
Nato vicino Trebisonda nel 1970, Ekrem Imamoglu proviene da una famiglia sunnita osservante, ha studiato a Trebisonda e nella Repubblica Turca di Cipro Nord. Filo-occidentale, pur rispettando l’Islam e la sua influenza nella società turca, Imamoglu è esponente del Partito Popolare Repubblicano (Cumhuriyet Halk Partisi, CHP) il più antico partito politico della Turchia, socialdemocratico, laico e nazionalista, fondato da M. Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna. Nella corsa alla guida di Istanbul, Imamoglu per due volte ha battuto il conservatore Partito Giustizia e Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi – AKP) di Erdogan, prima nel 2019 e poi nel 2024, rieletto al primo turno con il 51% dei voti. Da sindaco e maggior rivale di Erdogan, Imamoglu si è occupato di inclusione sociale, assistenza ed edilizia popolare. Ha denunciato più volte atti giudiziari (circa un centinaio) volti ostacolare le sue iniziative.
Di fronte a fatti esteri di questo tipo auspicherei che la si smettesse con le etichette interpretative di destra / sinistra o di conservatori / progressisti. Semplificazioni che non sono affatto utili a comprendere realtà altre, fondate su un forte identitarismo popolare religioso; le etichette a modo nostro infatti depistano poiché quello che veramente conta è l’inclinazione alle alleanze internazionali (con l’atlantismo o con Putin o con i BRICS).
Tuttavia in Turchia si lavora pianificando in anticipo. Ed ecco che, poco prima della designazione di Imamoglu da parte del congresso CHP quale sfidante alla presidenza nelle elezioni del 2028, l’Università di Istanbul denuncia irregolarità nei regolamenti del Consiglio dell’Istruzione Superiore e annulla il diploma di Imamoglu, dichiarando che 38 persone, tra cui il sindaco di Istanbul, nel 1990, si trasferirono irregolarmente al programma in lingua inglese della Facoltà di Management. L’Università di Istanbul ha quindi revocato una laurea in Economia conseguita 30 anni fa mettendo a repentaglio la candidatura di Imamoglu alle prossime elezioni presidenziali. Infatti la Costituzione turca prevede che possa essere candidato alla Presidenza solo chi ha completato gli Studi Superiori e conseguito la Laurea.
Le altre accuse a Imamoglu sono di vari reati corruttivi e di sostegno al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), ritenuto da Ankara organizzazione terroristica. Una delle accuse più esilaranti è che Imamoglu abbia preso a calci la tomba del sultano Mehmed il Conquistatore di Costantinopoli nel 1453 … un’altra è che i minibus della sua amministrazione non erano adatti alla viabilità della più grande isola del Mar di Marmara.
All’arresto di Imamoglu (19 marzo) è seguito il deprezzamento immediato della lira turca, crollata in un nuovo minimo storico rispetto al dollaro (dopo le crisi valutarie del 2018, del 2021 e del 2022) aggravando l’incertezza economica di una Turchia sempre più colpita da repressioni autoritarie nei confronti dello storico partito repubblicano di Ataturk.
Il segretario generale del CHP Selin Sayek Böke ha dichiarato che l’arresto del sindaco scattato prima delle elezioni primarie del 23 marzo è stata consapevole e pianificata: “Il 19 marzo è un colpo di stato che colpisce l’intera volontà nazionale” . Il presidente del CHP, Özgür Özel critica l’uso della magistratura contro l’opposizione: “La Turchia vive un colpo di Stato civile, la democrazia è in coma”, parla di “collasso delle istituzioni” e promette una mobilitazione permanente contro Erdogan. Özel ha confermato che İmamoğlu rimarrà il candidato del CHP per le prossime elezioni : “Con un milione e 700 mila iscritti e apriremo le urne della solidarietà anche ai non iscritti, per sostenere il nostro candidato”. Una battaglia per il futuro della nazione perché se lo Stato di diritto viene meno, nessuno sarà protetto dalle prepotenze delle istituzioni della Repubblica turca.
Considerato che ci sarebbe da aprire una corposa discussione sul concetto base di “democrazia”, la reazione a livello internazionale è stata di sconcerto e di critica, poiché si teme possa essere pregiudicato l’avvicinamento tra Ankara e UE in materia di difesa e sicurezza. Infatti, proprio nel momento in cui l’Europa si affanna a trovare le regole al piano ReArm Europe, la Turchia diventa partner insostituibile, avendo il secondo esercito permanente più grande della NATO, un’industria della difesa in espansione e più di 4 milioni di rifugiati che – pronti a “invadere” l’Europa – possono diventare una grave minaccia.
E non consola affatto che Erdogan nel suo spregiudicato disegno politico guardi sempre più alla Russia che all’Europa, perché ci sono tante altre criticità: le scoperte mire sulla Siria smembrata, il progetto di annichilimento dei curdi, gli inconoscibili scenari che potrebbero aprirsi se la Turchia diventasse “membro partner” dei BRICS, i rapporti con l’India del BJP conservatore di Modi…
Così va il caos in quella parte di mondo dove le tanto lodate democrazie degli “uomini d’onore” sono sempre più in mano alle mafie, alla corruzione, ai giochi di potere e ai grandi progetti di uomini forti che possono fare e disfare la vita di interi popoli.