NON PER TUTTI LA VITA È BELLA NELLA PIÙ GRANDE INVENZIONE DEGLI ULTIMI CINQUEMILA ANNI

DiSonia Milone

3 Aprile 2025
Cosa abbiamo perduto stando nell’Unione Europea? Tutto, gli stipendi, il lavoro,, la pensione, la dignità, la nostra indipendenza… E cosa abbiamo guadagnato? I debiti, l’ansia, l’umiliazione….

Non per tutti la vita è bella nella “più grande costruzione istituzionale, politica, sociale, economica degli ultimi cinquemila anni mai realizzata dall’essere umano sul pianeta terra”, l’Unione Europea, come ha detto Roberto Benigni (al prezzo di un milione di euro nostri) nel suo recente spettacolo trasmesso in Eurovisione.

Non lo è per molti, sicuramente non lo è per i Greci, come ha testimoniato il poeta Nanos Valaoritis in testi di grande intensità. Lui che ha lasciato una traccia indelebile nel Modernismo inglese, nel Surrealismo francese e nella Beat Generation statunitense, gigante fra i giganti del Novecento, non ha mai esitato a denunciare con tutta la sua forza gli abusi del potere e le ingiustizie, diventando, all’età di 90 anni, uno dei principali portavoce delle proteste greche contro le politiche dell’Unione europea.

Come nella poesia “Cosa abbiamo perduto cosa abbiamo guadagnato” (contenuta nella raccolta “Carnevale amaro” del 2013).

“Abbiamo perduto tutto – le fabbriche le case
le automobili – gli stipendi – la nostra indipendenza
gli impieghi nell’amministrazione pubblica –
la dignità – la pensione –
le vacanze – le indennità – il lavoro –
le gratifiche di Pasqua e di Natale
la speranza nel futuro nostro
e dei nostri figli – la reputazione
la credibilità – le azioni societarie –
il nostro Paese – le obbligazioni e gli euro
ci sono rimasti i debiti – le tasse – l’ansia –
l’umiliazione – gli annunci di ricerca
dei posti di lavoro – la disperazione –
e gli anniversari – i compleanni
le feste di Pasqua e di Natale
gli onomastici – i matrimoni
i battesimi – i funerali – il cinema – le soap-opera
le commemorazioni dei defunti – i divorzi
il totocalcio – la lotteria. I prestiti – l’amarezza –
l’affitto – le bollette della luce con in più –
le imposte sugli immobili – le bollette
del telefono e dell’acqua, le spese condominiali
le tasse scolastiche per i figli
e i libri che per loro non ci sono –
e la nostra Malinconia per le
cose mondane – la tristezza – il calcio!
le barzellette – le frecciatine – i litigi
le zuffe – le commedie
le tragedie – le isole – i monti
il cielo – il mare
non seminato
sul lido del mare infecondo
di Omero”.


In questa, come in altre poesie, Valaoritis osserva il doloroso disgregamento della Grecia sotto i colpi di mannaia dei vari governi in un Paese dilaniato da quello che il filosofo Byung-Chul Han ha definito a tutti gli effetti un atto di “terrorismo del capitale e del capitalismo finanziario” nei confronti di una libera democrazia1.


“Scrivo come dopo l’esplosione di un vulcano. Le mie poesie sono come i residui della lava nei campi, e si muovono tra le città devastate – Santorini, Pompei – in rapporto alla catastrofe odierna”.

Una vita in esilio volontario quella di Valaoritis che ha sempre scelto, come uomo e intellettuale, la libertà, la dignità e l’integrità senza mai piegarsi a nessun servilismo.

Nato a Losanna nel 1921, Nanos cresce e studia ad Atene dove vive l’occupazione tedesca che gli lascia un trauma profondo. Nel 1944 attraversa il Mar Egeo per fuggire in Egitto dove prende contatto con Seferis al Cairo. Poco dopo parte per Londra rimandovi dieci anni. Qui frequenta T.S. Eliot, Lawrence Durrell, Henry Miller, W. H. Auden, Dylan Thomas. Lavora alla BBC e traduce in inglese scrittori greci modernisti. Nel 1947 pubblica la sua prima raccolta di poesie “The Punishment of the Sorcerers”.

Nel 1954 si trasferisce a Parigi dove conosce André Breton che lo introduce al movimento surrealista e sposa la pittrice americana Marie Wilson.

Rientrato in Grecia nel 1960, cura la rivista letteraria “Pali” ma con la presa di potere dei Colonnelli sceglie di nuovo l’esilio, questa volta in America dove frequenta, fra gli altri, Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti e diventa, nel 1968, docente di letteratura comparata all’Università di San Francisco.

Tornato definitivamente in Grecia, dedica gli ultimi anni della sua lunga e avventurosa vita a testimoniare tutto lo strazio e l’indignazione per la crisi che vedeva compiersi inesorabilmente davanti ai suoi occhi, come in una poesia composta nel 2016:

“Per dovunque viaggiassi ero uno straniero
Mi guardavano con occhio sospettoso
Cosa fa questo qui dalle nostre parti
Da dove è spuntato da quale paese
di levante e d’occidente forse è
un extraterrestre da un altro pianeta non
parla bene la nostra lingua ha una
pronuncia strana, ieri l’abbiamo sentito
parlava una lingua straniera che nessuno
capisce non sarà mica un contrabbandiere
non sarà un ciarlatano un ladro… un poeta
se poi fosse anche poeta questo
ci mancava… tutto questo non è niente quando
al ritorno nel mio paese non mi
riconoscevano, non lo conosciamo manca
da tempo è cambiato… e la sua pronuncia
strana nella nostra lingua non sarà
un avvocato un medico o non sarà un poeta
ne abbiamo in abbondanza di questi… non
ce ne servono altri… così ero
anch’io straniero nel mio paese…
un profugo da una grande
catastrofe un EMIGRANTE
perfino il suo nome suona strano
NANOS VALAORITIS non è nome greco…”

Nanos Valaoritis muore novantottenne ad Atene il 13 settembre del 2019. La sua opera, la sua vita e il suo esempio verranno ricordati per sempre a differenza di chi, senza onore né dignità, pur di mantenere i propri privilegi si genuflette agli ordini del potere andando in in TV ad elogiare l’Unione Europea anche quando promuove il riarmo, ossia la guerra.

D’altronde Benigni è abituato alla falsità come dimostra il finale del film “La vita è bella” in cui si vedono i carri armati svettanti la bandiera americana entrare ad Auschwtz anzichè quelli russi, come è scritto in tutti i manuali di storia. Una menzogna trasmessa in mondovisione e premiata con l’Oscar, un vero sfregio alla memoria di tutti i soldati russi morti ma anche di tutti gli Ebrei dell’Olocausto.

Non può che farci una profonda pena ricordare quando questo giullare di corte si esibiva leggendo Dante di cui non ha capito nulla.

Tutta tua vision fa manifesta
e lascia pur grattar dov’è la rogna.

(Divina Commedia, XVII Canto del Paradiso)


NOTE

  1. Byung-Chul Han, “La società della stanchezza”, p. 115, Nottetempo, 2020
  2. Fra i lavori di Nanos Valaoritis ricordiamo: “Diamond Land” (con sedici disegni di Marie Wilson), ed. Wilson, 1958; “Alcune donne”, ed. Thémélio, 1982; “Poesie I (1944-1964)”, ed. Ypsilon, 1983; “Al limite della scrittura”, ed. Nefeli, 1984; “Poesie II (1965-1974)”, ed. Ypsilon, 1987; “Per una teoria della scrittura”, ed. Exantas, 1990; “Carnevale amaro”, ed. Uomini senza spalle, 2017.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *