L’editoriale del lunedì

L’Ucraina perde sul campo, ma solo perché gli Stati Uniti e l’Europa non hanno fatto abbastanza per aiutarla. Naturale che questa tesi venga sostenuta da Zelensky, che da due anni è costretto a chiedere continuamente armi e fondi per continuare la guerra, agitando lo spettro dell’invasione di altri paesi europei e la “minaccia ai valori occidentali”. Il problema è che sta diventando anche la tesi preferita in Occidente da tutti coloro che finora spingevano per l’invio di armi e aiuti all’Ucraina nella convinzione di poter sconfiggere la Russia e ricacciarla dentro i suoi confini dopo averla privata addirittura della Crimea. Una tesi comoda, a ben guardare, perché, se da un lato ammette che il conflitto non sta andando al momento come auspicato e pronosticato fino a pochi mesi fa, dall’altro salva l’assioma di fondo, quello cioè secondo cui l’Occidente è comunque superiore alla Russia. Se l’Occidente perde, insomma, è solo perché non fa abbastanza, perché i repubblicani al Congresso USA bloccano i fondi, perché i cittadini europei, pavidi, egoisti e, magari, pure “amici di Putin”, come li ha definiti solo ieri la signora von der Leyen, mettono limiti ai propri governi e impediscono di fare di più.

Una tesi comoda che nasconde una serie di verità assai più scomode. Ad esempio, che è proprio la capacità industriale europea e americana ad essersi rivelata inadeguata a sostenere una guerra come quella che si combatte da ventisei mesi in Ucraina, se è vero come è vero che a marzo l’Unione Europea ha fornito all’Ucraina meno della metà dei proiettili di artiglieria promessi un anno fa. O che consegnare altri sistemi di difesa antiaerea, altri carri armati e caccia all’Ucraina significherebbe per molti stati sguarnire le scorte delle proprie difese oltre la soglia critica. L’amara verità è che, dopo aver rifiutato, anzi impedito ogni possibile negoziato con la Russia, l’Occidente ha obbligato l’Ucraina a combattere in suo nome e a sacrificare i propri uomini e la propria terra oggi in cambio di una promessa di integrazione nella NATO e nell’UE domani. Non solo l’Occidente ha usato l’Ucraina come carne da cannone: ha anche largamente sovrastimato la propria capacità, confidando nei propri mezzi prima ancora di averli messi alla prova. Se le guerre si vincessero su X o in certi talk-show televisivi, nessuno dubita che a quest’ora l’esercito ucraino sarebbe alle porte di Mosca. Peccato che la realtà abbia l’abitudine di essere testarda e raramente segua la narrativa degli influencer più gettonati.

La classe dominante occidentale si trova oggi di fronte alla necessità di spiegare all’opinione pubblica il proprio fallimento. E, come tipico di tutti i fanatici, sceglie ovviamente la tesi più autoassolutoria, ossia quella che non mette in discussione il paradigma della propria incontestata e incontestabile superiorità tecnologica, militare, politica, civile, morale. Se non vince, è solo perché non fa abbastanza o perché qualcuno ha sbagliato i calcoli. E allora bisognerà identificare alla svelta quel qualcuno e addossargli l’intera responsabilità del fallimento. Il dogma non si discute, se mai sono gli esecutori che qualche volta sbagliano e vanno puniti.

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