IL FASCINO DELL’OCCIDENTE PER LE ELEZIONI È MORTO: L’ORDINE BASATO SULLE REGOLE LO HA UCCISO

DiOld Hunter

21 Dicembre 2024

di Eve Ottenberg per CounterPunch del 20 dicembre   –   Traduzione a cura di Old Hunter

Sono stati mesi difficili per la democrazia. In Romania sono stati annullati i risultati elettorali che offendono l’Unione Europea; in Georgia si è verificato un tentativo di colpo di Stato a causa delle elezioni che non sono andate come voleva l’Occidente; il governo francese, ampiamente odiato, ha vacillato sull’abisso mentre il presidente Emmanuel Macron cercava di ignorare le ultime elezioni; il governo tedesco, il cocco di Washington, Il 16 dicembre è caduto; in Moldavia si sono verificati molti strani affari durante il referendum e le elezioni, oltretutto privando del diritto al voto i numerosi elettori moldavi che vivono in Russia; le elezioni sono state annullate da tempo nell’Ucraina dittatoriale e la Corea del Sud ha ospitato un tentativo di colpo di Stato. In breve, lo charme  delle democrazie occidentali per le elezioni è finito. Poiché le popolazioni occidentali sono stufe della loro classe politica e votano contro di essa, cosa devono fare le élite? Annullare, cancellare, rovesciare e ignorare le elezioni, ecco cosa. Il problema, per l’Occidente, sono gli elettori.

Cosa accadrà se a febbraio l’estrema destra di Alternativa per la Germania vincerà le elezioni anticipate, o se l’estrema sinistra di France Insoumise farà lo stesso in Francia? Gli Stati Uniti, tramite i loro tentacoli della NATO e dell’UE, annulleranno queste votazioni? Non pensate che non ci proveranno. E Washington non deve neppure darne l’ordine, perché i suoi burattini europei sanno esattamente cosa ci si aspetta da loro. Certo, il candidato rumeno tanto temuto dalla NATO, Calin Georgescu, era di estrema destra. E allora? Inoltre, dubito che sia questo il motivo che ha portato la Corte Costituzionale ad annullare il voto. È più probabile che sia stata la sua opposizione alla guerra in Ucraina – per cui la Corte ha citato “l’influenza straniera” (traduzione: russa) per mezzo di TikTok come inconsistente base per negare la validità dell’elezione. Tra l’altro, si è poi saputo che a Georgescu sono stati tolti il riscaldamento e la rete internet e, sorpresa, non riesce a contattare nessuno al telefono per risolvere il problema.

Ma non si possono biasimare i boss europei perché se ne infischiano delle elezioni. Stanno solo seguendo l’esempio di Washington. Dopo tutto, la falsa isteria post-2016 del Russiagate non sarà riuscita a spodestare Trump, come era nelle intenzioni, ma ha fornito il modello per i vassalli dell’America. I quattro anni di azioni legali contro Trump (e poi altri quattro dopo che ha lasciato l’incarico) hanno tracciato la strada per l’Europa, così che ora, se un candidato non favorito dai big della politica vince, tutto ciò che devono fare è gridare “influenza russa!” per buttare le elezioni nel bidone della spazzatura. In altre parole, la democrazia sta morendo in Occidente. Se gridare “influenza russa!” pone fine alla guerra in Ucraina (a patto che Biden non saboti completamente i suoi sforzi di pace prima del suo insediamento) o ci tira fuori dalla voragine della NATO, potete scommettere tutto il vostro denaro che la campagna dell’establishment del 2028 rispolvererà il copione del 2016 e si metterà subito al lavoro.

Nei media occidentali, Georgescu è stato dipinto come uno sconosciuto. Bugia. È molto conosciuto in Romania e ha avuto una carriera diplomatica. Ma è anche un nazionalista religioso, e questo è proibito nell’UE; peggio ancora, gli Stati Uniti, alias NATO, hanno costruito la loro più grande base aerea militare in Europa – dove? Ci avete azzeccato, in Romania. Quindi Washington non può permettere che a governare il Paese sia una persona qualsiasi. Deve essere qualcuno che mantenga tutto baci e abbracci con gli Stati Uniti. E un nazionalista che si oppone alla guerra per procura di Washington in Ucraina non è quel qualcuno.

Per quanto riguarda la Georgia, l’elettorato ha dimostrato di essere il più inaffidabile per l’Impero d’eccezione. Ha votato un governo che osa chiedere alle ONG straniere di registrarsi come tali, come facciamo noi negli Stati Uniti. Ma qui queste ONG non mirano a rovesciare il governo, come fanno in Georgia, per consentire a Tbilisi di aprire un secondo fronte contro Mosca. Infatti, la stragrande maggioranza dei rivoltosi contro il governo georgiano, che sono stati arrestati, erano – sono scioccata! Scioccata! – stranieri, cioè europei. La ciliegina sulla torta è che la presidente francese della Georgia si è rifiutata di lasciare l’incarico alla scadenza del suo mandato – una presidente con doppio passaporto francese e georgiano, che vanta nazisti nel suo albero genealogico.

L’UE ha imbrogliato le cose con più successo in Moldavia. Il referendum del 20 ottobre sull’adesione all’UE ha vinto – in un certo senso. Nel Paese, il governo moldavo ha ottenuto solo il 50% dei voti, ma gli espatriati moldavi in Europa gli hanno dato una spinta, mentre i 400.000 moldavi che vivono in Russia hanno scoperto, con loro costernazione, che il proprio governo aveva aperto solo due seggi elettorali a Mosca. E questo significa che solo 10.000 di loro hanno potuto votare. E come ha twittato il 21 ottobre l’esperto e politologo dell’Europa orientale Ivan Katchanovski, molti cittadini filorussi della Transnistria non hanno potuto votare. Nel complesso, quindi, il referendum moldavo è stato un misero pretesto per un esercizio democratico.

E poi ci sono state le elezioni presidenziali in Moldavia, altrettanto compromesse. Ma, ehi, il vassallo UE di Washington è riuscito ad attirare un Paese fuori dall’orbita della Russia, e questo è tutto ciò che conta, non la semplice democrazia, giusto? Dopo tutto, Washington non è proprio favorevole alla democrazia. È per qualcosa di molto diverso – il potere – e lo è stata per molto tempo. Basta guardare come sostiene la conquista della Siria da parte dei terroristi, tra i quali un sovrano sulla cui testa Washington ha messo una taglia di 10.000.000 di dollari. Lasciatevelo dire. Una mano americana mette una taglia enorme su un terrorista, mentre l’altra mano gli spiana la strada verso il potere. La conclusione ovvia (ovvia anche per qualsiasi studioso di colpi di stato e cambi di regime sostenuti  dagli americani all’estero risalenti ad almeno 70 anni fa) è che gli Stati Uniti non rappresentano null’altro che il potere (certamente non qualcosa di così antiquato e fastidioso come il diritto internazionale). Questa è la definizione di uno Stato gangster.

Se ne dubitate, basta dare un’occhiata alla Corea del Sud, dove l’uomo della CIA, il presidente Yoon Suk Yeol, ha affrontato un futuro elettorale difficile. È improbabile che gli elettori lo sostengano alle prossime elezioni, dato che per lo più appoggiano l’opposizione. L’opposizione, secondo il col. Douglas Macgregor, vuole un generale coreano a quattro stelle, non un americano, a capo dei circa 500.000 uomini delle forze armate coreane e vuole anche cacciare i 30.000 militari statunitensi dalla penisola. Questo, ovviamente, a Washington dà lo stesso piacere della devitalizzazione di un dente senza anestesia. Che fare, dunque? Yoon ha preso il toro per le corna il 3 dicembre con la legge marziale. Nelle poche ore in cui sembrava che il nostro uomo a Seoul avesse messo a segno un colpo di Stato, la banda Biden è rimasta timidamente in silenzio. Ma non c’è nulla di duraturo in questo mondo, come notava Gogol, e anche i tentativi più sfacciati di sovvertire la democrazia a volte falliscono. L’opposizione si è riunita e ha votato contro Yoon. Il suo ministro della Difesa è stato deposto, imprigionato e ha tentato il suicidio, e il mandato dello stesso Yoon è finito, a dir poco, sotto una nuvola buia, visto che è stato accusato di insurrezione, sottoposto a impeachment e sospeso dall’incarico.

E non dimentichiamoci la Francia, dove Macron, offeso dal voto del Parlamento dell’UE dell’estate scorsa che ha insediato molti rappresentanti contrari alla guerra in Ucraina, ha perso la testa e, in modo del tutto idiota e arrogante, ha indetto elezioni lampo. Le ha prontamente perse a sinistra, ma poi ha snobbato gli elettori rompendo con la tradizione e rifiutandosi di nominare un primo ministro di sinistra. Con grande sorpresa, il candidato di centro-destra scelto ha ricevuto un voto di sfiducia e il governo di Macron sembrava destinato a cadere. Questo è stato temporaneamente evitato dalla nomina, il 13 dicembre, di un primo ministro centrista. Ma se alla fine il suo governo dovesse cadere, aspettatevi che Macron faccia qualcosa di veramente stupido, come sospendere la legislatura, dichiarare un’emergenza nazionale o, come Yoon, imporre la legge marziale.

Infine c’è l’Ucraina, fulgido esempio di democrazia, dove il suo presidente governa illegalmente, dopo aver annullato le elezioni, bandito l’opposizione, soffocato la stampa, esiliato la Chiesa, imprigionato chiunque non gli piaccia e arruolato nell’esercito migliaia di ucraini recalcitranti che si opponevano con veemenza. Tutto questo mentre si riempie ferocemente le tasche con fondi occidentali, soprattutto americani. Questa è la tirannia a cui Biden destina centinaia di miliardi di dollari delle nostre sudate tasse. E che non è nemmeno sostenuta dagli ucraini, la maggior parte dei quali, secondo recenti sondaggi, vuole che la guerra finisca. Ma Joe “La guerra è la mia eredità” Biden, nel suo folle entusiasmo per i combattimenti ucraini, non si ferma. L’11 dicembre, l’Ucraina ha sparato sei ATACAMS contro la Russia. Possiamo tutti ringraziare Dio che abbiano fatto pochi danni, dato che i russi ne hanno abbattuti due e ne hanno deviati quattro con mezzi elettronici. Se avessero causato danni reali, noi occidentali avremmo potuto avere problemi peggiori della morte della democrazia, cioè la morte stessa. Biden sembra ignorare questa realtà. Per noi, ciò che è in gioco è la vita stessa e l’intero, meraviglioso mondo dell’uomo e della natura. Per lui, invece, sembra essere solo un altro passo sul cammino di una guerra senza fine, un altro giorno, un altro dollaro.

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