Salman Rafi Sheikh per New Eastern Outlook – Traduzione a cura di Old Hunter
Nonostante nessun paese della NATO sia stato attaccato dalla Russia, le è stato comunque dichiarato guerra.
Quando il 13 settembre il primo ministro britannico Sir Keir Starmer ha incontrato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden alla Casa Bianca, quello di cui hanno discusso, e probabilmente deciso, è stato l’uso di missili a lungo raggio per colpire obiettivi all’interno della Russia. Anche se ufficialmente hanno dichiarato che non è stata presa alcuna decisione formale, è abbastanza evidente, almeno per le autorità russe, che la decisione è già stata presa e comunicata all’Ucraina. I missili a lungo raggio, come tutti gli altri sistemi d’arma del valore di oltre 100 miliardi di dollari finora forniti, sono in arrivo e saranno disponibili per un dispiegamento attivo entro la fine del 2024. Infatti, il Regno Unito ha già fornito all’Ucraina un missile da crociera a lungo raggio lanciato dall’aria, lo Storm Shadow. Se verranno utilizzati, si tratterà sicuramente della più grande escalation militare in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Oltre al fatto che questi missili intensificheranno la guerra, le probabilità che la NATO sia in grado di raggiungere i suoi scopi rimangono basse per diverse ragioni.
Conflitto prolungato
Senza entrare nel merito degli effettivi sistemi missilistici da fornire e dei danni che potrebbero, o non potrebbero, causare alla Russia, è innegabile che il ricorso dell’Occidente agli attacchi all’interno della Russia indichi il fallimento della strategia militare finora adottata per sconfiggere militarmente – ed economicamente – la Russia. La domanda, tuttavia, è: i Paesi europei possono permettersi un conflitto prolungato? La Germania, che fino a poco tempo fa era un importante fornitore di armi all’Ucraina, ha già deciso di dimezzare il suo sostegno. La decisione è stata presa indipendentemente dal fatto che l’eventuale ritorno di Donald Trump potrebbe comportare un drastico taglio degli aiuti militari statunitensi all’Ucraina. Questo scenario mostra molteplici situazioni alla base della posizione dell’Europa nel conflitto. In primo luogo, alla Germania non interessa chi finirà per occupare la Casa Bianca a novembre. Berlino non vuole semplicemente svuotare completamente il suo arsenale e spendere più di quanto voglia per la difesa. Al contrario, la Germania “spera” che l’Ucraina sia in grado di finanziarsi attraverso i prestiti, cioè gli strumenti finanziari che l’Europa ha fornito a Kiev e che porteranno ritorni crescenti all’Europa. In altre parole, la principale economia europea sta passando dalla sicurezza al profitto moderno rispetto al conflitto militare.
I rapporti indicano che anche il bilancio della difesa della Germania sarà inferiore agli incrementi previsti. A fronte della richiesta del Ministro della Difesa di aumentare le spese per la difesa di 6 / 7 miliardi di euro, è probabile che la Germania aggiunga solo 1,3 miliardi di euro. Anche in questo caso, si tratta di un’indicazione della situazione economica generale del Paese, alle prese negli ultimi tre anni con l’inflazione. Il ritiro parziale della Germania potrebbe catalizzare un ritiro generale, a livello europeo, dal cosiddetto “sforzo bellico”, complicando i piani di Washington e Londra per trascinare il conflitto. Il motivo è l’economia. Il “salvatore” dell’economia europea, Mario Draghi, ex primo ministro italiano, ritiene che l’economia europea abbia immediatamente bisogno di una massiccia iniezione finanziaria di 883 miliardi di dollari all’anno per sfuggire all’oblio. In un rapporto di 400 pagine pubblicato il 9 settembre, Mario ha presentato quello che può essere definito il momento “Whatever It Takes” dell’Europa. L’Europa sarà in grado di mobilitare una tale quantità di denaro e di continuare a finanziare contemporaneamente la guerra alla Russia? Ciò richiederebbe un miracolo, che non si prospetta. Pertanto, è difficile che le misure complete siano possibili o che abbiano luogo in modo significativo.
Entusiasmo a metà
Nonostante siano passati più di due anni e mezzo dall’inizio delle operazioni militari speciali della Russia in Ucraina, la NATO è ancora alle prese con il suo problema di spesa. Il rapporto NATO del giugno 2024 mostra che 8 Stati membri, tra cui l’Italia e il Canada, sono ancora sottoutilizzati. Ora, oltre al fatto che potrebbe diventare un’importante questione transatlantica se Donald Trump vincesse le elezioni, questo dimostra anche che diversi Paesi della NATO non stanno necessariamente dando la priorità a questo problema nel modo in cui Washington vorrebbe. Tuttavia, ciò significa anche che Washington continuerà a essere il principale fornitore di sistemi d’arma all’Ucraina. La domanda, tuttavia, è: per quanto tempo Washington potrà continuare a farlo senza rischiare di perdere le scorte altrove, anche nel teatro del Pacifico?
Biden non si preoccupa di questi risultati, soprattutto perché personalmente non ha nulla da perdere in senso politico. Pertanto, potrebbe essere disposto a diventare alquanto avventato. Per quanto riguarda l’Europa, potrebbe finire per sopportare il peso dei contrattacchi russi. I dirigenti russi hanno già iniziato ad accennare alla possibilità di sviluppi drammatici.
Risposta russa
A complicare ulteriormente i calcoli transatlantici sarà la natura della risposta russa a questa escalation, ovvero missili europei a lungo raggio che colpiscono obiettivi all’interno della Russia. Il Presidente russo Vladimir Putin ha già dichiarato che qualsiasi uso di missili occidentali a lungo raggio per colpire la Russia “significherà che i Paesi della NATO, gli Stati Uniti e i Paesi europei sono parti in causa nella guerra in Ucraina. Ciò significherà il loro coinvolgimento diretto nel conflitto e cambierà chiaramente l’essenza e la natura stessa del conflitto”. Altri dirigenti russi hanno anche avvertito del diritto della Russia di usare il suo arsenale nucleare in seguito ad attacchi diretti della NATO all’interno della Russia. Se si dovesse arrivare alla resa dei conti, sarà l’Europa a farne le spese in primis. C’è quindi da riflettere per i Paesi europei che continuano a dare priorità al conflitto che ha come unico scopo quello di espandere la NATO e spingere la Russia nell’oblio.