GEOPOLITICA DELLA CONOSCENZA E BIG PHARMA: IL CASO DEI VACCINI COVID. Parte seconda

DiStefano Dumontet

7 Maggio 2025

di Stefano Dumontet e Domenico Fiormonte

Presentiamo, in esclusiva, lo studio del prof. Stefano Dumontet, microbiologo (già docente presso l’Università Parthenope) e del prof. Domenico Fiormonte (docente di Sociologia della comunicazione all’Università Roma Tre) sugli intrecci fra interessi economici e ricerca scientifica,

[Cliccare qui per leggere la prima parte]

3. Vinti e vincitori nella battaglia fra le “piattaforme” vaccinali

Da quanto detto sin qui dovrebbe apparire evidente che i vaccini servono per fini totalmente diversi da quelli per i quali sono stati suppostamente prodotti. È interessante notare come i produttori di vaccini anti-COVID si siano ritagliati due mercati separati: da una parte i produttori USA (in primis Moderna e Pfizer) hanno venduto il loro prodotto in Occidente e negli stati legati all’Occidente e dall’altra parte la Russia e la Cina hanno dominato i mercati asiatici e hanno avuto un’importante penetrazione in Africa e in generale nel cosiddetto Sud Globale. Una piccola eccezione è rappresentata da Cuba, il cui vaccino ha avuto una sua distribuzione indipendente. I vaccini elaborati nella sfera anglo-americana hanno ricevuto una sovraesposizione mediatica senza precedenti, hanno beneficiato di lucrosissimi contratti, non solo nel cosiddetto occidente collettivo, e sono stati studiati, prodotti e autorizzati in tempi record. Anzi, come vedremo, il loro studio è cominciato addirittura prima che le l’OMS dichiarasse la covid-19 una pandemia.

Andiamo dunque a esaminare le varie “piattaforme”, questo è il termine oggi in voga, di sviluppo dei vaccini, partendo dalle più tradizionali, di solito scelte da ricercatori al di fuori della sfera anglo-americana, a quelle via via più innovative, o supposte tali, elaborate in occidente. Il nostro riferimento è l’articolo pubblicato da Jeyanathan e collaboratori nell’ottobre del 2020 sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Reviews Immunology.

L’articolo di Jeyanathan è stato pubblicato soli sette mesi dopo la dichiarazione ufficiale dell’OMS dell’insorgenza di una pandemia attribuita a un coronavirus, famiglia di virus noti per causare sindromi simil-influenzali nell’uomo, battezzato SARS-Cov-2, agente eziologico della patologia respiratoria denominata COVID-19. In un brevissimo arco di tempo fanno la loro apparizione sulla scena mondiale ben 29 vaccini. Dopo solo 7 mesi dall’annuncio dell’OMS circa lo scoppio della pandemia da SARS-Cov-2 sono già in corso 27 studi clinici e 139 studi preclinici.

Una spiegazione sintetica delle varie “piattaforme vaccinali” è riportata nel box di approfondimento al termine dell’articolo.

La sequenza temporale, dalla decodifica del genoma del SARS-Cov-2 alla messa in commercio dei vaccini, è graficamente riassunta nella figura che segue, tratta dall’articolo di Wherry et al., pubblicato il 15 aprile 2021

Il 21 gennaio 2020 l’OMS informa che il 7 gennaio le autorità cinesi hanno identificato e isolato un nuovo tipo di coronavirus. Il 12 gennaio 2020 la Cina condivide la sequenza genetica del nuovo coronavirus. Il 16 marzo 2020 Moderna comincia le prove cliniche del suo vaccino a mRNA su di un solo volontario, cinque giorni dopo la dichiarazione di pandemia dell’OMS e un giorno prima che l’allora presidente USA Donald Trump firmasse l’emergenza nazionale a causa del diffondersi del COVID-19. Sono passati solo due mesi dalla pubblicazione delle sequenze geniche del SARS-Cov-2. Chiamare tempestività, o lungimiranza, l’attitudine dei ricercatori Moderna nei confronti dello sviluppo del nuovo vaccino offenderebbe l’intelligenza di chi ci legge.

4. Diffusione dei vaccini in Europa.

In un documento denominato EU Vaccines Strategy, è riportato una sorta di riassunto delle autorizzazioni al commercio dei vari vaccini usati in Europa e il numero delle dosi acquistate e distribuite, aggiornato al 7 settembre 2023. I dati sono approssimati, visto che vengono sempre preceduti dall’avverbio “circa”. I dati sono relativi ai soli paesi membri dell’UE. Ricordiamo che l’OMS ha dichiarato, il 5 settembre 2023, che la pandemia COVID-19 non costituiva più una minaccia sanitaria globale.

In accordo con le raccomandazioni dell’EMA, risultano autorizzati dalla Commissione Europea otto vaccini: BionTech (con varie formulazioni e varie autorizzazioni), Moderna (con varie formulazioni e varie autorizzazioni), AstraZeneca, Johnson&Johnson, Novavax, Valneva, HIPRA e Sanofi-GSK. Per tutti i vaccini i contratti di acquisto precedono di molti mesi le autorizzazioni al commercio. I contratti stipulati prima dell’autorizzazione al commercio prevedono che la distribuzione dei vaccini avvenga solo dopo l’approvazione dell’EMA (vedi per esempio qui).

I vaccini AstraZeneca, Sanofi e Valneva vengono ritirati dalle aziende produttrici dopo aver ricevuto l’autorizzazione al commercio dalle autorità regolatorie del farmaco nazionali e di quella comunitaria.

Sulla “trasparenza” dei contratti di acquisto dei vaccini (oltre a quanto abbiamo scritto sopra per i paesi del Sud Globale) vale per tutti il contratto stipulato dalla Commissione Europea con AstraZeneca, reso illeggibile in molti dei passaggi importanti.

Nella tabella che segue sono riassunti i dati di acquisto e distribuzione dei vaccini anti-COVID al 7 settembre 2023

AziendaNumero di dosi acquistate (1° contratto)Numero di dosi supplementari (contratti successivi)Numero di dosi distribuite
BioNTech2.400.000.000900.000.000760.000.000
Moderna160.000.000380.000.000225.000.000
AstraZeneca300.000.000100.000.000129.000.000
Johnson&Johnson200.000.000200.000.00062.000.000
Novavax200.000.000100.000.00013.000.000
Valneva27.000.00033.000.000151.000
HIPRA250.000.000ndnd
Sanofi300.000.000nd19.000.000
 TOTALE 3.657.000.000TOTALE    1.713.000.000TOTALE    1.208.151.000

Una più semplice lettura della strategia di acquisto viene offerta dal seguente schema:

Nei documenti ufficiali dell’UE non sembra disponibile una coerente spiegazione dei motivi di un così profondo squilibrio nell’acquisto dei vaccini resi disponibili da vari produttori, visto che gli acquisti presso BioNTech sono quasi il doppio della somma degli acquisti presso tutti gli altri produttori. A questo proposito, una relazione della Corte dei Conti Europea recita testualmente: “Nel portafoglio predomina il vaccino Pfizer/BioNTech nel 2022-2023 in ragione della capacità del produttore di rifornire l’UE in modo affidabile, stando alla Commissione”. Non sembra, in verità, una giustificazione sufficientemente solida.

L’UE avrebbe acquistato, al 7 settembre 2023, 3.657.000.000 di dosi di vaccino con un’opzione su ulteriori 1.713.000.000 dosi, di cui non è dato di sapere se siano state acquistate o meno. A questa cifra vanno sottratte 530.000.000 di dosi donate a paesi terzi. Il numero totale di dosi acquistate e rese disponibili nell’UE sarebbe dunque di 3.127.000.000. A fronte di tali acquisti, nei soli paesi membri dell’UE, al 5 ottobre 2023, dovrebbero essere state distribuite 1.485.454.255 dosi e somministrate 981.415.178 dosi.

Con ragionevole approssimazione e con una valutazione molto prudente, lo spreco sarebbe dunque calcolabile in 2.065.584.822 dosi.

Il quotidiano statunitense Politico, in un articolo del 18 dicembre 2023, calcola il danno economico derivante dallo spreco di vaccini in Europa. Secondo il giornale, l’UE ha gettato via 215 milioni di dosi con una perdita economica di 4 miliardi di euro. Poiché le dimensioni dello spreco sembrano essere molto più grandi, tentiamo di valutare il potenziale costo di questa vera e propria follia. I calcoli di Politico indicherebbero un costo medio per dose di vaccino di 18,6 euro. La Corte dei Conti Europea stima, invece, in 15 euro il costo medio di ogni singola dose. Utilizzando questo valore, invece di quello calcolato da Politico, una stima conservativa del danno economico, derivante dallo spreco di vaccini, dovrebbe ammontare a 30.983.772.330 di euro. Sempre se consideriamo che le dosi supplementari previste dai contrati non siano state acquistate.

Per avere un’idea del costo totale dell’”operazione vaccini”, si può far riferimento alle affermazioni della Corte dei Conti Europea: “Tra agosto 2020 e novembre 2021, la Commissione ha stipulato 11 contratti con otto produttori di vaccini, garantendo l’accesso a un massimo di 4,6 miliardi di dosi per un costo totale previsto di quasi 71 miliardi di euro”.

5. Vaccini ovunque, fuorché in Italia

Altro aspetto di questa vicenda, praticamente sconosciuto al grande pubblico, è la notevole varietà di vaccini sperimentati e prodotti. Alcuni di questi non hanno mai raggiunto la fase di produzione industriale, altri, benché approvati dalle agenzie regolatorie del farmaco, sono stati volontariamente ritirati dal commercio.

La Commissione Europea ha firmato contratti per l’acquisto dei vaccini AstraZeneca – Vaxzevria, Pfizer BioNTech – Comirnaty (4 differenti varianti), Curevac – CVnCOV, Janssen – Jcovden, Moderna – Spikevax (4 differenti varianti) e Sanofi GSK – Vidprevtyn.

Il panorama fornito dai mass media durante la pandemia era estremamente semplificato: la scienza ha messo a disposizione una manciata di vaccini, tutti efficaci e sicuri. La realtà, come abbiamo tentato di mettere in luce, è estremamente più complessa e riguarda la produzione industriale di farmaci ad altissimo valore aggiunto venduti globalmente in miliardi di dosi. A tutto questo si aggiunge l’enorme spreco dovuto all’acquisto di dosi inutilizzate, l’assoluta opacità delle procedure di acquisto e la preferenza assoluta data ai vaccini prodotti nell’anglosfera.

La tabella che segue riassume i dati relativi al ritiro di questi vaccini dal commercio o del loro ritiro spontaneo dalla fase valutativa dell’EMA:

VaccinoTipologiaAutorizzazione al commercioRitiro da parte del produttore
COVID-19 Vaccine ValnevaValneva Austria GmbHVaccino a vettore virale24/06/202212/10/2023
VaxzevriaVaccine AstraZenecaVaccino a vettore virale29/01/2021 e 31/10/202227/03/2024
VidPrevtyn BetaSanofi PasteurVaccino proteico10/11/202211/03/2024
 
JcovdenJohnson&JohnsonVaccino a vettore virale11/03/2021 e 10/01/202309/08/2024
 
CVnCoVCureVac AGVaccino a mRNANessuna autorizzazione Valutazione EMA iniziata il  12/02/202112/10/2021
SkycovionSK Chemicals GmbHVaccino proteicoNessuna autorizzazione Valutazione EMA iniziata il 18/08/202201/09/2023

Per quanto riguarda i vaccini italiani, va detto che inizialmente ricevettero un’attenzione mediatica a livello globale, certo più che nel nostro paese. Il giornale indiano Indian Express informa, in un articolo del 6 maggio 2020, che un gruppo di ricercatori italiani ha sviluppato, per la prima volta al mondo, un vaccino capace di immunizzare cellule umane in vitro contro il SARS-Cov-2. Il gruppo di ricercatori, che fanno capo all’azienda Takis, hanno lavorato presso l’ospedale Spallanzani di Roma. Indian Express fa esplicito riferimento a un lancio ANSA, che non sembra aver ricevuto particolare attenzione in Italia. Nello stesso articolo si riporta che un’altra azienda italiana, la ReiThera, stava sviluppando un altro vaccino contro il coronavirus capace di produrre una forte risposta immunitaria in un modello animale. La tecnologia usata è quella dell’adenovirus modificato proveniente da un gorilla, tecnologia molto simile a quella del vaccino AstraZeneca.

Secondo il portavoce dell’azienda, gli anticorpi stimolati dal vaccino sono in grado di prevenire l’infezione e le cellule T, stimolate dal vaccino, possono eliminare il virus già penetrato nell’organismo. Il tema sarebbe importante, visto che nel maggio 2020 non era pronto nessun vaccino e che i ricercatori italiani sembravano mostrare una strada innovativa per la sua produzione. ReiThera avrebbe dovuto ricevere altri aiuti pubblici, sotto forma di 81 milioni di euro (98 milioni di dollari) in sovvenzioni e prestiti

Medical Express pubbica una notizia che riporta le dichiarazioni di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani: “Avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri paesi che diranno ‘Io prima di tutto’”. Secondo Ippoliti, il vaccino avrebbe potuto essere pronto per l’autorizzazione al commercio entro la primavera del 2021.

Wired, in un articolo del 19 maggio 2021, riporta la “travagliata” storia del vaccino ReiThera, attribuendo la sua finale battuta d’arresto, dopo le due prime fasi di sperimentazione, alla decisione della Corte dei Conti di non confermare il finanziamento pubblico da 81 milioni di euro, che avrebbe permesso di terminare la fase 3 e di iniziare la produzione.

Le ultime tracce dello sfortunato vaccino made in Italy appaiono in un articolo pubblicato il 30 settembre 2021 sulla rivista scientifica Journal of Family Medicine and Primary Care fa il punto sulla situazione dei vaccini nel mondo, sia approvati che in fase di sperimentazione. L’articolo cita 54 vaccini, riportando il livello di sperimentazione clinica e le eventuali autorizzazioni rilasciate. Non si fa menzione del vaccino Takis, ma il vaccino ReiThera, denominato GRAd-Cov2, risulta nell’elenco come prodotto in fase 1 di sperimentazione.

6. La diffusione dei vaccini anti Covid-19 nel resto del mondo

Per comprendere la situazione generale dei vaccini COVID-19 nel mondo si può fare riferimento allo strumento messo a punto dall’OMS denominato vaccine tracker. Dal report si desume che al 30 marzo 2023 (ultimo aggiornamento disponibile) vi erano 183 vaccini COVID-19 nella fase di sperimentazione clinica e 199 in fase di sperimentazione preclinica. Il dato appare invero sorprendente, visto che il 5 maggio 2023 l’emergenza COVID era stata ufficialmente dichiarata chiusa dall’OMS, mentre in Italia lo stato di emergenza, deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020, terminò il 31 marzo 2022.

Il vaccine tracker riporta solo le tipologie di vaccini in sperimentazione e lo stato degli studi (clinici o pre-clinici), ma non dice nulla sulle aziende, private o pubbliche, che alla data del 30 marzo 2023 stavano sperimentando tali vaccini. La pagina Emergency Use Listing non porta indicazione alcuna della data dell’ultimo aggiornamento, ma in basso a destra si legge “© 2023 WHO”. I vaccini inseriti nella lista risultano essere 13. Oltre a quelli già descritti in uso nell’UE, troviamo 3 vaccini cinesi e 2 indiani. Non c’è traccia di molti dei vaccini non acquistati dall’EU, ma acquistati da singoli paesi senza l’intermediazione delle Commissione europea, e di quelli non somministrati nella UE. Risulta dunque non facile farsi un’idea precisa della situazione autorizzativa a livello mondiale, almeno dalla consultazione delle pagine dedicate a questo tema sul sito web dell’OMS. In un altro documento dell’OMS i vaccini autorizzati all’8/8/2023 risultano essere 16, di cui, tra gli altri, 3 sviluppati in Cina, 2 in India e 1 nella Repubblica di Corea. I vaccini in attesa di autorizzazione sono invece sviluppati in Russia (1), Cina (2), Iran (1), Cuba (1), Repubblica di Corea (1) e India (1). I vaccini il cui processo autorizzativo è stato interrotto sono 17, tra cui ne troviamo 4 sviluppati in Cina, 2 in Vietnam, 1 in Russia, 2 in Iran, 1 in Brasile, 1 a Taiwan, 1 in India, 1 in Indonesia, 1 in Giappone e 1 in Canada

7. Conclusioni. Il prezzo della pandemia

Come abbiamo cercato di illustrare nei paragrafi precedenti, risulta molto difficile attribuire responsabilità univoche agli attori che hanno giocato un ruolo nella gestione pandemica, con il suo corollario geopolitico di dominio. Oltre a incarnare l’ennesima variante del “capitalismo dei disastri”, la pandemia ha permesso di creare le basi per un modello funzionale e infinitamente riproponibile di “stato d’eccezione”. Al netto delle enormi contraddizioni interne al sistema, le responsabilità di vigilanza sulla corretta applicazione di tale modello sono state condivise fra le piattaforme dell’intrattenimento (dai social alla tv), l’oligopolio dell’informazione mainstream e l’oligopolio della gestione e diffusione dei risultati scientifici. Un intreccio di interessi non nato ieri, ma che ha raggiunto la sua piena maturità con la vicenda del COVID-19 e con la corsa globale alla produzione e vendita dei vaccini.

Intrattenimento, informazione e editoria scientifica si incaricano di questo processo, conferire a una determinata narrazione, scaturita di volta in volta dai mutevoli rapporti di forze interni al “mercato”, lo status di verità epistemica. In occidente la scienza, sottoposta al controllo geopolitico del profitto, ha solamente un ruolo ancillare in tutto questo. La scienza è declassata a strumento marginale, pur nella sua sovraesposizione mediatica, diminuita e contenuta nelle sue dinamiche conoscitive, ormai assoggettate a logiche estranee al pensiero scientifico. Forze esterne alla scienza sono in grado di orientarne l’azione verso scopi propri solo all’accumulazione e circolazione di capitali. Ciò che rimane è il solo “segno” della scienza, privato della sua essenza reale e vissuto al difuori del razionale, perché non si commisura e non ha bisogno di commisurarsi a nessuna istanza, se non quella dell’infinita possibilità combinatoria in uno spazio che non ha più bisogno di essere reale. Uno spazio che determina verità immaginarie (narrazioni, appunto) funzionali ad agende inconfessabili.

Come già ricordato, l’industria farmaceutica è probabilmente l’industria più corrotta che esiste e le sue pratiche scorrette hanno sollecitato numerosissime inchieste da parte di ricercatori e giornalisti. Per tutte ricordiamo l’articolo scritto da Gøtzsche nel 2012 sul British Medical Journal, in cui si riportano i crimini commessi dalle industrie farmaceutiche statunitensi dal 2002 al 2012 e i miliardi di dollari da loro versati per risolvere le controversie associate a tali crimini. Gøtzsche ricorda come tali crimini siano molto remunerativi, anche se le industrie farmaceutiche sono obbligate a pagare multe milionarie. Ad esempio, la Pfizer ha concordato nel 2009 un pagamento di una multa da 430 milioni di dollari per il marketing illegale del Neurontin (un antiepilettico e antidolorifico) a fronte di vendite per 2,7 miliardi di dollari solo nel 2003.

Nel 2009 la Pfizer Inc. e la sua controllata Pharmacia & Upjohn Company Inc. hanno concordato di pagare 2,3 miliardi di dollari, il più grande accordo per frode sanitaria nella storia del Dipartimento di Giustizia USA, per la dimostrata responsabilità penale e civile derivante dalla promozione illegale di alcuni prodotti farmaceutici. Si tratta di quattro farmaci: Bextra (un antidolorofico), Geodon, (un antipsicotico), Zyvox (un antibiotico) e Lyrica (un antiepilettico), tutti usati off-label, cioè per scopi diversi da quelli per cui erano stati autorizzati. All’uso improprio di questi farmaci sono legate sofferenze e danni inflitti ai pazienti che ne hanno fatto uso. È bene ricordare che senza lo schermo fornito dalla scienza, nobilitato dal suo presunto afflato verso il bene collettivo, questi crimini non avrebbero avuto nessuna copertura e sarebbe stato ben difficile commetterli.

Una ricerca sul sito del Dipartimento di Giustizia USA, per parola chiave “Pfizer”, restituisce, sulla sola prima pagina, comunicazioni relative alle multe concordate dalla Pfizer, dal 2002 al 2025 per frodi commerciali, per un valore di circa 4 miliardi di dollari. È a questo colosso della truffa e del comportamento scorretto che la Commissione Europea ha commissionato 2.400.000.000 di dosi di vaccino, con un primo contratto, e altre 900.000.000 con uno successivo, per un valore totale di circa 49 miliardi e mezzo di euro.

Un sito che apre un vasto orizzonte sui comportamenti criminali delle grandi aziende farmaceutiche è visitabile qui. Un’indagine su Sanofi, tanto per prendere in considerazione una delle più grandi aziende farmaceutiche, mette in evidenza l’ammontare e delle pene pecuniarie comminate dal 2000 al 2024 a quest’azienda, che ammontano a 1.253.235.500 di dollari. Le accuse vanno da tangenti e corruzione a false dichiarazioni e uso off label dei farmaci. Sanofi ha beneficiato di contratti per la fornitura di vaccini Covid da parte della Commissione Europea per “soli” 300.000.000 di euro.

Per proseguire con l’analisi delle opache attività delle industrie farmaceutiche, non si può non parlare di GAVI Vaccine Alliance, un’organizzazione i cui fini e scopi sono così descritti nel suo sito web “Il vertice di alto livello dei donatori di Gavi, che sarà co-ospitato dall’Unione Europea e dalla Fondazione Gates, mira a raccogliere almeno 9 miliardi di dollari dai nostri donatori per finanziare la nostra ambiziosa strategia per proteggere 500 milioni di bambini, salvando almeno 8 milioni di vite tra il 2026 e il 2030, proteggere il nostro mondo dalla minaccia delle pandemie e proteggere le comunità dai conflitti, dai cambiamenti climatici e da altre sfide globali”. Come si vede le atività di GAVI vanno ben oltre la distribuzione dei vaccini, per interessare campi anche molto lontani da quello sanitario, come i presunti cambiamenti climatici di origine antropica e dei non meglio identificati conflitti. Questa “coalizione di volenterosi”, che vede tra i primi la Bill and Melinda Gates Foundation e la Rockfeller Foundation, ha lanciato un programma per un ID biometrico nelle zone povere dell’Africa, che si propone essere allo stesso tempo un sistema di pagamento e un registro vaccinale. Il progetto è sostenuto dalla GAVI, da Mastercard e dalla società statunitense di “autenticazione dell’identità”, basata sull’intelligenza artificiale, Trust Stamp. È inquietante rilevare la confluenza di interessi tra giganti dell’economia, aziende di sicurezza informatica, produttori di vaccini e supposti filantropi. È di questi giorni la notizia che l’amministrazione Trump ritirerà il finanziamento USA a GAVI, che rappresenta circa il 13% del bilancio di questa organizzazione. GAVI Vaccine Alliance è molto attiva nella distribuzione e somministrazione di vaccini contro il papillomavirus, vaccini la cui efficacia è contestata e la loro pericolosità acclarata. Inoltre, GAVI è stata al centro di una polemica, sollevata anche dai vescovi cattolici africani, per la formulazione dei vaccini antitetanici che conterrebbero dosi di gonadotropina corionica umana. La gonadotropina corionica è un ormone, prodotto dall’embrione all’inizio della seconda settimana di sviluppo, che può indurre sterilità se somministrato alle donne. La stessa accusa è stata fatta dall’attuale Segretario per la Salute del governo USA, Robert Kennedy Jr., recentemente ospite del “Megyn Kelly Show” prodotto dal canale conservatore SyriusXM. Kennedy ha dichiarato che l’OMS ha sostenuto per 20 anni una campagna di immunizzazione contro il tetano, che ha portato alla sterilizzazione di più di un milione di donne, a loro insaputa, utilizzando un vaccino contente gonadotropina corionica. Kennedy riporta che l’associazione africana di medici cattolici si è insospettita quando si è resa conto che era prevista l’inoculazione di 5 dosi di vaccino in 6 mesi, quando di solito è sufficiente una sola dose per una copertura che dura circa 10 anni. Benché Kennedy non abbia parlato né di Bill Gates, né di GAVI, è ben noto l’attivismo di quest’organizzazione nella campagna vaccinale contro il tetano in Africa, come si apprende dal loro stesso sito.

Gli enormi introiti delle industrie farmaceutiche, legati alla produzione e vendita dei vaccini COVID-19, stimati in quest’articolo (su dati della Corte dei Conti europea) sono di circa 71 miliardi di euro per la sola Unione Europea. Queste cifre mettono l’accento sulle dimensioni economiche dei mercati occidentali in termini di farmaci, con o senza presunte pandemie. I ricavi globali delle industrie del farmaco sono, infatti, in continua ascesa. Erano stimati in 390 miliardi di dollari nel 2001, hanno raggiunto i 1.312 nel 2020 (anno della pandemia covid-19) e i 1.607 miliardi nel 2023, con un incremento di più di quattro volte in circa venti anni. Il solo mercato statunitense dei farmaci valeva, nel 2022, più di 631 miliardi di dollari. Sono cinque le nazioni con il mercato dei farmaci più remunerativo: gli USA con 631,5 miliardi di dollari, la Cina con 112,6 miliardi, il Giappone con 67,2 miliardi, la Germania con 59,5 miliardi e l’Italia con 41,8 miliardi, per un totale di 912,6 miliardi nel 2022. Colpisce che gli USA, con una popolazione di circa 347 milioni di abitanti abbia un mercato dei farmaci 5,6 volte superiore alla Cina, che ha una popolazione di circa 1 miliardo e 417 milioni di individui. Paradossalmente, gli Stati Uniti rappresentano, in termini di patologie, meno del 4% del carico globale di malattie.

Questa situazione porta a una distorsione dello sviluppo dei farmaci che, nei fatti, vengono prodotti soprattutto per le esigenze, reali o costruite, del mercato occidentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima infatti che 1,7 miliardi di persone in tutto il mondo abbiano bisogno di misure per prevenire o curare le malattie tropicali neglette, che causano circa 200.000 decessi all’anno e un carico economico di centinaia di miliardi di dollari all’anno. L’attenzione dell’industria farmaceutica globale è focalizzata sullo sviluppo di prodotti per i mercati dove le strategie di marketing e i pochi limiti sui prezzi dei farmaci offrono alle aziende l’opportunità di solidi ritorni sugli investimenti. I paesi in via di sviluppo, a fronte del maggior carico di patologie e livello globale, rappresentano un mercato poco interessante a causa delle ridotte disponibilità economiche dei Paesi, che si riflette in profitti inadeguati a giustificare il costo dell’investimento e, soprattutto, ad assicurare i profitti miliardari che i mercati occidentali possono garantire.

Possiamo concludere questo excursus sulla geopolitica dei vaccini, corollario della geopolitica della conoscenza e della geopolitica del potere, citando una fonte al di là di ogni sospetto anti-vaccinista: Oxfam International. Un comunicato stampa del 2022 ci offre una visione tanto sintetica quanto esauriente della pandemia: “I dieci uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato le loro fortune, passando da 700 miliardi di dollari a 1,5 trilioni di dollari, a un ritmo di 15.000 dollari al secondo o 1,3 miliardi di dollari al giorno, durante i primi due anni di una pandemia che ha visto crollare i redditi del 99 percento dell’umanità e ha costretto oltre 160 milioni di persone in più alla povertà”.

Foucault aveva messo in guardia dalla trasformazione del “mercato” in luogo di “veridizione”. Oggi il mercato non è più solo il luogo in cui si stabilisce il giusto prezzo di una merce. In un mondo in cui tutto è merce, il mercato diviene il luogo in cui in cui si formula, si matura e si diffonde la verità, una verità passibile di essere trasformata in profitto.

Le “piattaforme vaccinali”

Cerchiamo di spiegare, in estrema sintesi e nel modo più semplice possibile, il significato delle denominazioni delle piattaforme vaccinali. In primis, occorre ricordare cos’è un virus e cos’è un vaccino, sempre in sintesi e sempre in modo semplice. Un virus non è un organismo vivente perché non ha un’organizzazione cellullare e non ha un metabolismo. Al di fuori di una cellula non esprime nessuna delle caratteristiche proprie alla vita. Per potersi replicare deve infettare una cellula, da quelle di un batterio a quelle di un organismo superiore, espugnarne la macchina metabolica e costringerla a produrre un numero enorme di particelle virali. Un vaccino è un prodotto in grado di stimolare il sistema immunitario in modo da prepararlo al primo insorgere di un’infezione. Una volta identificato un patogeno, di cui è stato definito il nesso epidemiologico causale con una determinata malattia (ciò significa che si è stabilito in modo univoco il legame tra patogeno e malattia), si usa il patogeno intero (ucciso o reso innocuo) oppure parti del patogeno (come specifiche e caratteristiche sue proteine) per stimolare il sistema immunitario e renderlo in grado di riconoscere il patogeno, ovviamente in caso di infezione, e attivare le difese immunitarie per combatterlo. Si tratta, in definitiva, di addestrare il sistema immunitario, in modo che sia in grado di reagire precocemente a un’infezione e combattere il patogeno prima che questi possa causare danni all’organismo.

I vaccini tradizionali sono basati sull’uso del patogeno intero. Il patogeno, batterio o virus che sia, viene ucciso o reso inattivo (in entrambi i casi viene reso incapace di esprimere la sua azione patogena) e poi inoculato. Una variante sono i vaccini che usano, ad esempio, un virus non patogeno, molto simile a quello patogeno da cui ci si vuole proteggere, modificato geneticamente per esprimere, ad esempio, proteine tipiche del virus da combattere, senza averne l’azione patogena (vaccini a vettore virale ricombinante). Il nostro sistema immunitario si incarica di riconoscere le parti del patogeno espresse dal virus ricombinante e si prepara a una possibile infezione. Studi più recenti avrebbero dimostrato che non è necessario inoculare tutto il patogeno, ma che è sufficiente utilizzare solo alcune parti di esso, maggiormente responsabili dell’azione immunitaria. Così nascono i vaccini a sub-unità proteiche o quelli a particelle simil-virali (non patogene), particelle che mimano il virus, senza essere il virus, ma recanti molecole capaci di stimolare il sistema immunitario allo stesso modo del virus patogeno da cui si vuole proteggere la popolazione.

Ultimi arrivati sono i vaccini che utilizzano gli acidi nucleici virali. Di questi, i più “innovativi” sono quelli che pilotano le cellule del nostro corpo in modo che producano proteine tipiche del patogeno. La novità risiede nel fatto che non è più necessario inoculare un patogeno o parte di esso, poiché è la stessa cellula del nostro organismo a produrre una proteina virale in grado di stimolare la risposta immunitaria. Una tecnologia nuovissima che suscita molti interrogativi, sia dal punto di vista dell’efficacia che da quello della sicurezza. Anche quest’ultima piattaforma vaccinale fa la sua comparsa dopo pochissimi mesi dall’inizio della pandemia, supera i test clinici a tempo di record viene immessa sul mercato.

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