TRUMP SPINGE L’UE A EMANCIPARSI, MA IL RISVEGLIO RISCHIA DI ESSERE SOLO UN SUSSULTO 

DiOld Hunter

7 Marzo 2025

di David Caretta e Christian Spillman sul loro davidcarretta.substack.com   

L’Unione Europea sta vivendo il suo momento della verità? Donald Trump le ha fatto perdere la sua “innocenza”? La nuova mobilitazione per la difesa dell’Europa e la sua autonomia si concretizzerà o sarà solo uno spasmo? Il presidente americano aveva già seminato il terrore in Europa durante il suo primo mandato. Ma non era durato. Gli atlantisti erano stati rassicurati e le paure causate dalle minacce di uscita dalla Nato e dalla fine dell’ombrello americano erano passate come un grosso temporale. Intorno al tavolo del Consiglio europeo, la maggior parte dei leader non crede più che gli Stati Uniti siano ancora un alleato con Trump e i suoi oligarchi alla Casa Bianca. Ma non tutti. Una parte significativa dei leader europei considera ancora gli Stati Uniti un alleato, o vuole ancora crederlo, ed è riluttante a tagliare i ponti.

“Noi europei dobbiamo davvero prendere in mano il nostro destino”, ha detto una volta Angela Merkel. Era il 2017, al termine di un incontro del G7 a Taormina, in Italia. L’allora cancelliera tedesca Merkel aveva appena preso coscienza del divario che si era aperto tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea con la prima elezione di Donald Trump. Sono passati otto anni e gli europei non hanno dato seguito all’appello di Angela. Nemmeno Merkel lo ha fatto.

Di ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump è ancora più brutale e cinico. L’America non vuole avare più nulla a che fare con l’Europa, né con la sua sicurezza. I più lungimiranti tra i leader europei hanno suonato l’allarme ieri di fronte a questa realtà, ci ha raccontato un diplomatico europeo. Ma c’è ancora molto da fare e il tempo stringe. L’Unione Europea non parte da zero. Il vertice di Versailles del marzo 2022 ha lanciato il progetto della fine delle dipendenze e del ritorno alla sovranità europea, concetti che possono essere riassunti in due parole: “prima l’Europa”.

La fine della dipendenza dagli Stati Uniti è la più difficile da accettare per gran parte degli Stati membri. Bisogna essere stati feriti da Trump, come la premier danese, Mette Frederiksen, per le richieste americane sulla Groenlandia e dal modo in cui sono state espresse. O bisogna essere indignati, come il futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz, dall’ingerenza americana nel processo elettorale del suo paese, con il sostegno dichiarato dal vicepresidente J.D Vance e dal miliardario Elon Musk al partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD). Solo allora non ci si aspetta più nulla di buono dalla nuova amministrazione americana.

“Voglio credere che gli Stati Uniti resteranno al nostro fianco, ma dobbiamo essere pronti se non sarà così”, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron in un discorso alla nazione alla vigilia del vertice di Bruxelles. “Gli Stati Uniti, nostro alleato, hanno cambiato posizione sull’Ucraina e lasciano planare il dubbio sul futuro. La nostra prosperità e la nostra sicurezza sono diventate più incerte. Stiamo entrando in una nuova era”, ha avvertito Macron.

Il Consiglio europeo straordinario convocato ieri a Bruxelles aveva due temi collegati: il sostegno all’Ucraina e la difesa europea. “Stiamo vivendo un momento di accelerazione, sovranità e unità, lo spero, per l’Unione Europea”, ci ha confidato un diplomatico. L’Unione Europea si è data i mezzi per riarmarsi. Il piano di finanziamento presentato dalla presidente della Commissione si chiama “RearmEurope”. Deve permettere agli Stati membri di aumentare le loro spese per la difesa, cosa che pochi di loro hanno fatto realmente, e dà priorità alla preferenza comunitaria per sviluppare l’industria europea. La gamma delle opzioni di finanziamento non è chiusa. Come per il piano di rilancio dell’economia dopo il Covid, un nuovo prestito comune potrà essere preso in considerazione, ma in ultima istanza. Il testo delle conclusioni sulla difesa europea è stato approvato dai 27 leader, a differenza di quello sull’Ucraina, sul quale il premier ungherese e pro russo, Viktor Orban, ha messo il veto.

Gli europei scoprono che il loro alleato americano è passato con il nemico. Donald Trump, con il pretesto di porre fine a una guerra sanguinosa, ha sospeso l’aiuto militare e interrotto la fornitura di intelligence all’Ucraina per costringere il presidente Zelensky a negoziare la pace con il suo aggressore Vladimir Putin. Lo shock è duro per i più atlantisti tra gli europei. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, continua a parlare degli Stati Uniti come di un paese alleato e partner. Questa è anche la linea del Consiglio europeo presieduto dal portoghese Antonio Costa. Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha messo in guardia i suoi partner contro un allontanamento da Donald Trump. “Sarebbe un errore strategico se non provassimo ad avvicinarci agli Stati Uniti”, ha dichiarato durante il vertice. E il premier belga, Bart De Wever, ha giudicato “irrealistico immaginare di essere capaci di agire senza il sostegno degli Stati Uniti”.

Meloni intriga. Ha aspettato fino all’ultimo momento prima di decidere di non votare all’Onu come gli Stati Uniti contro una risoluzione preparata dall’Ucraina e sostenuta dall’Ue. “L’incertezza è durata fino al momento del voto”, ci ha raccontato un diplomatico. Giorgia Meloni si vede come un ponte tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Ma fatica a convincere i suoi partner e ne ha irritati diversi. Ha partecipato al primo incontro in formato ristretto organizzato dal presidente francese, Emmanuel Macron, a Parigi, ma è arrivata in ritardo, ha fatto sapere che avrebbe preferito non apparire a un incontro considerato ostile a Trump e ha mostrato un’espressione accigliata nella foto della riunione. “Si è marginalizzata”, ci ha confidato un responsabile francese.

Meloni punta sul suo progetto di vertice Ue-Ucraina-Stati Uniti per riprendere centralità e apparire come l’interlocutrice europea del presidente americano. Solo che Trump rifiuta di incontrare i rappresentanti delle istituzioni dell’Ue, perché non considera l’Unione un interlocutore, ma un avversario economico da abbattere. Nelle conclusioni del vertice non c’è menzione di Trump, ma l’idea di Meloni è contenuta in una frase in cui i leader salutano “tutti gli sforzi per una pace giusta e duratura in Ucraina”.

Nonostante le pecore nere, gli europei si organizzano e rafforzano la loro potenza. Regno Unito, Norvegia, Turchia fanno parte del gruppo, perché tutti sono convinti che la Nato con gli Stati Uniti al comando abbia fatto il suo tempo e che il pilastro europeo dell’Alleanza debba assicurare la protezione dell’Europa. Le decisioni politiche adottate ieri a Bruxelles sono un momento storico, ma gli europei saranno credibili se le metteranno in pratica per prendere finalmente in mano il loro destino. Il sistema di combattimento aereo del futuro (Scaf) e lo scudo antimissile, due progetti europei di punta, dimostreranno la volontà di creare una vera Europa della Difesa.

In realtà, una cosa è volere, un’altra è potere. La Spagna, ultima della classe europea per le spese di difesa, potrà passare dall’1,5 al 3 per cento del suo Pil con un partito della coalizione di Pedro Sanchez ostile a queste misure? La domanda si pone anche per l’Italia, che dovrà accettare uno sforzo enorme per arrivare al 3 per cento del Pil? Italia e Spagna non sono piccole economie. Se questi due paesi frenano il movimento, rischiano di spezzare lo slancio.

Trump inoltre conta su numerosi alleati all’interno dell’Ue per sabotare la volontà di un’Europa potenza: le forze nazionaliste, sempre più presenti negli scenari politici nazionali. AfD pesa il 20 per cento dei voti in Germania. In Francia l’estrema destra del Rassemblement National è il primo partito politico. I due motori di un’Europa forte, sicura di sé e autonoma sono minati dagli anti europei.

“Trump vede l’Unione come una forza ostile e vuole indebolirla”, commenta un diplomatico europeo. “Sa che molti paesi dell’Ue sono angosciati all’idea di misure adottate troppo rapidamente per arrivare a una maggiore indipendenza dagli Stati Uniti, perché pensano che accelererà la rottura”. Gli europei si sono mostrati valorosi e convinti intorno a un tavolo a Bruxelles, sotto i riflettori dei media di tutto il mondo. Ma, una volta tornati a casa, è un’altra storia.

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