
di Philip Giraldi per The Unz Review – traduzione a cura di Old Hunter
Gli Stati Uniti devono disimpegnarsi dalla morsa mortale israeliana
Ci sono alcune semplici verità che circondano tutte le assurdità vomitate dagli agenti di Israele e dai suoi sostenitori negli Stati Uniti, in Canada, in Europa e altrove nel mondo anglosassone. Innanzitutto, Israele non è una democrazia e non lo è mai stata sin dalla sua fondazione, più di settantacinque anni fa. Ha usato massacri di interi villaggi e altri atti di terrorismo assortiti per cacciare tre quarti di milione di palestinesi indigeni dalle loro case. Ha poi approvato leggi per proibire qualsiasi ritorno a casa a quei rifugiati. Molti di quegli sfollati vivono ancora oggi in insediamenti finanziati dalle Nazioni Unite (UNRWA), fino a poco tempo fa a Gaza e anche nei paesi vicini. Agli ebrei della diaspora senza radici nella Palestina storica è stato permesso, per fare un paragone, di entrare e stabilirsi liberamente e hanno ricevuto le proprietà palestinesi rubate. I palestinesi che non sono fuggiti e che purtroppo si sono ritrovati all’interno dei nuovi confini israeliani avevano solo diritti limitati rispetto ai loro vicini ebrei, anche se molti di loro erano nominalmente cittadini israeliani. In secondo luogo, si afferma che Israele è un alleato stretto e un amico degli Stati Uniti e delle altre nazioni costrette a sostenerlo. Nel suo recente discorso alla sessione congiunta del Congresso degli Stati Uniti, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso un concetto che suonava più o meno così: “Amici miei, se ricordate una cosa, una cosa sola di questo discorso, sarà questa: i nostri nemici sono i vostri nemici, la nostra lotta è la vostra lotta e la nostra vittoria sarà la vostra vittoria”. Questa frase ha fatto alzare in piedi e applaudire i membri del Congresso riuniti, ma è stata un’affermazione falsa come il resto delle affermazioni che hanno riempito la lezione di Bibi durata quasi un’ora. In realtà, Israele non è un vero alleato di nessuno, anche se i politici americani, totalmente comprati e pagati, si dilettano a ripetere questa favola. Le alleanze sono per loro stessa natura reciproche ma Israele non ha stipulato alcun accordo per aiutare nessun altro paese che potrebbe essere attaccato. In effetti, anche definire un attacco a Israele è problematico in quanto non ha dei confini fissi, perché è una potenza occupante su gran parte di quella che un tempo era la Palestina. Gli Stati Uniti, al contrario, non hanno migliorato affatto la situazione promettendo ripetutamente di “difendere” Israele anche se lo stato ebraico dovesse iniziare una guerra, che è proprio ciò a cui stiamo assistendo in questo momento con gli assassinii e i continui tintinnar di sciabola di Netanyahu diretti contro Libano, Siria e, soprattutto, l’Iran. In realtà, a Israele non importa nulla delle vite o del benessere di americani, inglesi e altri che il loro testo sacro, il Talmud e molti israeliani, considerano dei subumani che esistono solo per servire gli ebrei. Quei goyim sono poco più che fonti di denaro, armi e coperture politiche mentre gli “eletti” devastano il Medio Oriente e si impegnano in un genocidio per raggiungere il loro obiettivo di ottenere un Grande Israele libero dai palestinesi che vada dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo, con alcune altre parti dei loro vicini come Egitto e Libano. Ci sono molte prove di prima mano, provenienti da politici e rabbini israeliani, che confermano il completo disprezzo di Israele per le vite dei non ebrei, sia tra i suoi “amici” che tra i suoi nemici, e la sua totale disponibilità a vederli uccidere o morire di fame senza alcun rimorso. A peggiorare la situazione è il fatto che gli israeliani hanno talmente corrotto i governi federali e statali degli Stati Uniti a diversi livelli e in così tante operazioni che il cittadino medio che viene maltrattato o addirittura ucciso da Israele non troverà il Dipartimento di Stato o la magistratura interessati a mettere in difficoltà i sionisti chiedendo risposte su ciò che è avvenuto. Raramente si cerca di punire i responsabili, che spesso sono soldati o coloni vigilantes armati. La risposta standard nelle conferenze stampa al Dipartimento di Stato quando un americano è stato ucciso, come nel recente caso della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, è quella di affermare che Israele condurrà senza dubbio un’indagine appropriata sull’eventuale crimine, cosa che il portavoce del governo statunitense sa con certezza essere una bugia. Israele non punisce quasi mai i suoi soldati o poliziotti e nemmeno i suoi coloni armati per aver ucciso arabi o stranieri. E in molti casi il governo degli Stati Uniti interviene per insabbiare il crimine anche quando le vittime sono uno o più cittadini americani. Si possono facilmente citare numerosi casi in cui il governo israeliano si è sentito così libero da possibili conseguenze da uccidere deliberatamente o creare un incidente che avrebbe potuto ferire degli americani, senza preoccuparsi di eventuali ritorsioni da parte di Washington. Questa è la tragedia in corso: il governo americano è stato così “occupato” e controllato dal mostro israeliano che non ha più la capacità di reagire razionalmente quando sono in gioco interessi reali. È il caso dell’attuale flotta americana, altamente vulnerabile, che si sta dirigendo verso il Medio Oriente per “difendere” Israele dal Libano e dall’Iran, in risposta all’innesco di una nuova crisi regionale da parte del governo di Netanyahu, che ha recentemente compiuto omicidi di alto livello in entrambi i Paesi. Se si arriverà alla guerra, i giovani americani saranno senza dubbio mandati dai loro leader a morire per proteggere Israele, un criminale di guerra. E la situazione non potrà che peggiorare con le prossime elezioni. Se Kamala Harris vincesse, la linea politica del Partito Democratico sul Medio Oriente è impegnata a continuare ad armare e finanziare il genocidio dei palestinesi da parte di Israele. Non sarà un cambiamento rispetto a quanto sostenuto dall’assassino Joe Biden e il marito ebreo della Harris che si è già impegnato a guidare la lotta contro l’antisemitismo negli Stati Uniti, affermando: “So che… gli Stati Uniti continueranno a stare dalla parte di Israele e combatteranno la marea crescente dell’antisemitismo”. Ciò significa che Israele e gli ebrei americani, che costituiscono il gruppo demografico più ricco e potente degli Stati Uniti, continueranno a beneficiare e a essere coccolati e protetti a spese dei contribuenti. E addio alla libertà di parola o di associazione negli Stati Uniti se in qualche modo ciò comportasse una critica a Israele o al comportamento di gruppi ebraici. Se Donald Trump vincerà a novembre, sarebbe ancora peggio, visto che si è impegnato a ulteriormente potenziare i gruppi ebraici. Trump, che non è esattamente un noto studioso dell’Olocausto, ha detto che ciò che sta succedendo in questo momento negli Stati Uniti “è esattamente quello che stava accadendo prima dell’Olocausto”. Di recente ha promesso di ripristinare il potere della lobby israeliana sul Congresso durante un evento di “lotta all’antisemitismo” con donatori ebrei e la mega-donatrice pro-Israele Miriam Adelson. All’inizio di quest’anno, è stato riferito che la Adelson, vedova del defunto magnate miliardario dei casinò Sheldon Adelson, avrebbe donato a Trump 100 milioni di dollari per la sua campagna in cambio del suo consenso all’annessione della Cisgiordania da parte di Israele. Trump ha anche promesso che avrebbe bloccato o addirittura deportato gli antisemiti, affermando “Attuerò un forte screening ideologico di tutti gli immigrati. Se odiate l’America, se volete abolire Israele, se non vi piace la nostra religione (e molti di loro non la amano), se simpatizzate con i jihadisti, allora non vi vogliamo nel nostro Paese e non ci entrerete”. Trump ha continuato su questa linea, dicendo che “anni fa” se dicevi “qualcosa di male su Israele o sul popolo ebraico eri finito come politico… La lobby più potente in questo paese era di gran lunga Israele e il popolo ebraico. Oggi, è quasi come se non fosse così? Che cosa è successo? Che fine ha fatto il [Senatore Chuck] Schumer? Cosa è successo a tutte queste persone? Schumer è come un palestinese… È un membro di Hamas?”. Rivolgendosi alla Adelson, ha continuato: “Il potere, Miriam, di questa lobby così potente è stato per il bene, non per il male. Quindici anni fa era la più potente in assoluto, non poteva esserci una ‘AOC [Alexandria Ocasio-Cortez eletta al Congresso] più altri tre’, non avrebbero avuto alcuna possibilità di essere eletti da nessuna parte e oggi hai una AOC e alcune di queste persone e sono uh, piuttosto violente, piuttosto violente e odiano Israele e odiano gli ebrei”.
È una promessa incredibile, sorprendente soprattutto per la sua ignoranza, poiché la lobby israeliana possiede già entrambi i principali partiti politici e gestisce da anni la politica estera degli Stati Uniti e il cosiddetto Dipartimento di Giustizia. Gli Stati Uniti hanno anche incarichi a livello di ambasciatorie che si occupano di antisemitismo e del cosiddetto olocausto, entrambi gestiti e diretti da ebrei. Si tratta dell’ Inviato speciale per il monitoraggio e la lotta all’antisemitismo e dell’Ufficio dell’Inviato speciale per le questioni relative all’Olocausto. A conferma di quanto sostenuto da Trump, chiunque abbia trascorso un po’ di tempo a Washington e si sia ragionevolmente impegnato nell’osservare il fiasco che vi si sta consumando, potrebbe concordare sul fatto che la lobby estera più potente è quella di Israele, sostenuta da una vasta rete interna che esiste per proteggere e nutrire lo Stato ebraico. In effetti, è proprio l’elemento interno di questa lobby a darle forza, sostenuta da think tank straordinariamente ben finanziati e da media d’informazione e d’opinione che sono chiaramente a favore di Israele quando si tratta di sviluppi in Medio Oriente. Il potere di quella che preferisco chiamare lobby ebraica, perché è da lì che provengono il denaro e l’accesso politico, si manifesta anche a livello statale e locale, dove gli sforzi per boicottare pacificamente Israele a causa dei suoi crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità sono stati puniti e persino criminalizzati in più di trenta Stati. In diversi Stati, tra cui la Virginia, accordi commerciali speciali sono concepiti per avvantaggiare le aziende israeliane a spese dei residenti e dei contribuenti locali, che non hanno voce in capitolo su ciò che viene fatto per loro conto. Il controllo ebraico delle questioni e delle funzioni governative che stanno a cuore ai sionisti americani spiega anche perché nessun gruppo pro-Israele sia mai stato costretto a registrarsi ai sensi del Foreign Agents Registration Act (FARA), anche se opera apertamente e illegalmente per conto di un Paese straniero. È anche il modo in cui Israele è sfuggito a qualsiasi censura per aver rubato materiale e tecnologia per sviluppare il proprio arsenale nucleare segreto, per il quale gli verrebbe negato qualsiasi aiuto se le leggi statunitensi in materia fossero effettivamente applicate dal Dipartimento di Giustizia. Israele dovrebbe anche essere bloccato dal ricevere armi o aiuti in base alla legge Leahy degli Stati Uniti perché si è reso colpevole di crimini di guerra, fino al genocidio. Ha sempre avuto mano libera nel commettere crimini di guerra e crimini contro l’umanità senza che il Presidente o il Segretario di Stato, entrambi attualmente sionisti dichiarati, dicessero una parola. L’ultimo Presidente degli Stati Uniti a confrontarsi seriamente con la lobby ebraica/israeliana è stato John F. Kennedy e per la sua temerarietà potrebbe aver pagato il prezzo più alto. Pochi americani sono a conoscenza della più grave uccisione di loro concittadini da parte di Israele durante l’attacco alla nave USS Liberty dell’8 giugno 1967, che uccise 34 marinai americani e ne ferì altri 171 in un attacco di due ore, chiaramente inteso a distruggere la nave che raccoglieva informazioni operando a quello scopo legalmente in acque internazionali durante la Guerra dei Sei Giorni in corso tra Israele e i suoi vicini arabi. Gli israeliani, i cui aerei avevano coperto i contrassegni della Stella di Davide, avevano attaccato ripetutamente la nave dall’aria e con cannoni e torpediniere dal mare. Cercavano di affondare la nave, per darne la colpa all’Egitto in modo che gli Stati Uniti rispondessero attaccando i nemici arabi di Israele. Un sopravvissuto alla Liberty, Joe Meadors, ricorda come “Nessun membro del Congresso ha mai partecipato al nostro servizio commemorativo annuale presso l’Arlington National Cemetery nell’anniversario dell’attacco. Siamo condannati come ‘antisemiti’ e ‘bigotti’ semplicemente perché abbiamo chiesto che l’attacco alla USS Liberty fosse trattato come ogni altro attacco a una nave della Marina degli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto ciò che abbiamo siamo noi stessi. Non il Congresso. Non la Marina. Non il Dipartimento della Difesa. Solo noi stessi. Abbiamo bisogno di un posto in cui essere benvenuti. Abbiamo bisogno delle nostre commemorazioni”. In effetti, l’incredibile coraggio e determinazione dell’equipaggio sopravvissuto fu l’unica cosa che impedì alla Liberty di affondare. L’ufficiale comandante della nave, il capitano William McGonagle, fu insignito di una Medaglia d’Onore del Congresso per il suo ruolo eroico nel mantenere la nave a galla, anche se un presidente vile e venale, Lyndon Baines Johnson, forse connivente con gli israeliani nell’attacco alla nave, ruppe con la tradizione e si rifiutò di tenere la cerimonia di consegna della medaglia alla Casa Bianca, rifiutando anche di assegnarla personalmente, delegando tale compito al Segretario della Marina in una presentazione negata al pubblico che si tenne solo a malincuore al Washington Navy Yard. Le ulteriori medaglie assegnate ad altri membri dell’equipaggio all’indomani dell’attacco resero la USS Liberty la nave più decorata nella storia della Marina degli Stati Uniti. L’insabbiamento dell’attacco iniziò immediatamente, fino a nascondere l’effettivo ordine di richiamo della Casa Bianca degli aerei da combattimento lanciati dalla Sesta Flotta per assistere la Liberty sotto attacco. L’equipaggio della Liberty fu successivamente costretto a giurare il segreto sull’incidente, così come i lavoratori del cantiere navale di Malta e persino gli uomini della USS Davis, che avevano assistito la Liberty gravemente danneggiata fino al porto. Una corte d’inchiesta frettolosamente convocata e condotta dall’ammiraglio John McCain ha agito su ordine di Washington per dichiarare l’attacco un caso di errore di identificazione [da parte di Israele]. Il consulente legale senior dell’inchiesta, il capitano Ward Boston, che in seguito dichiarò che l’attacco era un “tentativo deliberato di affondare una nave americana e di uccidere l’intero equipaggio”, descrisse anche come “il presidente Lyndon Johnson e il segretario alla Difesa Robert McNamara gli ordinarono di concludere che l’attacco era un caso di ‘scambio di persona’, nonostante le prove schiaccianti del contrario”. Le conclusioni del tribunale furono riscritte e le sezioni relative ai crimini di guerra israeliani, tra cui il mitragliamento delle zattere di salvataggio, furono eliminate. Seguendo le orme del padre, il senatore John McCain dell’Arizona ha poi usato la sua posizione nella Commissione per i Servizi Armati del Senato per bloccare efficacemente qualsiasi riconvocazione di una commissione d’inchiesta per riesaminare le prove. La maggior parte dei documenti relativi all’incidente della Liberty non è mai stata resa pubblica, nonostante siano passati 57 anni dall’attacco. Per citare solo un altro esempio di come i politici ambiziosi si uniscano ancora per proteggere Israele, il governatore della Florida e recente aspirante alla presidenza Ron DeSantis è un ex ufficiale della Marina che un tempo ha prestato servizio come membro del Congresso per un distretto in Florida dove vivevano diversi sopravvissuti di Liberty. Hanno raccontato come i ripetuti tentativi di incontrare DeSantis per discutere di una possibile inchiesta ufficiale siano stati respinti perché il membro del Congresso si è rifiutato di incontrarli. Perfino l’organizzazione dei veterani, l’American Legion, ha paura di Israele. Ha rifiutato di consentire alla USS Liberty Veterans Association di avere un tavolo o uno stand alla sua convention annuale e ha persino vietato per sempre qualsiasi partecipazione del gruppo alle sue riunioni! Quindi, il trattamento riservato alla USS Liberty e la soppressione dei diritti fondamentali degli americani non dovrebbero sorprendere nessuno in un Paese la cui classe dirigente ha eseguito per decenni gli ordini della potente lobby di un minuscolo Stato cliente che agisce illegalmente e che ha rappresentato solo problemi e spese per gli Stati Uniti d’America. Finirà mai? È possibile, ma solo quando lo Stato ebraico avrà estratto l’ultimo dollaro dal Tesoro degli Stati Uniti e l’ultima arma dagli arsenali americani, quando ciò che resta degli Stati Uniti sarà solo un vecchio pezzo di stracci e cartellini che può essere facilmente scartato.
Philip M. Giraldi