Il nostro esser-ci, in questo caso attraverso l’arte, dovrebbe condurci verso un sistema di vita in completa armonia con la natura e dunque con la nostra terra, l’aria, l’acqua e tutte le specie animali e vegetali per non divenire – in un futuro prossimo – semplici marionette senza pensiero critico e in balìa completa degli eventi. Tutti dovremmo essere albero, ruscello, muretti in pietra, nuraghi, la terra secca e arida, le nuvole, il filo d’erba verde, il Sole, la Luna, le lucciole e le infinite stelle che ormai non si vedono più.

Lungo questa strada – fra alte siepi tra rami giovani: luminosissimi, e oleandri vuoti d’odori: fragranze originarie – immagino un percorso diverso, una via secondaria/contraria – opposta – differentemente insolita; lungo questi stagnanti margini cerco sempre costantemente una nuova una via d’uscita per non sprofondare in questa melma di mare, di fango e di false voci metalliche, per non privarmi ancora una volta della pienezza di un intero e preziosissimo giorno e di una preziosissima e sensualissima notte:
Nyx – ormai spanta nei miei occhi e nella mia psiche.
Batto costantemente i polpastrelli lungo l’anca destra – per segnalare un ritmo: “MIO OH MIO” –, per scansionare temporalmente la mia esistenza – dato che fino a questo momento la mia essenza è stata suppergiù sincopata – improvvisata, senza ritmo direi.
Polvere di stelle lungo il sentiero ricoperto di neve: bianchi fiocchi d’acqua privi anch’essi di tono; e le impronte lasciate indicano una strada da percorrere/percorsa, forse da ripercorrere.
Dietro un piccolo arbusto – impossibile definirne la varietà – piccoli funghi: miceti allucinogeni.
Ricordo il preziosissimo suggerimento dell’albarello: del vecchio buon senso: «Non soffocare i tuoi impulsi, gli amori, i tuoi pensieri, la tua anima, la tua vita; non uccidere il tuo soffio. Sarai dannato, e la tua esistenza sarà un calvario, non costringerli/costringerti a vivere nel buio delle eterne notti; la luna nuova risplenderà di luce propria, anche se gli altri non vedranno niente. Solo tu vedrai sempre al di sopra delle nuvole, al di sopra dei cieli e dei cirri leggendari greci e raggiungerai può darsi i tre anelli, come arcobaleni notturni. Ora mio caro ti lascio in dono la mia sapienza: un piccolo fiore imperfetto».
I Soli risplenderanno e le foglie espanderanno eterna luminosità.
Attendo tuttora un’illuminazione – per fuoriuscirne da questo inferno imponente e nerissimo –, e proseguo ostinato lungo questo sentiero ricoperto di piume d’oche e sassi dorati.
Il cielo blu stellato è ben visibile – e tutto intorno è oscuro –, e nessuna delle false ipocrite luci invadono la prospettiva zenitale della sola e autentica stella polare. E le aurore boreali visibilissime – attraverso il ritorno di un attuale mito interno – si confonderanno e si sparpaglieranno in un unico e sublime bagliore, per un’ultima ed eterna volta.
Attraverso il bosco nero interno di Hoddmímir – vissuto solitario per interi giorni e intere notti – ho circumnavigato questa massa scura senza mai vedere, o perlomeno sporadicamente, la luce filtrare fra i rami e le chissà verdi foglie. Non saprò mai come ci arrivai in questo luogo scuro-sacro! Forse – dentro questo involucro fitto di rami –, forse ci son nato; ho invocato Dio chissà quante volte chiedendogli libertà di cercare, di capire per quale radice ho vissuto senza malizia tutto questo tempo dentro questo nero e rizomatico bosco eterno.
Perché queste sofferenze interne? perché questi veleni inconfessati? percepirò ancora il profumo dei fiori? osserverò le lucciole illuminare il sentiero? quali discorsi dialogici filosofici/fitologici/filologici permetteranno al mio essere di espandersi costantemente e senza limiti/barriere intellettuali terrene? Quale nebula impedirà al Sole di manifestarsi? per quale ragione? De-ipostasi terrena?
La mia Natzione è una nuova Ninive? Sarà un nuovo giudizio?