
Presentazione di Paolo Borgognone
Cosmopolitica e Geopolitica
Iniziamo a considerare il campo delle relazioni interstatali e a porci la domanda sulla natura del globalismo politico nella teoria delle relazioni internazionali. Da qui, si delineano gli strumenti di influenza ed egemonia che sono stati messi in atto nell’ultimo secolo dall’alta finanza internazionalista e dai globalisti politici per raggiungere i loro obiettivi strategici. Si tratta del dominio dei club di influenza e del mondo dei think tank: questi circoli di selezione e integrazione dei veri decisori politici di oggi, organizzati su scala planetaria. Questi circoli, come vedremo, seguono la forma e la progressione geopolitica del cosmopolitismo nel corso della storia contemporanea. In questo modo, costituiscono la spina dorsale di un sistema decisionale d’élite nascosto al grande pubblico. È anche attraverso questi gruppi di influenza che si svolge un processo ininterrotto di selezione e fusione delle élite manageriali e tecnocratiche occidentali verso una forma politica cosmocratica integrata.
Non fraintendetemi: se i globalisti politici sfruttano le capacità produttive e il genio creativo dei popoli occidentali per stabilire il loro dominio sul mondo, l’ordine mondiale che stanno sviluppando non è per noi un sistema specificamente “occidentale”, né tanto meno europeo, ma prima di tutto un sistema cosmopolitico. Il globalismo politico utilizza l’Occidente come piattaforma geopolitica internazionale per sostenere i sogni e le ambizioni di dominio planetario messianico di un manipolo di decisori esterni ai popoli europei. Questi decisori parassitari sono altamente organizzati e stanno portando avanti una rigorosa e meticolosa integrazione e fusione delle élite di tutte le zone che controllano all’interno del sistema mondiale contemporaneo.
Questi decisori sono guidati da un’ideologia e da una visione del mondo estranee alle tradizioni politiche del mondo europeo tradizionale. L’Europa tradizionale, di cui l’Occidente è già stato una problematica deformazione per diversi secoli, ma il cui globalismo politico, che oggi trionfa in tutto l’Occidente, ha davvero assunto la forma di un cancro globale. Una malattia metapolitica mortale le cui metastasi minacciano non solo i popoli esterni all’Occidente, ma in primo luogo gli stessi popoli occidentali. Anche se la consapevolezza degli aspetti deleteri e distruttivi del globalismo politico è ormai avvertita e sempre più compresa da ampi settori dell’opinione pubblica occidentale. Dalla sofferenza nasce la conoscenza, come insegnava il tragediografo e soldato Eschilo agli albori della nostra storia… E dalla conoscenza forse emergerà finalmente la consapevolezza politica e strategica necessaria per una rivolta strategica francese ed europea contro il globalitarismo.
In sostanza, l’attuale scontro geopolitico globale tra la parte occidentale e quella orientale dell’ordine mondiale è un confronto sistemico tra i globalisti politici, propagatori aggressivi ma mascherati di un piano di egemonia planetaria, e le potenze che vedono il loro interesse strategico nel preservare la sovranità e la centralità dello Stato nelle decisioni politiche e nella formazione della società. Da un lato, il mega-Leviatano tecno-manageriale e cibernetico delle più potenti multinazionali del mondo; dall’altro, i resti del Behemoth statalista e stato-centrico eurasiatico, che cerca di frenare e indirizzare il processo di post-globalizzazione in atto in un contesto di contrazione delle risorse naturali accessibili.
Da un lato c’è l’ordine cosmopolitico normativo, coercitivo e liquido della finanza globalista, dall’altro l’ordine statuale-giuridico e spaziale conservatore delle potenze politiche classiche. Cosmopolitica contro geopolitica, cibernetica contro politica, società aperta contro Eurasia.
Il libro dedica ampio spazio anche allo studio dei fondamenti geopolitici che hanno sostenuto il cosmopolitismo per oltre un secolo. Una prospettiva che fa luce su quella che definiamo la “lunga guerra mondiale” dei globalisti. Una guerra ininterrotta che combina il più duro imperialismo strategico con il soft power e la facciata dell’idealismo democratico “wilsoniano” e “sorosiano”, a seconda delle esigenze del momento. Approfondiamo anche la concreta catastrofe rappresentata dalla lunga guerra del globalismo contro le popolazioni del mondo nell’ultimo secolo.
La conoscenza dei fondamenti geostrategici del globalismo è essenziale per comprendere chiaramente le principali fratture dell’attuale ordine mondiale. Vedremo anche come esse facciano luce sull’attuale spaccatura tra Occidente ed Eurasia-Africa all’interno dell’attuale ordine mondiale.
Infine, affronteremo una dimensione essenziale di questo confronto, quella della lotta per la forma futura dell’ordine mondiale. Nonostante le apparenze, infatti, non tutto è perduto: la crisi attuale offre alla Francia un’opportunità insperata, forse l’ultima, di rompere con il globalismo. Per farlo, deve recuperare la sua sovranità strategica e unirsi alla schiera delle potenze realiste. Potenze che pongono lo Stato e la politica al centro del sistema di relazioni internazionali.
Il nostro obiettivo in questo libro non è quello di definire il “campo buono” – applicando categorie morali inappropriate alla disciplina della geopolitica – ma piuttosto di cercare di capire le forze in gioco per poterci collocare, combattere, sopravvivere e tramandare la nostra eredità civile, culturale e spirituale all’interno dello scontro contemporaneo tra potenze.
Nessuno è al di sopra dell’arena, perché «Polemos è il padre di tutte le cose» Citazione tratta dal frammento 53 Diels Kranz di Eraclito di Efeso, filosofo greco del IV-V secolo a.C. .
LA SOCIETÀ APERTA CONTRO L’EURASIA- Geopolitica del globalismo – ED. Anteo
Disponibile QUI
