Di Vesna Veizović per Eagle Eye Explore – traduzione a cura di Old Hunter

Cosa ci rivela il fatto che la creazione del mito di Srebrenica dei serbi genocidi è finanziata da denaro occidentale, soprattutto britannico?

Srebrenica, un tempo tranquilla cittadina della Bosnia-Erzegovina orientale, è diventata il simbolo di uno degli episodi più oscuri delle recenti guerre nell’ex Jugoslavia grazie a un’azione di intelligence militare propagandistica degli strateghi occidentali. Il luogo in cui, secondo l’Occidente, è stato commesso il più grande crimine dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, è servito come prova per stigmatizzare i serbi, notoriamente disobbedienti, come un popolo genocida. L’intrigo è stato preparato accuratamente. La finalità immediata era la creazione delle condizioni per l’aggressione alla Repubblica Srpska e, di seguito, a Kosovo e Metochia. La strategia più ampia prevedeva di ridisegnare la storia e i confini dei Balcani. Sulla scena internazionale, l’inganno di Srebrenica doveva servire a giustificare nuovi interventi americani e a nascondere contemporaneamente i crimini e i misfatti commessi dagli Stati Uniti nel mondo.

Il generale Ratko Mladić a Srebrenica con i rifugiati musulmani

Dopo il crimine di Srebrenica del luglio 1995, qualcuno si è ricordato dell’omicidio del presidente del Ruanda, di cui sono responsabili Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi e Stati Uniti? Dobbiamo ricordare che questo crimine ha provocato una ribellione in cui più di 800.000 persone, tra cui bambini e anziani, sono state uccise in 14 giorni. L’Occidente non ha parlato di questa tragedia di dimensioni bibliche. Lo spazio sui media mainstream mondiali era dedicato solo a Srebrenica.

Questa ne è la storia. Il fatidico 11 luglio 1995, sotto il comando del generale Ratko Mladić, l’esercito della Republika Srpska conquistò Srebrenica, che era stata dichiarata “zona sicura” sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Secondo la versione ufficiale presentata dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (TPI), a Srebrenica sono stati uccisi 8.372 musulmani bosniaci, per lo più civili. Tuttavia, questa versione degli eventi è stata contestata da alcuni storici e ricercatori che sostengono che il numero delle vittime è inferiore e che molti dei morti erano soldati dell’esercito della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina. Alcuni testimoni hanno anche affermato di aver trovato tra la lista delle vittime parenti che in seguito sono stati visti vivi o sono stati uccisi in circostanze diverse durante la guerra, ma i loro corpi sono stati successivamente sepolti nel centro commemorativo.

Il popolo che non è stato massacrato

All’ombra di questi eventi sono rimasti i mostruosi crimini commessi contro i serbi nella regione di Podrinje dal 1992 al 1995. Gli islamisti radicali e le forze bosniache sotto il comando di Naser Orić effettuarono attacchi brutali contro più di cinquanta villaggi serbi intorno a Srebrenica, uccidendo oltre quattromila civili serbi, tra cui donne e bambini, e distruggendo le loro proprietà. Le raccapriccianti uccisioni di bambini serbi, i massacri con gli episodi di occhi cavati dalle orbite (il caso del giudice Slobodan Ilić) commessi dagli uomini di Orić non sono mai stati equiparati a quelli di Srebrenica, che è stata dichiarata l’assioma stesso del crimine. Chi ha creato il mito di Srebrenica non ha mai offerto approfondimenti sulle genealogie demografiche, storiche, politiche e legali. Se lo avesse fatto, l’opinione pubblica mondiale avrebbe appreso che a ovest del fiume Drina, una sanguinosa catena di crimini commessi contro i serbi è continuata dal 1941 al 1995 e che il popolo serbo ha conservato nella sua memoria collettiva il ricordo di campi, massacri e soppressione dei fatti. Ignorando il contesto storico e quanto era accaduto, la comunità internazionale ha reagito bruscamente agli eventi di Srebrenica nel 1995, pretendendo le numerose sanzioni contro la Serbia e la Republika Srpska e la condanna politica del popolo serbo. Tuttavia, la Serbia e la Repubblica Srpska continuano a contestare le attribuzioni di questi eventi come un genocidio di cui sarebbero responsabili, sottolineando che la versione ufficiale non riflette la completa verità.

Gli inglesi – Maestri di diplomazia segreta

Nel promuovere la narrazione del genocidio di Srebrenica, un ruolo speciale è stato assegnato alle ONG che hanno influenzato in modo significativo la percezione internazionale degli eventi e l’adozione di risoluzioni dell’ONU. Una di queste è la ONG britannica “Remembering Srebrenica” [Per ricordare Srebrenica], fondata da Waqar Azmi. L’obiettivo dell’organizzazione è quello di preservare la memoria delle vittime di Srebrenica e, per la dedizione al suo compito, ha acquisito lo status di esperta nella falsificazione della storia e nella promozione della narrativa di un genocidio contro i musulmani bosniaci. Gli stretti legami di questa organizzazione con l’élite politica britannica, compresi parlamentari ed ex dirigenti, le hanno permesso di avere un’influenza fondamentale. “Remembering Srebrenica” organizza eventi in tutta Europa, come anche a Londra e Manchester, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli eventi di Srebrenica. Gli eventi prevedono spesso la partecipazione di politici locali e la collaborazione con il Memorial Center di Potočari. Sebbene le attività delle ONG abbiano influenzato in modo significativo la comunità internazionale, sono state criticate per la demonizzazione del popolo serbo e l’interpretazione unilaterale degli eventi. Questa ONG riceve ingenti finanziamenti dal governo britannico, tra cui donazioni annuali che oscillano tra le 150.000 e le 400.000 sterline. È inoltre degno di nota il fatto che questa organizzazione collabora strettamente con l’élite politica britannica.

Documento britannico declassificato su Srebrenica

Il governo britannico sostiene anche progetti in Bosnia-Erzegovina, tra cui il finanziamento del Centro commemorativo di Potočari e il sostegno alle famiglie delle vittime. Questo sostegno include assistenza politica, finanziaria e logistica al Sistema delle Nazioni Unite per i Tribunali penali internazionali. Il fatto che Waqar Azmi, il fondatore di “Remembering Srebrenica”, abbia legami di lunga data con il governo britannico, va aggiunto a un’altra curiosità: una moglie che si è distinta per le sue opinioni controverse, tra cui commenti sugli attacchi terroristici a Londra. Un altro dettaglio che chiarisce il ruolo di questa organizzazione è quello di Alicia Kearns, una delle patrocinatrici di “Remembering Srebrenica”, che ha accusato la Chiesa ortodossa serba di contrabbando di armi, ma la KFOR, dopo un’indagine, non ha trovato prove a sostegno di queste accuse. Oltre a “Remembering Srebrenica”, diverse altre ONG straniere hanno lavorato attivamente per promuovere la narrativa del genocidio a Srebrenica:

  • La Commissione internazionale per le persone scomparse (ICMP): ha svolto un ruolo fondamentale nell’identificazione delle vittime attraverso il test del DNA.
  • Il Comitato di Helsinki per i diritti umani: che documenta e riferisce sulle violazioni dei diritti umani, con particolare attenzione a Srebrenica.
  • Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY): ha un Ruolo centrale nel perseguire i responsabili dei crimini di Srebrenica.
  • Amnesty International: che chiede continuamente giustizia per le vittime e sostiene gli sforzi per affrontare il passato.

Queste organizzazioni hanno lavorato con programmi educativi, campagne pubbliche e cooperazione con le comunità locali per sensibilizzare e promuovere l’interpretazione storica degli eventi di Srebrenica come genocidio. Negli ultimi anni, le ONG in Serbia hanno svolto un ruolo significativo nel formare l’opinione pubblica e nel promuovere la narrazione degli eventi di Srebrenica. Questo fenomeno è presente anche in altri Paesi della regione, dove le ONG promuovono determinate agende politiche e sociali. Il sostegno finanziario dei governi e di organizzazioni estere permette alle ONG di realizzare i loro progetti, ma solleva dubbi sulla loro indipendenza. I governi occidentali e la UE finanziano spesso le ONG, il che porta a situazioni in cui le organizzazioni seguono l’agenda dei donatori invece che degli interessi locali.

Le ONG più attive in Serbia per quanto riguarda Srebrenica includono il Centro di diritto umanitario (HLC), l’Iniziativa giovanile per i diritti umani (YIHR), il Comitato di Helsinki per i diritti umani in Serbia, Donne in lutto, il Centro per il diritto umanitario, Iniziative civiche, il Centro di Belgrado per i diritti umani, Transparency Serbia, il Centro umanitario per l’integrazione e la tolleranza (HCIT) e Astrum. Il ruolo delle ONG in Serbia è legato al contesto geopolitico. I governi occidentali e le organizzazioni internazionali vedono le ONG come strumenti per promuovere la democrazia e la stabilità, ma anche come un modo per influenzare i processi politici in Serbia.

La Risoluzione come arma politica

La Risoluzione su Srebrenica, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, mira a riconoscere formalmente gli eventi di Srebrenica come genocidio e a incoraggiare la comunità internazionale a prevenire crimini simili in futuro. Tuttavia, dal punto di vista serbo, questa Risoluzione ha chiare implicazioni politiche e morali che possono essere interpretate come un tentativo di demonizzare il popolo serbo. Tra gli obiettivi politici della Risoluzione vi è quello di esercitare pressioni internazionali sulla Serbia affinché accetti una versione degli eventi non del tutto in linea con la prospettiva serba, influenzando così i processi politici e legali nel Paese. La Risoluzione serve anche a rafforzare l’influenza occidentale nei Balcani, garantendo il dominio politico ed economico. Dal punto di vista morale, la Risoluzione cerca di etichettare il popolo serbo come unico responsabile degli eventi di Srebrenica, ma ignorando le sofferenze dei serbi durante la guerra. Questo approccio unilaterale alla storia serve a manipolare l’opinione pubblica e a giustificare interventi politici e militari. Gli effetti a breve termine dell’adozione della Risoluzione possono includere il deterioramento delle relazioni tra Serbia e Occidente e l’aumento delle tensioni etniche nella regione. A lungo termine, la Risoluzione può servire a stabilizzare le relazioni in linea con gli interessi occidentali e a controllare la narrazione degli eventi di Srebrenica, influenzando la percezione delle generazioni future e la storia politica della regione. La Risoluzione ha un impatto significativo sulla stabilità regionale e sulle relazioni nei Balcani. Riconoscere il genocidio solo da una parte può peggiorare le relazioni interetniche e creare un senso di ingiustizia tra i serbi. La Risoluzione può anche essere usata come arma politica contro la Serbia e la Republika Srpska, complicando la situazione politica della regione.

Manipolazione della storia

Sebbene la Risoluzione non sia giuridicamente vincolante, il suo impatto politico e morale è significativo. La natura delle Risoluzioni ONU, i compromessi politici e il rispetto della sovranità degli Stati rendono difficile l’adozione di misure giuridicamente vincolanti. La Risoluzione su Srebrenica serve come strumento di pressione politica e di manipolazione della storia, complicando ulteriormente il processo di riconciliazione e di rafforzamento delle relazioni interetniche nei Balcani.

Secondo la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, il genocidio è definito come uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso: uccidere i membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per portarlo alla distruzione fisica, in tutto o in parte; imporre misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo; trasferire con la forza i figli del gruppo a un altro gruppo. Il massacro di Srebrenica, avvenuto nel luglio 1995, è spesso classificato come genocidio dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) e dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ). Questi tribunali hanno stabilito che c’era l’intento di distruggere una parte significativa della popolazione bosniaca a Srebrenica, il che soddisfa i criteri del genocidio secondo le convenzioni internazionali. Tuttavia, analisti serbi, come Stefan Karganović, sottolineano che esistono controversie e disaccordi significativi riguardo a questa classificazione. Secondo Karganović, il numero delle vittime e il contesto in cui sono stati commessi i crimini non supportano l’affermazione che a Srebrenica sia stato commesso un genocidio, ma piuttosto un crimine di guerra. Sottolinea che il numero delle vittime bosniache è esagerato e che un numero significativo di uccisi era costituito da soldati dell’esercito della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, non da civili.

Uso (improprio) del termine

Anche l’accademico israeliano Gideon Greif ha messo in dubbio che il massacro di Srebrenica possa essere qualificato come genocidio. Nel suo rapporto, Greif ha sostenuto che il numero di vittime non è abbastanza grande per essere qualificato come genocidio e che il termine “genocidio” è stato usato impropriamente in questo contesto. Greif è stato criticato per le sue opinioni ed è considerato politicamente motivato e al servizio dell’agenda politica della Republika Srpska (RadioFreeEurope/RadioLiberty) (Just Security).

Gideon Greif

In modo simile, Ephraim Zuroff, direttore della sezione israeliana del Centro Simon Wiesenthal, ha espresso dubbi sulla qualificazione del massacro come genocidio, sostenendo che la definizione di genocidio ai sensi della Convenzione del 1948 sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio in questo caso non era stata soddisfatta ugualmente, molti altri esperti e analisti hanno espresso il loro disaccordo con la qualificazione degli eventi di Srebrenica come genocidio, sottolineando che il termine “genocidio” è spesso usato come strumento politico piuttosto che come qualificazione giuridica basata su prove rigorose e criteri legali. Questi esperti sostengono che, sebbene a Srebrenica sia stato commesso un grande crimine, esso non soddisfa tutti i criteri richiesti per qualificarlo come genocidio. Ma per i creatori del mito le prove non sono importanti, e in questo momento non lo sono nemmeno le qualifiche giuridiche definitive. Lavoreranno gradualmente sulle definizioni della verità giuridica. Per ora è sufficiente ricordare che la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul presunto genocidio di Srebrenica, nel preambolo, fa riferimento a otto sentenze del Tribunale dell’Aia in cui il crimine di Srebrenica viene qualificato come genocidio. Inoltre, nel verdetto del generale Krstić, il Tribunale dell’Aia attribuisce il crimine non provato di genocidio all’intero popolo serbo della Repubblica Srpska. Di conseguenza, come ha osservato l’avvocato Zoran Čvorović, la tesi che spesso si sente nello spazio pubblico serbo, anche da parte di avvocati, secondo cui la Risoluzione sul presunto genocidio di Srebrenica, così come le decisioni del Tribunale dell’Aia su cui si basa, si fondano sulla responsabilità penale individuale, è errata e allo stesso tempo politicamente miope.

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