Per i lettori di Giubbe Rosse oggi presento un breve approfondimento, in qualità di esperto del settore marittimo commerciale, sulla confusa situazione di questi ultimi mesi nel Mar Rosso, ovviamente non con l’intenzione di spiegare con certezza quanto stia accadendo, ma solo per offrire maggiori dettagli e spunti di riflessione.
27 febbraio 2024
Comincerei dalle ultime navi colpite dagli Houthi, la “Rubymar” e la Islander, sottolineando la tipologia di nave e la loro età. Si tratta di due cosiddette “General Cargo”, di quasi 30 anni. Già di per sé, direi che questa similarità rappresenta un’interessante coincidenza. Quello che, forse, può passare inosservato persino ad un addetto ai lavori e, certamente, passa inosservato a chi è estraneo all’industria marittima è che questo genere di navi è quello comunemente utilizzato per il trasporto di armi. L’età avanzata di queste imbarcazioni le rende le candidate ideali per questo tipo di traffico poco trasparente. Presumo che molti lettori abbiano visto il famoso film “Lord of War” con Nicholas Cage, che personalmente ritengo un capolavoro. Ricorderete che, quando viene fermato in mezzo al mare dall’ossessionato agente Valentine, la nave che il protagonista sta utilizzando non è esattamente una nuova costruzione appena varata da un cantiere. Non a caso. E se l’obiettivo degli attacchi fosse proprio il carico piuttosto che le navi stesse?
La domanda appare lecita soprattutto nel caso della Rubymar, considerato che la nave proveniva dagli Emirati Arabi Uniti, paese rinomato per essere uno dei principali hub di copertura per i traffici iraniani. Altra nota di rilievo, a tal proposito, viene dalla reale proprietà della nave, erroneamente scambiata per britannica. In realtà, verificando più approfonditamente, risulta di controllo libanese. Questo solleva più di un lecito dubbio. Difficilmente quel possibile carico poteva essere destinato ad Israele. Più probabilmente, ai suoi antagonisti nella regione e, di conseguenza, presunti alleati degli Houthi. Una stranezza? Forse no, se si considera che l’ultima nave precedentemente attaccata, una cisterna chiamata “Pollux” anche in quel caso erroneamente passata per britannica, pare trasportasse greggio russo. Ma questi Houthi non sono al soldo di quegli iraniani alleati della Russia? Qualcuno potrebbe pensare a una coincidenza o a uno sfortunato incidente. Peccato si trattasse minimo della quarta nave attaccata, mentre transitava con il prezioso oro nero russo.
Presumo che molti lettori a questo punto stiamo iniziando a erigere le giuste barricate di scetticismo, giustamente aggiungerei. Voglio tranquillizzarli subito premettendo che le stranezze sono lungi dal finire qui e li invito ad avere ancora un po’ di pazienza prima d’iniziare a formulare idee sulla questione in esame.
Ricapitoliamo un secondo la misteriosa comparsa di questi attacchi e di chi li stia mettendo in essere. Tutti sappiamo che negli anni scorsi lo Yemen è stato il teatro di scontro tra Iran ed Arabia Saudita, entrambi desiderosi di controllare il “paese maledetto”, ricco di risorse sottosfruttate e con una posizione geografica altamente strategica. Non è un mistero che in questa faida gli Houthi fossero sostenuti dall’Iran, mentre l’altra metà del paese vedesse l’Arabia Saudita schierata contro quando, altra coincidenza, il cessate il fuoco tra le due fazioni iniziato nel 2022 e proseguito l’anno scorso vide protagonista la mediazione di…indovinate un po’? ONU e Regno Unito. Piccola divagazione storica: sarebbe anche giusto ricordare che questo paese è una ex colonia britannica. Sappiamo bene come gli inglesi siano maestri nel mantenere forti presenze di intelligence sui territori precedentemente controllati. L’ottobre scorso successe poi quello che tutti sappiamo e nessuno si stupì che nel vicino Libano i soliti agguerriti Hezbollah si facessero subito trovare pronti a mettere pressione ad Israele sul proprio confine. Un po’ meno o, forse, per niente ci si aspettava, invece, che a sostenere Hezbollah vi fosse quella parte di Yemen controllata, per l’appunto, dagli Houthi. Cosa dovrebbe esserci di strano? Infondo, sono amici degli iraniani e, quindi, di riflesso anche di Hezbollah e dei palestinesi, giusto? Mica tanto. In realtà, questi misteriosi attacchi sono stati rivolti a chi, apparentemente, sembra stare dalla loro stessa parte. Vediamo perché.
Prendiamo in esame i principali danneggiati della limitazione di traffico attraverso il Mar Rosso, primo su tutti l’Egitto. Ebbene sì, perché il canale di Suez è una delle principali fonti di guadagno per questo paese sicuramente non amico né alleato d’Israele nella questione palestinese. Che dire poi del greggio russo? Forse in pochi sanno che, da quando non è più diretto verso l’Europa, la principale via di transito è diventata proprio quella che adesso gli Houthi stanno cercando di impedire. E ancora: siamo sicuri che gli USA e i loro alleati britannici, subito in prima linea con la reazione militare contro i presunti terroristi di turno, siano i principali danneggiati? O, per caso, a subire i maggiori danni è l’Europa, la quale, sempre per coincidenza, soffre la stessa sfortunata sorte economica del conflitto ucraino? E che dire di Israele? Sicuramente, qualche problema logistico lo patisce, ma non dimentichiamoci che si affacciano sul mare anche altrove e non è quindi completamente tagliata fuori dal traffico marittimo. Senza contare che, per quanto distante, una via terrestre li collega anche al Golfo Persico.
Ma la lista delle curiosità non finisce qui. Infatti, è degno di nota anche il fatto che da quasi 10 anni è presente sul territorio yemenita anche un certo Isis. Com’è piccolo il mondo, vero? E che dire poi di Al-Qaeda? Come potrebbe mancare a condire questo affascinante teatro di una nuova rappresaglia anglo-americana? Attiva nella regione fin dal 2001, ma che ancora nel 2016 giustificava la presenza del MI6 britannico nel paese per addestrare le truppe yemenite contro il fantomatico nemico terrorista. In aggiunta, giudicherei quasi incredibile, (o forse no?), che i perfidi Houthi siano stati tolti dalla lista dei terroristi internazionali dagli USA proprio nel 2021 dal presidente americano Joe Biden, fresco d’insediamento. Che dire, bel ringraziamento adesso scompaginargli il traffico marittimo globale.
Altre conseguenze indirette che potrebbero presto manifestarsi saranno nuove strozzature della famosa supply chain, come accaduto al tempo della (pseudo)pandemia, una nuova fiammata inflattiva e, manco a farlo apposta, un incremento delle temutissime emissioni. Il tutto causato dall’allungarsi delle rotte marittime. Sappiamo bene che nessuno più degli anglo-americani è determinato ad evitare questo genere di complicanze, giusto?
Ennesima stranezza, come se non ce ne fossero già a sufficienza, è rappresentata dal collaborazionismo degli altri paesi nella regione, uno su tutti il Qatar, storico amico dell’Iran, il quale mette a disposizione le proprie basi per la logistica degli attacchi anglo-americani contro gli Houthi, benché il loro effetto sia marginale. Forse qualcuno ricorderà quel conflitto siriano che vide 5 anni di bombardamenti congiunti anglo-americani con tanto di supporto di altri paesi che non sembravano sortire altro effetto che una costante avanzata del fantomatico Isis, salvo poi vederlo altrettanto stranamente debellato dall’intervento russo nel giro di pochi mesi. Strano che, anche all’epoca, fossero sempre gli stessi attori nella regione ad essere sospettati, per non dire apertamente accusati, di essere attori primari in quello stesso conflitto. Una delle poche certezze di tutta questa faccenda è che misteriosamente questi ribelli o terroristi che chiamar si voglia hanno sicuramente usato la guerra palestinese come pretesto per fare il loro debutto sulla scena internazionale ed ora fanno conferenze stampa per ricevere l’attenzione di tutto il mondo, attribuendosi fieramente ed impunemente attacchi a navi commerciali che hanno l’unica colpa di transitare vicino alle loro coste. Non sono pochi gli analisti specializzati che ritengono che gli Houthi di oggi sfuggano al controllo dell’Iran e che, se anche domani Israele ed Hamas firmassero una tregua, probabilmente i loro attacchi non si arresterebbero.
Perché l’Iran gli reggerebbe il gioco allora? Una possibilità è essere che l’Iran non ci farebbe una gran figura a livello mediatico. Molto meglio usarli a livello propagandistico e fingere di mostrare i muscoli piuttosto che essere additati di aver creato una nuova scheggia impazzita. Tanto, i media occidentali li accuserebbero comunque di mentire e di essere i loro mandanti.
E se invece, sotto sotto, gli Houthi avessero trovato un nuovo sostenitore occulto, che finge di combatterli con la destra, mentre li tutela con la sinistra? Ad esempio perché si è appena concluso un annus horribilis per il comparto delle materie prime. In particolare, guarderei con attenzione una certa merce essenziale, il TTF, che continua con un declino inesorabile del prezzo. Sarà mica che sta iniziando a picchiare sulle tasche di quasi tutti gli attori coinvolti?
Solo congetture, naturalmente, che qualcuno non mancherà di definire complottismo. Più passano gli anni e si accumulano gli eventi, però, più si fatica a credere alle narrative dominanti. Ciò mi induce a sospettare che le cose raramente siano come ci vengono raccontate, indipendentemente dal lato della barricata da cui arrivano. Come ho anticipato all’inizio, non era mia intenzione raccontare cosa sta veramente succedendo nel Mar Rosso. Mi sono limitato a sollevare dubbi e a offrire una serie di spunti di riflessione. Siamo proprio sicuri, vero, che i fatti siano veramente quelli che ci vengono raccontati degli organi d’informazione?
Grande Jack!
[…] Fonte: Giubbe Rosse News […]