Bill Clinton, Yitzhak Rabin, Yasser Arafat alla Casa Bianca il 13.09.1993

di Jonathan Cook su The Unz Review   –   Traduzione a cura di Old Hunter

La storiaCi avete creduto 30 anni fa quando vi hanno detto che gli Accordi di Oslo avrebbero portato la pace in Medio Oriente? Che Israele si sarebbe finalmente ritirato dai territori palestinesi che aveva illegalmente occupato per decenni, avrebbe posto fine alla sua brutale repressione del popolo palestinese e avrebbe permesso la creazione di uno stato palestinese? Che la piaga più duratura per il mondo arabo e musulmano sarebbe stata finalmente risolta?

La realtà: In effetti, nel periodo di Oslo, Israele ha rubato più terra palestinese e ha ampliato la costruzione di insediamenti ebraici illegali al ritmo più veloce di sempre. Israele è diventato ancora più repressivo, costruendo muri di prigione attorno a Gaza e alla Cisgiordania, continuando a occupare entrambe in modo aggressivo. Ehud Barak, primo ministro israeliano dell’epoca, “ha fatto saltare” – nelle parole di uno dei suoi principali consiglieri – i negoziati sostenuti dagli Stati Uniti a Camp David nel 2000. Settimane dopo, mentre i territori palestinesi occupati erano in fermento, il leader dell’opposizione Ariel Sharon, sostenuto da 1.000 soldati israeliani armati, invase la moschea di al-Aqsa nella Gerusalemme occupata, uno dei luoghi più sacri al mondo per i musulmani. Fu la goccia che fece traboccare il vaso, innescando una rivolta dei palestinesi che Israele avrebbe schiacciato con una forza militare devastante e quindi fatto pendere la bilancia del sostegno popolare dalla leadership laica di Fatah al gruppo di resistenza islamica Hamas. Col tempo, il trattamento sempre più violento riservato da Israele ai palestinesi e la sua graduale presa di controllo di al-Aqsa, sostenuta dall’Occidente, non fecero altro che radicalizzare ulteriormente il gruppo jihadista al-Qaeda, fornendo nel 2001 la giustificazione pubblica per l’attacco alle Torri Gemelle di New York.

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La storiaCi avete creduto nel 2001, dopo l’attentato dell’11 settembre, quando vi hanno detto che l’unico modo per impedire ai talebani di dare rifugio ad Al-Qaeda in Afghanistan sarebbe stato quello di invaderlo con le forze armate degli Stati Uniti e del Regno Unito per “stanarli” dalle loro caverne? E che con l’occasione l’Occidente avrebbe salvato le ragazze e le donne afghane dall’oppressione?

La realtà: Non appena caddero le prime bombe statunitensi, i Talebani si dichiararono pronti a cedere il potere ad Hamid Karzai, il fantoccio statunitense, a disinteressarsi della politica afghana e a consegnare Osama bin Laden, il leader di Al-Qaeda, a un Paese terzo da concordare. Gli Stati Uniti invasero comunque l’Afghanistan, occupandolo  per 20 anni, uccidendo almeno 240.000 afghani, la maggior parte dei quali civili, e spendendo circa 2 trilioni di dollari per sostenere la loro detestata occupazione. I talebani divennero più forti che mai e nel 2021 costrinsero l’esercito statunitense ad andarsene.

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La storiaCi avete creduto nel 2003 quando vi hanno detto che in Iraq c’erano armi di distruzione di massa che avrebbero potuto distruggere l’Europa in pochi minuti? Che il leader iracheno, Saddam Hussein, era il nuovo Hitler e che si era alleato con al-Qaeda per distruggere le Torri Gemelle? E che per queste ragioni gli USA e il Regno Unito non avevano altra scelta che invadere in via preventiva l’Iraq, anche se le Nazioni Unite si fossero rifiutate di autorizzare l’attacco?

La realtà: Per anni, l’Iraq è stato sottoposto a severe sanzioni in seguito alla sconsiderata decisione di Saddam Hussein di invadere il Kuwait sconvolgendo l’ordine regionale nel Golfo progettato per mantenere il flusso di petrolio verso l’Occidente. Gli Stati Uniti risposero con una dimostrazione di forza militare, decimando l’esercito iracheno. La politica degli anni ’90 era stata di contenimento, coh un regime di sanzioni che si stima abbia ucciso almeno mezzo milione di bambini iracheni, un prezzo che l’allora segretario di stato statunitense Madeline Albright ha notoriamente detto che “ne valeva la pena”. Saddam Hussein dovette anche sottoporsi a un programma di ispezioni continue da parte degli esperti delle Nazioni Unite. Gli ispettori avevano concluso con un alto grado di certezza che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa utilizzabili. Il rapporto secondo cui Saddam Hussein avrebbe potuto sparare sull’Europa, colpendola in 30 minuti, era una bufala, come alla fine emerse, architettata dai servizi segreti britannici. E l’affermazione che Saddam avesse legami con Al-Qaeda non solo era priva di prove, ma era palesemente insensata. Il regime di Saddam, altamente laico, anche se brutale, era profondamente contrario e temeva il fanatismo religioso di al-Qaeda. L’invasione e l’occupazione USA-Regno Unito, e la feroce guerra civile settaria che ha scatenato tra musulmani sunniti e sciiti, avrebbero ucciso – secondo le migliori stime – più di 1 milione di iracheni e cacciato altri 4 milioni dalle loro case. L’Iraq è diventato un terreno di reclutamento per l’estremismo islamico e ha portato alla formazione di un nuovo concorrente sunnita di al-Qaeda, molto più nichilista, chiamato Stato islamico. Inoltre, ha rafforzato il potere della maggioranza sciita in Iraq, che ha sottratto il potere ai sunniti e ha forgiato un’alleanza più stretta con l’Iran.

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La storiaCi avete creduto nel 2011 quando vi hanno detto che l’Occidente stava sostenendo la Primavera araba per portare la democrazia in Medio Oriente e che l’Egitto – il più grande Stato arabo – era all’avanguardia del cambiamento nel rimuovere il suo presidente autoritario Hosni Mubarak?

La realtà: Mubarak è stato sostenuto dall’Occidente come tiranno dell’Egitto per tre decenni e ha ricevuto annualmente miliardi di “aiuti esteri” da Washington, di fatto una tangente per abbandonare i palestinesi e mantenere la pace con Israele secondo i termini dell’accordo di Camp David del 1979. Ma gli Stati Uniti hanno voltato le spalle con riluttanza a Mubarak dopo aver valutato che non avrebbe potuto resistere alle crescenti proteste che stavano travolgendo il paese da parte delle forze rivoluzionarie liberate dalla Primavera araba, un mix di liberali laici e gruppi islamici guidati dalla Fratellanza musulmana. Con l’esercito che non intervenne, i manifestanti emersero vittoriosi. La Fratellanza ha vinto le elezioni per guidare il nuovo governo democratico. Dietro le quinte, tuttavia, il Pentagono stava stringendo i legami con i resti del vecchio regime di Mubarak e con un nuovo aspirante alla corona, il generale Abdel Fattah el-Sisi. Rassicurato dal fatto che non c’era pericolo di rappresaglie da parte degli Stati Uniti, el-Sisi nel 2013 ha infine lanciato un colpo di Stato per riportare l’Egitto alla dittatura militare. Israele fece pressioni per essere certa che la dittatura militare di el-Sisi continuasse a ricevere i miliardi di aiuti annuali degli Stati Uniti. Al potere, el-Sisi ha istituito gli stessi poteri repressivi di Mubarak, ha schiacciato senza pietà la Fratellanza e si è unito a Israele nel soffocare Gaza con un blocco per isolare Hamas, la versione palestinese della Fratellanza. Così facendo, ha dato un’ulteriore spinta all’estremismo islamico, con lo Stato Islamico che ha stabilito una presenza nel Sinai. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno ulteriormente confermato l’inesistenza del loro impegno nei confronti della Primavera araba e dei movimenti democratici in Medio Oriente.

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La storia: Ci avete creduto quando, sempre nel 2011, vi hanno detto che il dittatore libico Muammar Gheddafi rappresentava una terribile minaccia per la sua stessa popolazione e aveva persino dato ai suoi soldati del ​​Viagra per commettere stupri di massa? Che l’unico modo per proteggere i libici comuni era che la Nato, guidata da Stati Uniti, Regno Unito e Francia, bombardasse il paese e aiutasse direttamente i gruppi di opposizione a rovesciare Gheddafi?

La realtà: Le accuse contro Gheddafi, come quelle contro Saddam Hussein, erano prive di prove, come ha concluso un’indagine parlamentare britannica cinque anni dopo, nel 2016. Ma l’Occidente aveva bisogno di un pretesto per rimuovere il leader libico, visto come una minaccia per gli interessi geopolitici occidentali. Una pubblicazione da parte di Wikileaks di cablogrammi diplomatici statunitensi ha mostrato l’allarme di Washington per gli sforzi di Gheddafi di creare gli Stati Uniti d’Africa per controllare le risorse del continente e sviluppare una politica estera indipendente. La Libia, con le maggiori riserve di petrolio dell’Africa, aveva creato un pericoloso precedente, offrendo a Russia e Cina nuovi contratti di esplorazione petrolifera e rinegoziando i contratti esistenti con le compagnie petrolifere occidentali a condizioni meno favorevoli. Gheddafi stava inoltre coltivando legami militari ed economici più stretti con Russia e Cina. I bombardamenti della Nato sulla Libia non hanno mai avuto lo scopo di proteggere la sua popolazione. Il paese è stato immediatamente abbandonato dopo il rovesciamento di Gheddafi ed è diventato uno stato fallito di signori della guerra e un mercato di schiavi. Alcune parti della Libia sono diventate una roccaforte dello Stato islamico. Le armi occidentali fornite ai “ribelli” hanno finito per rafforzare lo Stato islamico e alimentare i bagni di sangue settari in Siria e Iraq.

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La storiaCi avete creduto quando, sempre a partire dal 2011, vi hanno detto che le forze democratiche erano pronte a rovesciare il dittatore siriano Bashar al-Assad e che il Paese era sull’orlo di una rivoluzione in stile Primavera araba che avrebbe liberato il suo popolo?

La realtà: Non c’è dubbio che il governo di Assad, unito alla siccità e alla mancanza di raccolti causata dai cambiamenti climatici, abbia portato a crescenti disordini in alcune parti della Siria entro il 2011. Ed è anche vero che, come altri regimi arabi laici basati sul dominio di una setta minoritaria, il governo di Assad dipendeva da un brutale autoritarismo per mantenere il suo potere su altre sette più numerose. Ma non è questo il motivo per cui la Siria ha finito per sprofondare in una sanguinosa guerra civile durata 13 anni che ha coinvolto attori come l’Iran e la Russia, Israele, la Turchia, Al-Qaeda e l’ISIS. Questo è stato in gran parte dovuto al fatto che Washington e Israele hanno perseguito ancora una volta i loro interessi geostrategici. Il vero problema per Washington non era l’autoritarismo di Assad (i più forti alleati degli Stati Uniti nella regione erano tutti governi autoritari), bensì altri due fattori critici. In primo luogo, Assad apparteneva alla minoranza alawita, una setta dell’Islam sciita che aveva una faida teologica e settaria lunga secoli con un Islam sunnita dominante nella regione. Anche l’Iran era sciita. La maggioranza sciita dell’Iraq era giunta al potere dopo che Washington aveva sventrato il regime sunnita di Saddam Hussein nel 2003. E infine, la milizia libanese Hezbollah era sciita. Insieme, questi comprendevano ciò che Washington descriveva sempre più come un “Asse del Male”. In secondo luogo, la Siria condivideva un lungo confine con Israele e, in modo cruciale, era il principale corridoio geografico che collegava l’Iran e l’Iraq alle forze di guerriglia di Hezbollah a nord di Israele, in Libano. Nel corso di decenni, l’Iran aveva introdotto di nascosto decine di migliaia di razzi e missili sempre più potenti nel Libano meridionale, vicino al confine settentrionale di Israele. Quell’arsenale servì per la maggior parte di quel periodo come ombrello difensivo, il principale deterrente che impediva a Israele di invadere e occupare il Libano, come aveva fatto per molti anni fino a quando i combattenti di Hezbollah lo costrinsero a ritirarsi nel 2000. Ma servì anche a dissuadere Israele dall’invadere la Siria e attaccare l’Iran. Pochi giorni dopo l’11 settembre, un generale americano di alto livello, Wesley Clarke, ricevette da un funzionario del Pentagono un documento che illustrava la risposta degli Stati Uniti al crollo delle Torri Gemelle. Gli Stati Uniti avrebbero “abbattuto” sette Paesi in cinque anni. In particolare, la maggior parte degli obiettivi erano le roccaforti sciite del Medio Oriente: Iraq, Siria, Libano e Iran. (I colpevoli dell’11 settembre, bisogna rammentarlo, erano sunniti, per lo più provenienti dall’Arabia Saudita). L’Iran e i suoi alleati si erano opposti alle mosse di Washington – sostenute sempre più apertamente dagli Stati sunniti, in particolare quelli del Golfo, ricchi di petrolio – di imporre Israele come egemone regionale e di consentirgli di cancellare senza opposizione i palestinesi come popolo.

Israele e Washington, dobbiamo considerare, stanno attivamente cercando di raggiungere questi stessi obiettivi proprio in questo momento. E la Siria è sempre stata di fondamentale importanza per realizzare il loro piano. Ecco perché, come parte dell’Operazione Timber Sycamore, gli Stati Uniti hanno segretamente pompato enormi somme di denaro nell’addestramento dei loro ex nemici di al-Qaeda per creare una milizia anti-Assad che ha attirato combattenti jihadisti sunniti da tutta la regione, così come armi da stati falliti come la Libia. Il piano è stato sostenuto finanziariamente dagli stati del Golfo, con militari, assistenza e intelligence da Israele e Washington, . Verso la fine del 2024, i principali alleati di Assad erano nei guai: la Russia era alle prese con una guerra per procura guidata dalla Nato in Ucraina, mentre Teheran era sempre più in difficoltà a causa degli attacchi israeliani in Libano, Siria e contro lo stesso Iran. È stato in questo momento che HTS, un’organizzazione di al-Qaeda con un nuovo nome, ha conquistato Damasco alla velocità della luce, costringendo Assad a fuggire a Mosca.

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Se avete creduto a tutte queste storie e credete ancora che l’Occidente stia facendo del suo meglio per mettere a tacere l’estremismo islamico e un presunto imperialismo russo in Ucraina, allora presumibilmente credete anche che Israele abbia raso al suolo Gaza, distrutto tutti i suoi ospedali e fatto morire di fame l’intera popolazione di 2,3 milioni di persone semplicemente per “eliminare Hamas”, anche se Hamas non è stato eliminato.

Presumibilmente credete anche che la Corte internazionale di giustizia abbia sbagliato quasi un anno fa a processare Israele per aver commesso un genocidio a Gaza. Presumibilmente credete che anche i più cauti esperti israeliani dell’Olocausto si siano sbagliati a maggio nel concludere che Israele era indiscutibilmente passato alla fase del genocidio quando ha distrutto la “zona sicura” di Rafah, dove aveva ammassato la maggior parte della popolazione di Gaza. E presumibilmente credete che tutti i principali gruppi per i diritti umani si siano sbagliati nel concludere alla fine dello scorso anno, dopo lunghe ricerche per proteggersi dalle calunnie di Israele e dei suoi apologeti, che la devastazione di Gaza da parte di Israele ha tutte le caratteristiche di un genocidio.

Senza dubbio crederete anche che il piano a lungo perseguito da Washington per il “dominio globale a tutto campo” sia una fatto positivo e che Israele e gli Stati Uniti non abbiano nel mirino Iran e Cina.

Se è così, continuerete a credere a tutto ciò che vi diranno, anche quando ci precipiteremo, come dei lemming, sull’orlo del precipizio, sicuri che questa volta le cose andranno diversamente.

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