
Pagare le tasse per poter bombardare un paese fino a
farlo sprofondare nell’oblio per conto di Israele.
di Mike Whiney per The Unz Review – Traduzione a cura di Old Hunter
Ecco cosa i media non vi dicono sui negoziati nucleari di sabato scorso con l’Iran:
I negoziati non sono avvenuti. Non nel senso convenzionale del termine, almeno. Quel che si è realmente svolto è stato più simile a una scenetta comica da tarda serata che a un incontro di diplomatici intenti a concludere un accordo sull’arricchimento nucleare.
In nessun momento, i membri del team iraniano si sono trovati nella stessa stanza dei membri del team americano. I delegati statunitensi erano seduti in una stanza, mentre i delegati iraniani in un’altra, e si sono scambiati messaggi scritti a mano, come avrebbero potuto fare nel XIX secolo, prima delle comunicazioni elettroniche.
E non hanno nemmeno discusso la questione nucleare. No, la riunione è stata convocata solo per risolvere questioni relative alla natura dei negoziati stessi e al loro “formato”.
Formato? Cosa significa?
Significa che gli iraniani non negozieranno l’arricchimento nucleare (e le sanzioni economiche) con il team di Trump se quest’ultimo includerà ogni sorta di questioni estranee all’argomento. Significa che gli iraniani non procederanno a meno che non ci sia un accordo esplicito sul mantenimento da parte degli Stati Uniti dei normali protocolli di impegno diplomatico, in particolare per quanto riguarda la propensione dell’amministrazione a sfruttare ogni opportunità per minacciare i propri rivali.
Il “formato” implica delle regole di base e queste regole sono le seguenti:
- Regola numero 1: niente minacce. L’Iran vuole un fermo impegno affinché la squadra statunitense non ricorra a comportamenti bellicosi e infantili. (Trump ha già infranto questa regola, come mostreremo più avanti nell’articolo).
- Regola numero 2: l’Iran non discuterà del suo programma missilistico strategico, che secondo il diritto internazionale è perfettamente legale. Il programma missilistico non è “sul tavolo” né è oggetto di discussione. Punto.
- Regola numero 3: l’Iran non discuterà delle sue relazioni con gli alleati nella regione, inclusi Hamas, Hezbollah e gli Houthi. Nemmeno questo è in agenda. Gli Stati Uniti devono accettare di astenersi dall’inserire questo argomento nei negoziati.
- Regola numero 4: gli Stati Uniti non devono usare i negoziati per mettere in discussione il “diritto inalienabile” dell’Iran di sviluppare energia nucleare per scopi pacifici, purché il suo programma di arricchimento sia conforme alle normative approvate ai sensi del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). L’Iran ha gli stessi diritti di tutti gli altri firmatari del TNP e non rinuncerà a tali diritti per assecondare le richieste discriminatorie e petulanti di Donald Trump. Non accadrà.
A proposito, nessuna di queste informazioni viene fornita al popolo americano dai media occidentali, che filtrano tutte le notizie sull’Iran attraverso la loro perversa lente ideologica. Gran parte del riassunto di cui sopra è stato ricavato da fonti più affidabili situate in Iran, dove la copertura mediatica non è interamente influenzata da media filo-israeliani e orientati all’agenda politica. Questo è tratto da un articolo di Press TV :
Il primo round di negoziati indiretti tra la Repubblica Islamica dell’Iran e gli Stati Uniti si è svolto sabato a Muscat, con entrambe le parti che hanno concordato di riprenderli la prossima settimana. Mediati dal Ministro degli Esteri dell’Oman Badr Al Busaidi, i colloqui sono stati condotti, per parte iraniana, dal Ministro degli Esteri Seyed Abbas Araghchi e, per parte americana, dall’inviato statunitense Steve Witkoff.
In un “clima costruttivo” caratterizzato dal rispetto reciproco, le due parti si sono scambiate le rispettive posizioni sul programma nucleare iraniano e sulle sanzioni, comunicando tramite l’ospite omanita. (Nota: hanno espresso le loro posizioni, non hanno negoziato su di esse.)
Dopo quasi due ore e mezza di botta e risposta, con almeno quattro scambi di appunti tramite il mediatore omanita, Araghchi e Witkoff si sono incontrati brevemente prima di lasciare la sede… Nel suo intervento al termine dei colloqui, Araghchi ha offerto uno scorcio del tono e della sostanza dell’incontro.
“Abbiamo avuto due ore e mezza di colloqui indiretti e, trattandosi del primo incontro, è stato costruttivo”, ha affermato.
L’alto diplomatico iraniano ha sottolineato che l’incontro ha gettato le basi per un dialogo duraturo. “L’atmosfera durante l’incontro è stata tale da garantire la continuazione del processo”, ha affermato.
In vista del prossimo round, previsto per sabato 19 aprile, Araghchi ha aggiunto: “Cercheremo di entrare nell’agenda formale dei negoziati. Naturalmente, sarà anche prevista una tempistica”. … “Questi sono aspetti del formato negoziale, che saranno determinati a tempo debito, ma ciò che conta davvero sono i contenuti e le basi su cui negozieremo”, ha affermato.
Riflettendo sull’esito del primo round di colloqui, Araghchi ha affermato di ritenere che le due parti siano andate vicine a identificare quella base “e se nel prossimo incontro riusciremo a definirne le finalità e potremo iniziare colloqui sostanziali proprio su quella base”. Press TV

Traduzione: Gli Stati Uniti hanno speso OTTO MILIARDI DI DOLLARI per combattere e mantenere la pace in Medio Oriente. Migliaia dei nostri Grandi Soldati sono morti o sono rimasti gravemente feriti. Milioni di persone sono morte dall'altra parte. ANDARE IN MEDIO ORIENTE È LA PEGGIORE DECISIONE MAI PRESA...
Fin qui tutto bene, vero? I negoziati formali non sono ancora iniziati, ma l’atmosfera è costruttiva e positiva (il che è un sollievo). Vale la pena notare, tuttavia, che questi sono solo i primi passi per “rafforzare la fiducia” che vengono intrapresi per placare la profonda e giustificata sfiducia che gli iraniani nutrono nei confronti dell’amministrazione Trump . È stato Trump – probabilmente su richiesta di Netanyahu – ad abbandonare il primo accordo (JCPOA) che tutti gli altri avevano appoggiato (Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania, oltre all’Unione Europea) e che forniva una garanzia ferrea che l’Iran non sarebbe mai stato in grado di costruire una bomba nucleare. Questo non è bastato a Trump, perché ciò che Trump vuole è ciò che vuole Bibi: un cambio di regime. Ecco di più:
Il ministro degli Esteri iraniano ha spiegato inoltre che non è stato utilizzato alcun linguaggio inappropriato e che le parti hanno dimostrato il loro impegno a far progredire i colloqui fino al raggiungimento di un accordo che sia auspicabile per entrambe le parti e basato su un piano di parità.
Ha sottolineato che entrambe le parti sono concordi nel desiderio di progressi significativi, alimentando la speranza di un esito favorevole se e quando i negoziati andranno avanti.
“Certamente, né noi né l’altra parte siamo interessati a negoziati infruttuosi, a colloqui fini a sé stessi, a perdite di tempo o a discussioni prolungate ed estenuanti”, ha affermato.
Entrambe le parti hanno dichiarato che il risultato auspicato è un accordo raggiunto nel più breve tempo possibile. Tuttavia, non sarà un compito facile e richiederà la massima determinazione da entrambe le parti.
Secondo Araghchi, gli Stati Uniti hanno mostrato segnali di impegno, ma l’Iran rimane cauto. Ha riconosciuto che Washington ha compiuto notevoli sforzi per dimostrare la propria disponibilità a un accordo equo , ma ha sottolineato la necessità di una riflessione approfondita.
“In questa fase, dobbiamo valutare attentamente questo ciclo di negoziati, lavorare con maggiore precisione sulle questioni discusse, esaminarle e consultarci su vari livelli”.
Il secondo round di colloqui è previsto per sabato, ha confermato Araghchi. Press TV
Ancora una volta, tutto questo sembra piuttosto promettente, ma “la prova del nove è nel budino”. Una volta che i due team inizieranno a discutere di centrifughe, arricchimento e ispezioni 24 ore su 24, potrebbero ritrovarsi di nuovo in disaccordo. Bisognerà aspettare e vedere. Ciononostante, sembra esserci spazio per la speranza… Ecco di più:
I colloqui si terranno sabato prossimo… in un luogo diverso.”
Riferendosi a un breve incontro con Witkoff, Araghchi ha affermato: “Abbiamo sempre osservato il decoro diplomatico nelle nostre interazioni con i diplomatici americani, e questa volta non è stato diverso… Dopo la conclusione di questo primo round di colloqui indiretti tra Teheran e Washington…
Anche la CasaBianca ha rilasciato una dichiarazione sabato, descrivendo i colloqui come un “passo avanti verso il raggiungimento di un risultato reciprocamente vantaggioso”.
Secondo la dichiarazione, Witkoff “ha sottolineato al dottor Araghchi di aver ricevuto istruzioni dal presidente Trump di risolvere le divergenze tra le nostre due nazioni attraverso il dialogo e la diplomazia”.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando più tardi ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, ha adottato un tono ottimista…
“Niente importa finché non lo fai… Quindi, non mi piace parlarne. Ma sta andando bene. La situazione in Iran sta andando piuttosto bene, credo.”… Press TV
Tutto sembra così roseo, cosa potrebbe andare storto? Witkoff piace ad Araghchi, e ad Araghchi piace a Witkoff. Entrambi sono uomini piacevoli, professionali e pragmatici. Persino Trump sembra soddisfatto dei risultati. (“La situazione in Iran sta andando piuttosto bene”). Ovviamente, c’è motivo di essere ottimisti per la prima volta in 8 anni. Forse, dopotutto, c’è un lato positivo.
Ma no, meno di 48 ore dopo la conclusione della conferenza in Oman, Trump ha deciso di lanciarsi in una tirata offensiva durante una conferenza stampa non programmata nello Studio Ovale. Ecco cosa ha detto:
“Abbiamo un problema con l’Iran. Lo risolverò io”, ha dettoTrump in tono minaccioso .
“L’Iran deve sbarazzarsi del concetto di arma nucleare. Non può avere un’arma nucleare. Voglio che siano una nazione ricca e grande. L’unica cosa è una sola, semplice, è davvero semplice: non possono avere un’arma nucleare. E devono farlo in fretta. Perché sono abbastanza vicini ad averne una. E non la avranno mai. E se dobbiamo fare qualcosa di molto duro, lo faremo. E non lo faccio per noi. Lo faccio per il mondo. Queste sono persone radicalizzate e non possono avere un’arma nucleare”, ha detto Trump.
Ecco il video:

Perché Trump dice queste cose? Non sa che il suo inviato è impegnato in negoziati delicati che potrebbero essere affossati dalle sue minacce? Non sa che i funzionari iraniani – tra cui la Guida Suprema, il Ministero degli Esteri e alcune figure militari – hanno ripetutamente dichiarato di non voler essere minacciati dagli Stati Uniti e che si opporranno a qualsiasi tentativo di cambiare il loro comportamento attraverso la coercizione?
Qualcuno dirà: “Ah, è solo Trump”. Ma non sono d’accordo. È una cosa deliberata.
Come può non essere deliberata? Di sicuro Trump non è così debilitato a livello cognitivo da non comprendere la sensibilità dell’Iran alle sue tattiche da bullo? Vuole forse che si ritirino dai colloqui per poterli usare come pretesto per lanciare attacchi aerei contro l’Iran? È questo il punto?
Noi pensiamo di sì. Pensiamo che Trump stia usando i negoziati per nascondere il suo vero obiettivo ai suoi sostenitori, che ancora credono che voglia evitare inutili guerre straniere. Pensiamo che Trump stia usando i “colloqui” come casus belli per la guerra. Perché lo pensiamo?
Ebbene, oltre alle dichiarazioni palesemente provocatorie di Trump, c’è anche questa ammissione schiacciante dell’inviato speciale Steve Witkoff che “vuota il sacco” in questo breve video. Witkoff inizia sostenendo in modo molto convincente che l’Iran “abbia una bomba”, ma poi cambia rapidamente argomento e inserisce una richiesta unilaterale all’Iran di rinunciare ai suoi missili balistici. Questo è il “richiamo” che rivela il gioco in corso. I missili iraniani non solo sono “perfettamente legali” secondo il diritto internazionale, ma l’Iran ne ha chiaramente bisogno per difendersi dall’aggressione israelo-americana. Ascoltate con quanta abilità Witkoff inserisce questa richiesta oltraggiosa nella sua dichiarazione, sperando che gli spettatori non si accorgano di cosa sta facendo.

Sarebbe una follia assoluta per l’Iran rinunciare ai suoi missili balistici. (Chiunque segua gli sviluppi a Gaza, in Siria o in Libano può vederlo!) In effetti, i funzionari iraniani hanno già reagito a questo ultimo attacco alla loro sovranità. Guarda questo estratto da un articolo di Press TV:
Un portavoce del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha sottolineato che la sicurezza nazionale e le capacità di difesa dell’Iran non sono oggetto di negoziati.
“La sicurezza nazionale, la difesa e il potere militare sono tra le linee rosse della Repubblica islamica dell’Iran, che non possono essere discusse o negoziate in nessuna circostanza“, ha affermato martedì il generale di brigata Ali Mohammad Naeini in vista del secondo round di colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti in Oman.
(L’attacco missilistico dello scorso anno contro Israele) ha messo in luce le deboli fondamenta di sicurezza di Israele, ha dimostrato le capacità offensive dell’Iran come potenza missilistica e di droni nella regione e nel mondo, e ha instillato un senso di speranza nella resiliente nazione palestinese e nel popolo oppresso di Gaza, ha osservato Naeini. Press TV
Non negoziabile significa non negoziabile. Significa che il programma missilistico balistico iraniano non è “in discussione”. È una parte essenziale della sicurezza nazionale dell’Iran. Witkoff può provare a collegare i missili al programma nucleare iraniano, ma non otterrà il sostegno della comunità internazionale o degli esperti legali su questa questione fondamentale. La questione è risolta e il fatto che Witkoff stia cercando di inserirla ulteriormente nei negoziati suggerisce che Trump stia perseguendo un’agenda architettata da Israele che finirà in una guerra.

Un articolo apparso martedì sul Guardian accennava a un’altra richiesta che Trump avanzerà nei prossimi negoziati. Eccola:
Si prevede che l’Iran si opporrà alla proposta degli Stati Uniti di trasferire le sue scorte di uranio altamente arricchito a un paese terzo, come la Russia, come parte degli sforzi di Washington per ridurre il programma nucleare civile di Teheran e impedire che venga utilizzato per sviluppare un’arma nucleare.
La questione, considerata uno degli ostacoli principali per un futuro accordo, è stata sollevata nei colloqui iniziali, in gran parte indiretti, tenutisi a Muscat, in Oman, tra il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, e l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff.
L’Iran sostiene che le scorte, accumulate negli ultimi quattro anni, debbano rimanere in Iran sotto la stretta supervisione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica delle Nazioni Unite. Teheran lo considera una precauzione, o una forma di assicurazione nel caso in cui una futura amministrazione statunitense si ritiri dall’accordo, come fece Donald Trump nel 2018, quando respinse l’accordo del 2015 mediato da Barack Obama.
Teheran afferma che se le scorte dovessero lasciare l’Iran e gli Stati Uniti si ritirassero dall’accordo, dovrebbe ricominciare da zero con l’arricchimento dell’uranio a una purezza più elevata, punendo di fatto l’Iran per una violazione commessa da Washington. L’Iran dovrebbe opporsi al piano statunitense di trasferire le scorte di uranio in un paese terzo, secondo il Guardian.
Questo breve estratto aiuta a spiegare perché l’Iran abbia accelerato il suo programma di arricchimento. Non aveva in programma di costruire una bomba (a cui si oppone per motivi religiosi), ma voleva usare l’uranio arricchito come merce di scambio nei suoi futuri rapporti con gli Stati Uniti. In realtà, si è trattato di una strategia sbagliata che non fa altro che far apparire l’Iran come inadempiente ai suoi obblighi contrattuali ai sensi del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). In ogni caso, ci aspettiamo che l’Iran ceda su questo punto e consenta che l’uranio venga spedito in Russia in uno spirito di compromesso. Val la pena notare che i leader iraniani sono in costante contatto con Mosca e devono rispettare le richieste di Putin per mantenere il supporto strategico russo (che include sistemi di difesa aerea russi, armi per la guerra elettronica, caccia strategici e supporto logistico). In caso di guerra con Stati Uniti e Israele, la Russia assisterà l’Iran, ma solo se l’Iran avrà compiuto un sincero sforzo per risolvere la questione nucleare pacificamente e in conformità con i suoi obblighi ai sensi del TNP.
Conclusione
Ciò che è chiaro è che i negoziati tra Stati Uniti e Iran erano destinati a fallire, come dimostrano le minacce insistenti e ingiuriose di Trump e le richieste folli di Witkoff. Il “candidato per la pace” non vuole affatto la pace. Ciò che Trump vuole è ripagare i ricchi donatori che lo hanno forzatamente insediato con 100 milioni di dollari di denaro sionista. Denaro del genere non è privo di vincoli, il che significa che i donatori si aspettano qualcosa in cambio. In questo caso, ciò che vogliono è una guerra con l’Iran, e Trump è l’uomo che può scatenarla. Tutto ciò di cui ha bisogno è una qualche forma di giustificazione credibile… che il fallimento dei negoziati gli fornirà.
