Il thread di Jared Kushner, ex consulente di Donald Trump ed ex direttore dell’Office of American Innovation, è una dichiarazione di intenti scoperta di quelli che sono gli obiettivi americani e israeliani in Medio Oriente e offre una spiegazione su quanto sta avvenendo a Gaza e dintorni dal 7 ottobre. Come ha ben riassunto stamani Gilberto Trombetta, la guerra a Gaza rientra nel progetto dei patti di Abramo e della via del cotone, “l’alternativa americana alla via della seta che prevede l’unione dei porti dell’India agli Emirati per trasferire gas, petrolio e merci su rotaia fino alla costa mediterranea di Israele. Per realizzare quel progetto Israele avrebbe dovuto prendere il controllo di Gaza e liberarsi di Hamas e, soprattutto, di Hezbollah (a largo delle coste libanesi sono anche stati scoperti degli importanti giacimenti petroliferi). Si tratta di una strategia geopolitica americana (che unisce Biden/Harris e Trump), concordata con i Paesi europei e in favore dei Paesi sunniti del Golfo”. Kushner chiede esplicitamente a Israele di “finire il lavoro” e anticipa quello che sarà l’obiettivo di una presidenza Trump (ma anche di una presidenza Harris): limitare ulteriormente il ruolo e l’influenza dell’Iran nella regione. Come reagiranno Cina e Russia?

Il 27 settembre è il giorno più importante in Medio Oriente dopo la conquista degli Accordi di Abramo.

Ho passato innumerevoli ore a studiare Hezbollah e non c’è un esperto sulla terra che pensasse che ciò che Israele ha fatto per decapitarli e degradarli fosse possibile. Questo è significativo perché l’Iran è ora completamente esposto. Il motivo per cui i loro impianti nucleari non sono stati distrutti, nonostante i deboli sistemi di difesa aerea, è perché Hezbollah è stato una pistola carica puntata contro Israele. L’Iran ha trascorso gli ultimi quarant’anni a costruire questa capacità come suo deterrente.

Il presidente Trump diceva spesso: “L’Iran non ha mai vinto una guerra, ma non ha mai perso un negoziato”. Il regime della Repubblica islamica è molto più duro quando rischia la vita di Hamas, Hezbollah, Siria e Houthi che quando rischia la propria. I loro folli sforzi per assassinare il presidente Trump e hackerare la sua campagna puzzano di disperazione e stanno rafforzando una grande coalizione contro di loro.

La leadership iraniana è bloccata nel vecchio Medio Oriente, mentre i loro vicini del GCC [Gulf Cooperation Council, Consiglio di cooperazione del Golfo, ndt] stanno correndo verso il futuro investendo nelle loro popolazioni e infrastrutture. Stanno diventando calamite dinamiche per talenti e investimenti, mentre l’Iran rimane indietro. A mano a mano che i proxy e le minacce iraniane si dissipano, la sicurezza e la prosperità regionale aumenteranno per i cristiani, i musulmani e per gli ebrei.

Israele si trova ora con la minaccia di Gaza in gran parte neutralizzata e l’opportunità di neutralizzare Hezbollah nel nord. È un peccato che si sia arrivati a questo punto, ma forse alla fine ci può essere un risvolto positivo.

Chiunque abbia chiesto un cessate il fuoco nel nord si sbaglia. Non c’è modo di tornare indietro per Israele. Non può permettersi ora di non finire il lavoro e smantellare completamente l’arsenale che è stato puntato contro di esso. Non avrà mai un’altra possibilità.

Dopo i brillanti successi tattici a raffica dei cercapersone, delle radio e degli attacchi alla leadership, l’enorme arsenale di armi di Hezbollah è incustodito e senza personale. La maggior parte dei combattenti di Hezbollah si nasconde nei loro tunnel. Chiunque fosse ancora in giro non era abbastanza importante da portare un cercapersone o essere invitato a una riunione di leadership. Anche l’Iran sta vacillando, insicuro e incerto su quanto profondamente sia stata penetrata la sua intelligence. Non riuscire a sfruttare a pieno questa opportunità per neutralizzare la minaccia sarebbe irresponsabile.

Ho sentito alcune storie incredibili su come Israele abbia raccolto informazioni negli ultimi 10 mesi con alcune brillanti iniziative tecnologiche e di crowdsourcing. Ma oggi, con l’uccisione confermata di Nasrallah e l’eliminazione di almeno 16 alti comandanti in soli nove giorni, è stato il primo giorno in cui ho iniziato a pensare a un Medio Oriente senza l’arsenale dell’Iran puntato su Israele. Sono possibili molti altri risultati positivi.

Questo è il momento di sostenere la nazione in cerca di pace, Israele, e la gran parte dei libanesi che sono stati afflitti da Hezbollah e che vogliono tornare ai tempi in cui il loro paese era fiorente, e Beirut una città cosmopolita. L’ostacolo principale che si frappone tra Israele e il Libano si chiama Iran; altrimenti, la collaborazione trarrebbe molti benefici per le persone di entrambi i paesi.

La mossa giusta ora per l’America sarebbe quella di dire a Israele di finire il lavoro. È atteso da tempo. E non è solo la lotta di Israele.

Più di 40 anni fa, Hezbollah ha ucciso 241 militari statunitensi, tra cui 220 marines. Quello rimane il giorno più mortale per il Corpo dei Marines degli Stati Uniti dalla battaglia di Iwo Jima. Più tardi, quello stesso giorno, Hezbollah ha ucciso 58 paracadutisti francesi.

E ora, nelle ultime sei settimane o giù di lì, Israele ha eliminato tanti terroristi dalla lista dei terroristi ricercati dagli Stati Uniti quanti ne hanno fatti gli Stati Uniti negli ultimi 20 anni. Compreso Ibrahim Aqil, il leader dell’Organizzazione della Jihad Islamica di Hezbollah che ha architettato l’uccisione di quei marines nel 1983.

Il filosofo Bernard-Henri Lévy ha scritto su X: “Continuo a leggere ovunque che il Libano è ‘sull’orlo del collasso’. No. È sull’orlo del sollievo e della liberazione”.

Momenti come questo capitano una volta in una generazione, se mai arrivano. Il Medio Oriente è troppo spesso un solido dove poco cambia. Oggi è un liquido e la capacità di rimodellare è illimitata. Non sprecate questo momento.

Preghiamo tutti per il successo, per la pace e per il buon senso dei nostri leader.

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