
di Chris Hedges per ScheerPost – Traduzione a cura di Old Hunter
Jimmy Carter, non più in carica, ebbe il coraggio di denunciare l’abominevole oppressione, la persecuzione” e la “rigorosa segregazione” dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza nel suo libro del 2006 “Palestine: Peace Not Apartheid”. Si dedicò al monitoraggio delle elezioni, con la sua controversa difesa delle elezioni del 2006 di Hugo Chavez in Venezuela, e si batté per i diritti umani in tutto il mondo. Criticò duramente il sistema politico americano definendolo una “oligarchia” in cui la “illimitata corruzione politica” ha creato “una completa sovversione del nostro sistema politico come ricompensa per i principali finanziatori”.
Ma gli anni di Carter come ex presidente non devono nascondere il suo tenace servizio a favore dell’impero, la sua inclinazione a fomentare disastrose guerre per procura, il tradimento dei palestinesi, l’adozione di politiche neoliberiste punitive e la sua sottomissione alle grandi aziende quando era in carica.
Carter ha avuto un ruolo significativo nello smantellamento della legislazione del New Deal con la deregolamentazione di importanti settori tra cui compagnie aeree, banche, autotrasporti, telecomunicazioni, gas naturale e ferrovie. Ha nominato Paul Volcker alla Federal Reserve, che, nel tentativo di combattere l’inflazione, ha fatto salire i tassi di interesse e ha precipitato gli Stati Uniti nella recessione più profonda dai tempi della Grande Depressione, una mossa che ha visto l’inizio dei tagli punitivi e l’austerità. Carter è il padrino del saccheggio noto come neoliberismo, un saccheggio che il collega democratico Bill Clinton avrebbe successivamente potenziato.
Carter cadde sotto la disastrosa influenza del suo consigliere per la sicurezza nazionale, Zbigniew Brzezinski, un esule polacco, che si rifiutava di accettare la distensione del duo Nixon-Kissinger nei confronti dell’l’Unione Sovietica. La missione della vita di Brzezinski, in una visione del mondo in bianco e nero, era quella di affrontare e distruggere l’Unione Sovietica insieme a qualsiasi governo o movimento che riteneva fosse sotto l’influenza comunista o simpatizzante per essa.
Carter, sotto l’influenza di Brzezinski, abbandonò il trattato SALT II (Strategic Arms Limitation Talks) con l’Unione Sovietica, che cercava di limitare il dispiegamento di armi nucleari. Aumentò la spesa militare. Inviò aiuti militari al governo indonesiano del Nuovo Ordine durante l’invasione e l’occupazione indonesiana di Timor Est, che molti hanno definito un genocidio. Sostenne, insieme allo Stato dell’apartheid del Sudafrica, il gruppo contro-rivoluzionario omicida dell’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA), guidato da Jonas Savimbi. Fornì aiuti al brutale dittatore zairese Mobutu Sese Seko. Sostenne i Khmer Rossi.
Diede istruzioni alla Central Intelligence Agency di sostenere i gruppi di opposizione e i partiti politici per far cadere il governo sandinista in Nicaragua quando questo assunse il potere nel 1979, governo che sotto la successiva amministrazione Reagan portò alla formazione dei Contras e a una sanguinosa e insensata insurrezione sostenuta dagli Stati Uniti. Fornì aiuti militari alla dittatura in El Salvador, ignorando un appello dell’arcivescovo Oscar Romero, in seguito assassinato, a cessare le spedizioni di armi dagli Stati Uniti.
Ha avvelenato le relazioni degli Stati Uniti con l’Iran sostenendo fino all’ultimo il regime repressivo dello scià Mohammad Reza Pahlavi e permettendo poi al deposto scià di farsi curare a New York, atti che scatenarono l’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran e una crisi degli ostaggi durata 444 giorni. La belligeranza di Carter – che congelò i beni iraniani, smise di importare petrolio dall’Iran ed espulse 183 diplomatici iraniani dagli Stati Uniti – favorì la demonizzazione degli Stati Uniti da parte dell’Ayatollah Khomeini e le richieste del governo islamico, cancellando la credibilità dell’opposizione laica iraniana.
Carter diede al presidente filippino Ferdinand Marcos, che governava con la legge marziale, miliardi di dollari come aiuti militari. In Afghanistan, dopo l’intervento sovietico del 1979, ha armato i mujahedin; una decisione che è costata agli Stati Uniti 3 miliardi, ha visto la morte di 1,5 milioni di afghani e ha portato alla creazione dei Talebani e di Al Qaeda. Il contraccolpo di questa politica di Carter va considerato da solo come catastrofico.
Nel 1980 appoggiò l’esercito sudcoreano quando assediò la città di Gwangju, dove i manifestanti avevano formato una milizia, che portò poi al massacro di circa 2.000 persone.
Infine, tradì i palestinesi quando nel 1979 negoziò un accordo di pace separato, noto come Accordi di Camp David, tra il presidente egiziano Anwar Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin. L’accordo aveva escluso l’Organizzazione per la liberazione della Palestina dai colloqui. Israele non tentò mai, come promesso a Carter, di risolvere la questione palestinese con il coinvolgimento di Giordania ed Egitto e tantomeno permise entro cinque anni l’autogoverno palestinese in Cisgiordania e a Gaza. Non pose fine agli insediamenti israeliani, un rifiuto che indusse Carter a sostenere in seguito che Begin gli aveva mentito. Ma poiché per l’applicazione dell’accordo non c’era alcun meccanismo di ritorsione, e poiché Carter non era disposto a sfidare la lobby israeliana per imporre sanzioni a Israele, i palestinesi si ritrovarono, ancora una volta, impotenti e abbandonati.
Carter, a suo merito, nominò l’attivista per i diritti civili Patricia Derian come sua assistente segretario di Stato per i diritti umani e gli affari umanitari, il che portò al blocco dei prestiti e alla riduzione degli aiuti militari alla giunta militare in Argentina durante la Guerra sporca, restrizioni che poi l’amministrazione Reagan rimosse. L’impegno della Derian per i diritti umani era genuino. Sostenne il leader filippino Benigno S. Aquino Jr. e il dissidente sudcoreano ed ex presidente Kim Dae-jung. Carter le permise di far arrabbiare alcuni dei nostri alleati più repressivi. Ma la sua politica sui diritti umani era principalmente progettata per sostenere i dissidenti democratici e i movimenti dei lavoratori nell’Europa centrale e orientale, in particolare in Polonia, nel tentativo di indebolire l’Unione Sovietica.
Carter aveva un senso della decenza che manca alla maggior parte dei politici, ma le sue crociate morali, che sono arrivate quando era ormai lontano dal potere, appaiono come una forma tardiva di penitenza. Il suo curriculum da presidente è sanguinoso e triste, anche se non come quello dei presidenti che lo hanno seguito. E questo è il meglio che possiamo dire di lui.