KIRK DOUGLAS, TRUMBO E JFK: QUANDO I PATRIOTI DI HOLLYWOOD RESISTETTERO ALLO STATO PROFONDO

DiOld Hunter

1 Dicembre 2024

di Matthew Ehret per Rising Tide Foundation  –  Traduzione a cura di Old Hunter

Negli ultimi decenni, salvo alcune eccezioni, Hollywood ­– proprio come gran parte dei media tradizionali ­– è diventata una branca della CIA e del più ampio complesso militare-industriale. Mentre le agenzie di fake news come la CNN diffondono falsi fatti per l’intelletto degli americani dalla mente debole, Hollywood prepara il  terreno fertile per la crescita di quei falsi semi, plasmando i cuori e l’immaginazione delle loro vittime tramite l’importante potere ipnotico della narrazione. “Jack Ryan” di Tom Clancy [un serial TV], “Il ponte delle spie” di Spielberg, “Red Sparrow” e “Bitter Harvest” [Raccolto Amaro] sono solo alcuni dei film di propaganda più popolari che ritraggono i russi come i malvagi cattivi della terra mentre elevano eroicamente la CIA a vette patriottiche.

Le e-mail hackerate dalle immagini della Sony pubblicate su WikiLeaks ne hanno fornito la prova inconfutabile quando è stato rivelato che l’amministrazione Obama aveva corteggiato i dirigenti di Hollywood per il compito di promuovere film che “contrastano le narrazioni russe” e tutto questo nel mezzo del rinnovato terrore della Guerra Fredda che ha portato ad attacchi contro studiosi cinesi in America e a un tentativo di colpo di stato contro un presidente degli Stati Uniti in carica.

EPPURE, così come Hollywood può essere maestro di grandi negatività, Kirk Douglas e la sua piccola rete di collaboratori hanno dimostrato che può essere anche una forza di notevole beneficio. Questo perché i film che esibiscono uno spirito di onestà e coraggio possono scavalcare i guardiani dell’intelletto e colpire l’essere interiore del pubblico rendendo un popolo, in determinate circostanze, migliore patriota della propria nazione e cittadino del mondo.

Questo ci porta all’importante domanda: “Cosa ha reso davvero Kirk Douglas e la sua piccola ma influente rete di collaboratori così importanti durante un’epoca così oscura della storia mondiale, durante il culmine della Guerra Fredda?”

Fine della Black List: Douglas e Trumbo

La citazione sopra riportata, tratta da un memoriale della CNN, cita gli sforzi di Douglas per porre fine alla Black List di Hollywood. Per chi non lo sappia, la Black List era il nome dato alla lista degli “intoccabili” di Hollywood. Cioè quegli scrittori, registi e produttori che rifiutavano coraggiosamente di collaborare alle audizioni fasciste della Camera per le Attività Antiamericane, sotto la guida dittatoriale del senatore Joseph McCarthy e del direttore dell’FBI J. Edgar Hoover. Alla fine delle udienze, centinaia di carriere furono distrutte e ci furono esempi di dieci scrittori di primo piano, per primo il grande Dalton Trumbo, che non solo furono condannati a pene detentive per aver difeso la Costituzione degli Stati Uniti, ma che dopo il loro rilascio divennero per anni persone indesiderabili. Non solo, ma chiunque fosse stato scoperto ad assumerli veniva minacciato di pene simili.

Nonostante questa triste realtà, molti di loro continuarono a lavorare sotto pseudonimo: Trumbo vinse addirittura due premi Oscar non a lui accreditati negli anni ’50 (Vacanze romane e Il coraggioso).

Durante questo periodo buio, si formò una rete incentrata su Trumbo di coraggiosi cineasti che lavorarono a stretto contatto per 20 anni: Kirk Douglas, David Miller, John Frankenheimer, Stanley Kramer, Burt Lancaster e il produttore Edward Lewis. Molti dei film prodotti da questi uomini non solo portavano sullo schermo storie che scuotevano le fondamenta del nuovo Stato profondo riorganizzato, ma si sforzavano anche di risvegliare la sensibilità morale degli americani la cui compiacenza aveva permesso la creazione di una nuova Pax Americana all’estero e di uno Stato di polizia razzista all’interno.

Kirk Douglas rispose molto presto a questa esigenza fondando la sua casa di produzione cinematografica Bryna Productions, che realizzò i classici contro la guerra Orizzonti di gloria (1957) e Spartacus (1960).

Orizzonti di gloria racconta la vera storia dell’ingiusta esecuzione di diversi soldati francesi che si rifiutarono di obbedire a una missione suicida durante la Prima Guerra Mondiale e costituisce una forte dichiarazione contro le guerre irrazionali, ma anche contro il potere politico arbitrario e incontrollabile.

Ambientato nel 72 a.C., Spartacus racconta la vera storia di uno schiavo tracio che capeggiò per due anni la lotta contro Roma per la libertà, che era rivolto direttamente al movimento per i diritti civili in America e in senso più ampio alla lotta contro l’imperialismo.

Ciò che diede a Spartacus la sua potenza strategica per porre fine alla Blacklist è dovuto al fatto che fu scritto dal principale intoccabile e “commie-lover” [filo-comunista] d’America… Dalton Trumbo. La decisione dell’ultimo minuto di Kirk Douglas di usare ufficialmente il vero nome di Trumbo fu più rischiosa di quanto la maggior parte delle persone creda e, negli anni successivi, Douglas descrisse questo periodo:

“Le scelte erano difficili. Le conseguenze erano dolorose e molto concrete. Durante la Black List ho avuto amici che sono andati in esilio quando nessuno li poteva più ingaggiare; attori che si sono suicidati per la disperazione… Venni minacciato che usare uno scrittore della Black List per Spartacus –  il mio amico Dalton Trumbo – mi avrebbe marchiato come ‘filo-comunista’ e avrebbe messo fine alla mia carriera. Ma ci sono momenti in cui bisogna difendere i propri principi. Sono così orgoglioso dei miei colleghi attori che usano la loro influenza pubblica per parlare contro le ingiustizie. A 98 anni, ho appreso una lezione dalla storia: Che molto spesso si ripete. Spero che [quello di] Trumbo, un bel film, ricordi a tutti noi che la Black List è stato un periodo terribile per il nostro Paese, ma che dobbiamo imparare da questo affinché non si ripeta mai più”.

Quando il neoeletto presidente John Kennedy e suo fratello Robert attraversarono i picchetti di anticomunisti per assistere al film e poi approvarlo a gran voce, le fondamenta della Black List furono distrutte e la stuttura di 15 anni di terrore crollò.

L’omicidio di Kennedy e la vendetta di Trumbo

La morte di Kennedy nel 1963 gettò l’America in una spirale di disperazione, droga e follia. Film come Manchurian Candidate (1962) di Frankenheimer e 7 Days in May (1964) tentarono di far luce sulla presa di potere dello stato profondo in America, ma era troppo tardi.

Negli anni Sessanta, Douglas, Ed Lewis, Trumbo e Frankenheimber continuarono a lavorare a stretto contatto in film come Lonely are the Brave [Solo sotto le stelle], Town without Pity [La città spietata], The Fixer [L’uomo di Kiev], Last Sunset [L’occhio caldo del cielo], Seconds [Operazione diabolica], The Train [Il Treno], Devil’s Disciple [Il discepolo del diavolo], Johny Got His Gun [E Johnny prese il fucile], The Horsemen [Cavalieri selvaggi] e altri ancora. Purtroppo, il marciume culturale si era insediato troppo profondamente e nulla si avvicinò all’arte del denso periodo della resistenza creativa del 1957-1964.

Tuttavia, un film poco conosciuto si distingue in modo particolare e, poiché si sa così poco di questo piccolo capolavoro, è necessario spenderci qualche parola.

Dieci anni dopo l’assassinio di Kennedy, Trumbo, Edward Lewis, David Miller, Mark Lane e Garry Horrowitz fecero un film che potrebbe essere definito “L’ultima resistenza di Trumbo”. Questo film si intitolava Executive Action [Azione esecutiva] (1973) e aveva come protagonista Burt Lancaster, collaboratore di lunga data di Kirk Douglas, nel ruolo di uno dei principali coordinatori del complotto per l’assassinio del Presidente John F. Kennedy.

Edward Lewis, che in precedenza aveva anche prodotto Spartacus con Douglas, era il regista di questo film che racconta la storia di una cricca di oligarchi che organizza l’omicidio di John Kennedy usando tre squadre di mercenari professionisti (ex uomini della CIA licenziati dopo il fiasco della Baia dei Porci). Questa trama incredibilmente ben documentata ha infuso la finzione con fatti potenti ed è basata sul lavoro di Mark Lane, un caro amico dei Kennedy, procuratore dello Stato di New York e attivista per i diritti civili (l’unico membro del Congresso ad essere arrestato come Freedom rider contro la segregazione).

Durante un intenso dialogo tra James Farrington (Burt Lancaster) e il capo del complotto Robert Foster (interpretato da Robert Ryan), viene lanciata la sfida, poiché viene fornita con agghiaccianti dettagli la vera ragione della necessità di Kennedy: lo spopolamento globale.

Qui Foster dice a Farrington:

“Il vero problema è questo James. Tra due decenni ci saranno sette miliardi di esseri umani su questo pianeta. La maggior parte di loro è marrone, gialla o nera. Tutti affamati. Tutti determinati a far l’amore. Usciranno dai loro luoghi di riproduzione e si riverseranno in Europa e in Nord America… Da qui il Vietnam. Uno sforzo totale lì ci darà il controllo dell’Asia meridionale per i decenni a venire. E con un’adeguata pianificazione, possiamo ridurre la popolazione a 550 milioni entro la fine del secolo. Lo so… ho visto i dati”.

James: “Sembriamo piuttosto degli dei che leggono il libro del giorno del giudizio, non è vero?”.

Foster: “Beh, qualcuno deve farlo. Non solo le nazioni colpite staranno meglio. Ma le tecniche sviluppate lì possono essere usate per ridurre la nostra popolazione in eccesso: neri, portoricani, messicani americani, bianchi inclini alla povertà e così via”.

Sebbene il film sia stato ritirato dalla maggior parte delle sale americane, è ancora oggi una delle rappresentazioni più dirette e agghiaccianti della narrazione del killer solitario ed è anche l’unico film di cui come scrittore sono a conoscenza che mette in mostra il più profondo programma neo-malthusiano alla base dell’omicidio di  Kennedy, che temeva la visione ottimistica che aveva minacciato di creare, come descritto nel mio recente saggio “Ricordando la visione di JFK per il futuro che avrebbe dovuto essere”.

Gli oligarchi che cercano di giocare a fare Dio nel mondo di oggi, proprio come i loro predecessori che hanno supervisionato l’omicidio di JFK, sanno che la fame, la guerra e le malattie non sono lo stato naturale dell’umanità, ma semplicemente mezzi per controllare la crescita della popolazione.

Val la pena ricordare che quegli stessi media e organi di stampa di Hollywood che hanno pianto la scomparsa di Douglas nel 2020 sono legati agli stessi autori di questa eredità malthusiana e temono mortalmente un rinnovamento dell’eredità di JFK di cooperazione e progresso scientifico guidato dall’odierno Partenariato eurasiatico.

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