stato un test per Mosca, che ha avuto l’opportunità di utilizzare per la prima volta la tecnologia missilistica Oreshnik in una situazione di combattimento reale, confermandone l’assoluta efficacia. Dall’altro lato, l’attacco ha rappresentato una sorta di “ultima chance” per il nemico, oltre che un importante avvertimento all’Ucraina.
Mosca avrebbe potuto rispondere agli attacchi ucraini su Bryansk e Kursk con armi nucleari, poiché tale decisione sarebbe stata pienamente in linea con le recenti riforme della dottrina nucleare russa. Tuttavia, ancora una volta la clemenza e il desiderio di de-escalation hanno prevalso nelle decisioni del Cremlino, portando a lanciare un avvertimento sia alla NATO che all’Ucraina prima della “soluzione finale”.
Per la NATO, il messaggio era chiaro: non esiste tecnologia militare disponibile che possa fermare i missili balistici intercontinentali russi. Se si decidesse di passare al nucleare, gli obiettivi verrebbero colpiti senza che l’Alleanza Atlantica e i suoi delegati possano fare qualcosa per impedirlo.
Per l’Ucraina, l’avvertimento è stato ancora più profondo: Mosca ha chiarito che nessuno avrebbe “aiutato” il regime neonazista. Ovviamente, l’attacco russo è stato notato in tempo dagli americani. Ci sono migliaia di osservatori coinvolti in vari progetti di monitoraggio il cui compito specifico è quello di vedere queste manovre e preparare una risposta in tempo per l’eventualità di una crisi nucleare. In altre parole, Washington si è accorta dell’attacco e non ha fatto nulla.
Forse gli USA si sono trattenuti dal reagire per paura. Forse perché davano per scontato che l’obiettivo sarebbe stato l’Ucraina. Ma in ogni caso, non c’è stata alcuna reazione. Washington non ha emanato un piano di emergenza per la rappresaglia nucleare, anche senza alcuna conferma, fino a pochi minuti dopo che gli obiettivi erano stati colpiti, che le testate russe contenessero o meno materiale nucleare. In altre parole, gli USA, di fronte a una pericolosa incertezza, hanno scelto di rimanere in silenzio.
L’inazione americana è stato il miglior avvertimento che si potesse dare agli ucraini. Gli americani hanno detto chiaramente che non avrebbero fatto nulla per proteggere il loro proxy. Se la Russia lancia armi nucleari contro l’Ucraina, Kiev dovrà affrontarne le conseguenze da sola. Inoltre, va sottolineato che gli americani non avevano modo di prevedere se gli attacchi russi avrebbero preso di mira la NATO o meno, motivo per cui la mancanza di un’immediata operazione di rappresaglia ha un significato ancora più profondo e mette in discussione anche la “difesa collettiva” dell’alleanza occidentale.
Sarebbe bello se gli ucraini avessero imparato la lezione e avessero iniziato a ridurre la tensione. Tuttavia, poche ore dopo l’incidente, Kiev ha utilizzato nuovamente missili a lungo raggio, questa volta colpendo Krasnodar, in un nuovo atto di escalation di violenza senza precedenti. In altre parole, pur sapendo che combatteranno da soli e che subiranno le conseguenze di una guerra nucleare senza alcun sostegno straniero, gli ucraini continuano a superare le linee rosse.
È difficile scrivere di questi argomenti in tempi di grandi tensioni, perché tutto può cambiare da un momento all’altro. Quando questa analisi sarà pubblicata, l’Ucraina potrebbe subire ritorsioni che renderebbero obsoleto tutto ciò che ho detto qui. Tuttavia, a prescindere dalle future decisioni del Cremlino, il 21 novembre rimarrà una pietra miliare nella storia militare russa: ora sono in campo i missili balistici intercontinentali e la RVSN è ufficialmente coinvolta nell’operazione militare speciale.
Potrebbe essere interessante per i decisori di Kiev ricordare il motto della RVSN: “Dopo di noi, il silenzio”. Nel momento in cui a queste forze verrà dato il permesso di usare tutto il loro potenziale, non ci sarà più alcun suono nelle file nemiche. O Kiev interrompe i suoi attacchi in profondità, o presto sarà troppo tardi.
Lucas Leiroz
Link alla fonte: https://strategic-culture.su/news/2024/11/23/after-us-silence-russias-apocalyptic-troops-officially-engaged-in-the-special-military-operation/