Nel 2024 l’Europa ha importato una quantità record di GNL russo, ma l’Ucraina ha garantito che principalmente dal 2025 questi flussi si fermeranno

Slavyanskaya, punto di partenza del gasdotto russo Nord Stream 2
di Michael Bradshaw & Steve Pye per Asia Times – Traduzione a cura di Old Hunter
Il contratto della Russia per il transito del suo gas attraverso l’Ucraina è scaduto il 31 dicembre dell’anno scorso e Kiev ha rifiutato di prendere in considerazione un nuovo accordo. La decisione dell’Ucraina è stata sostenuta dalla Commissione Europea, anche se le importazioni perse equivalgono al 5% della domanda europea. Per molti potrebbe essere una sorpresa che, nel bel mezzo di una guerra tra i due Paesi, il gas abbia continuato a fluire. Sebbene la maggior parte dei gasdotti dalla Russia all’Europa non sia più in funzione, nel 2024 l’Europa ha importato dalla Russia la cifra record di 21,5 miliardi di metri cubi (bmc) di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia, il 19% delle sue importazioni di GNL. I dati appena pubblicati dalla Spagna rivelano che la Russia è rimasta il suo secondo fornitore di GNL, con il 21,3% delle importazioni di GNL del Paese. Gli Stati Uniti restano il principale fornitore di GNL all’Europa, con del 48% del GNL fornito nel 2024.
Circa il 20% del GNL russo che arriva in Europa viene ri-esportato da paesi terzi, una pratica che sarà vietata dalle sanzioni dell’UE a marzo. Quindi, qual è la strategia dell’Europa in questo caso? E come potrebbero essere influenzate le vendite globali di gas russo dalla chiusura dei rubinetti da parte dell’Ucraina? Nel maggio 2022, tre mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’UE ha lanciato il piano REPowerEU. Uno dei suoi obiettivi principali era quello di superare la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi attraverso la diversificazione delle forniture energetiche. La Commissione europea fa ora presente che nel 2021 il 45% delle importazioni di gas dell’UE proveniva dalla Russia, mentre nel 2023 la quota era scesa al 15% (anche se i dati suggeriscono un aumento al 18% nel 2024 grazie alle maggiori importazioni di GNL russo).

Finora, tuttavia, l’UE non ha imposto sanzioni all’importazione di gas russo, sebbene abbia sanzionato il progetto Arctic-2 LNG e il trasporto marittimo associato e stia vietando il rifornimento di GNL russo nei porti dell’UE. La rapida riduzione delle esportazioni tramite gasdotti verso l’Europa è il risultato di azioni russe come l’insistenza sul pagamento in rubli, nonché il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, un evento ancora oggetto di numerose congetture. La Commissione europea è ben consapevole che il mercato mondiale del gas è ancora in delicato equilibrio e che sanzionare le esportazioni di gas della Russia si tradurrebbe in prezzi molto elevati nell’Unione, come quelli registrati nell’estate del 2022. Si stima che la crisi energetica sia costata ai governi europei circa 650 miliardi di euro (669,6 miliardi di dollari) tra settembre 2021 e gennaio 2023 in misure volte ad attenuare i prezzi elevati.
Nel 2024, il gas russo ha raggiunto l’Europa attraverso tre vie: il transito attraverso l’Ucraina (30%), quello attraverso la Turchia e il gasdotto TurkStream (31%) e infine come GNL (39%). Nel 2025, nell’ipotesi di una mancata ripresa del transito ucraino, i flussi saranno limitati al TurkStream e al GNL. Poiché il mercato globale del GNL rimane rigido, il calo delle importazioni russe espone l’Europa a una continua volatilità dei prezzi. Ma con un’ondata di nuova produzione di GNL prevista a partire dal 2027, è plausibile che l’UE possa interrompere tutte le importazioni di gas russo entro la fine di quell’anno. È quanto ha annunciato il nuovo commissario europeo per l’energia, Dan Jorgensen, nel novembre 2024. Non è chiaro cosa intenda fare la Commissione europea, presumibilmente una continuazione delle misure per migliorare l’efficienza energetica, accelerare la transizione energetica e ridurre la domanda di gas. Ma è improbabile un divieto assoluto delle importazioni russe finché il mercato globale del GNL non sarà meglio rifornito.
Il futuro sul gas
Cosa potrebbe significare questo per la Russia e per la sicurezza globale del gas? Il nostro team di ricercatori presso l’UK Energy Research Center (UKERC) ha pubblicato un articolo su Nature Communications che prevede come potrebbero evolversi le vendite di gas russo in due scenari chiave. Il primo è denominato “mercati limitati” e presuppone che l’UE interrompa tutte le importazioni di gas russo entro il 2027 e che i percorsi alternativi per le esportazioni russe siano ostacolati dalle sanzioni sulla tecnologia e sulle infrastrutture del GNL e dalla mancanza di nuove capacità dei gasdotti. In quest’ultimo caso, questo accadrebbe se il Cremlino e Pechino non riuscissero a raggiungere un accordo sulla costruzione del gasdotto Power of Siberia 2 da 50 miliardi di metri cubi (bcm).
Ciò limiterebbe le esportazioni verso la Cina al percorso Power of Siberia 1 da 38bmc e a un nuovo gasdotto da 10bmc proveniente dall’Estremo Oriente russo. In quest’ultimo caso, questo accadrebbe se il Cremlino e Pechino non riuscissero a raggiungere un accordo sulla costruzione del gasdotto Power of Siberia 2 da 50 miliardi di metri cubi (bcm). Questo limiterebbe le esportazioni verso la Cina al percorso Power of Siberia 1 da 38 miliardi di metri cubi e a un nuovo gasdotto da 10 miliardi di metri cubi proveniente dall’Estremo Oriente russo.

della sezione cinese del cinese del gasdotto Power of SIberia
Il secondo scenario, denominato “pivot to Asia”, presuppone che venga raggiunto un accordo su Power of Siberia 2 e che la Russia sia in grado di aumentare più rapidamente le esportazioni di GNL. Si ipotizza inoltre che le esportazioni verso l’Europa continuino attraverso il Turkstream e che non vi siano restrizioni alle importazioni di GNL (la situazione attuale). La ricerca considera anche ogni scenario con una domanda futura di gas relativamente più bassa e più alta, che sarà determinata in gran parte dalle ambizioni della politica climatica. Nel complesso, la ricerca rileva che la Russia avrà difficoltà a recuperare i livelli di esportazione di gas precedenti alla crisi. Rispetto al 2020, le esportazioni di gas della Russia diminuiranno del 31%-47% entro il 2040, se i nuovi mercati saranno limitati, e del 13%-38% nel caso di una strategia “pivot-to-Asia”. L’aumento della domanda cinese non migliorerà significativamente le prospettive della Russia. È fondamentale che qualsiasi futuro perno verso l’Asia dipenda dalla sicurezza energetica cinese e dalle strategie di mitigazione del clima.
È degno di nota che alla fine del 2024 le azioni della società statale russa del gas Gazprom siano scese al minimo degli ultimi 16 anni. Ciò è stato in parte dovuto a una perdita di 7 miliardi di dollari (5,73 miliardi di sterline) nel 2023 e all’annullamento dei pagamenti dei dividendi. Ma c’è anche incertezza geopolitica sulla capacità della società controllata dallo stato di trovare nuove rotte di esportazione. La nostra ricerca solleva due domande cruciali sul ruolo futuro del gas russo sui mercati globali. In primo luogo, l’UE manterrà la sua determinazione e rinuncerà a tutte le ri-esportazioni di gas russo entro il 2027 oppure una cessazione della guerra della Russia contro l’Ucraina potrebbe comportare una potente inversione di rotta? In secondo luogo, qualunque cosa accada, la Russia riuscirà a trovare nuove rotte di esportazione e nuovi mercati per le sue enormi riserve di gas?
Le due questioni sono collegate, poiché l’aumento delle esportazioni di gas russo attraverso i gasdotti verso la Cina riduce la necessità per quest’ultima di importare GNL, con il risultato di un mercato globale del GNL più liquido che consente all’Europa di importare il gas di cui ha bisogno, principalmente dagli Stati Uniti. Ironia della sorte, questo potrebbe essere un risultato che potrebbe anche alleviare le incombenti frizioni commerciali tra l’UE e il prossimo presidente degli Stati Uniti.
Michael Bradshaw è professore di energia globale alla Warwick Business School, Università di Warwick e
Steve Pye è professore associato di sistemi energetici all’UCL