La spartizione dell’Ucraina rimane un’opzione possibile, ma sicuramente non la versione proposta da Kellogg

di Stephen Bryen sul suo substack.com  –   Traduzione a cura di Old Hunter
Il “piano” Kellogg prevedeva la suddivisione dell’Ucraina in quattro zone. Truppe britanniche, francesi e ucraine, con la possibilità che altre si uniscano, avrebbero costituito la prima zona, l’Ucraina occidentale. Questa zona si sarebbe estesa dal confine polacco al fiume Dnepr. La seconda zona, a est del Dnepr, sarebbe stata sotto il controllo ucraino e difesa dal suo esercito. Una terza zona sarebbe stata un’area cuscinetto con una profondità di 18 miglia. Una quarta zona avrebbe incluso le “aree occupate” dai russi, tra cui Luhansk, Donetsk, Zaphoriza, Kherson e la Crimea. Il piano Kellogg non affrontava la situazione dei confini effettivi.
I russi hanno già affermato, riferendosi al piano del generale Kellogg, che inviare soldati della NATO o di stati NATO in Ucraina è inaccettabile. Inoltre, il piano Kellogg lascia incerto lo status giuridico delle aree occupate dalle truppe russe e lascia così com’è l’esercito ucraino. Una delle implicazioni del piano è che la guerra potrebbe ricominciare in qualsiasi momento.

Facendo un passo indietro, è necessario però chiedersi quale possa essere l’obiettivo finale della Russia e quali siano le probabilità che lo raggiunga.
Il primo, e chiaramente il punto più importante, è che i russi stanno cercando di ripristinare le loro relazioni con Washington e vogliono persuadere il presidente Trump a sostenere l’obiettivo russo immediato di legittimare come russi quei territori che Kellogg inserisce nella quarta zona. Se il presidente Trump accettasse gli obiettivi territoriali della Russia, concedendo di fatto legittimità de jure alle conquiste territoriali ottenute con la guerra, questo sarebbe un argomento molto controverso al Congresso. Trump rischierebbe la censura per aver consentito un’invasione illegale dell’Ucraina. E questo sarebbe più problematico del ritiro di Biden dall’Afghanistan, da dove gli Stati Uniti se ne sono appena andati ritirando le loro forze. Mentre i talebani prendevano il sopravvento e il governo afghano filo-americano si disintegrava, gli Stati Uniti non hanno riconosciuto il nuovo governo né hanno offerto loro alcuna concessione esplicita. Oggi, gli Stati Uniti mantengono un ufficio per gli affari afghani a Doha, in Qatar, ma non intrattengono relazioni diplomatiche con l’Afghanistan.

sulla pista dell’aeroporto di Kabul rincorso da afgani in fuga che chiedono di salire a bordo
Il piano Kellogg non è, nonostante le sue dichiarazioni, come l’accordo di Berlino del 1945. La gente ricorda che alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati divisero la Germania in quattro zone: Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Russia. In modo simi9le, gli Alleati divisero Berlino, la capitale della Germania all’interno della zona sovietica, in quattro settori (sebbene i settori statunitense, britannico e francese in seguito vennero uniti). Le ragioni dietro la spartizione della Germania furono i seri disaccordi tra gli alleati sul futuro del Paese e un cambiamento di prospettiva da parte di Stati Uniti e Regno Unito, che vedevano la Germania come una risorsa geopolitica e l’URSS come una minaccia.
Per l’Ucraina, il conflitto è ufficialmente tra Ucraina e Russia, con terze parti (in particolare la NATO) che sostengono l’Ucraina con armi, consiglieri, supporto tecnico, addestramento, rifornimenti, aiuti finanziari e intelligence. A differenza dell’Ucraina, i russi sono stati per lo più autonomi, sebbene la Cina li abbia aiutati sottobanco, così come ha fatto la Corea del Nord, fornendo persino alcune migliaia di soldati. Il principale vantaggio della Russia è una significativa base militare-industriale e un ampio bacino di reclutamento per i suoi soldati. Mentre l’Ucraina, da sola, sarebbe scomparsa da tempo: è una creatura totalmente della NATO dal punto di vista del sostegno e delle risorse.
Una sorta di spartizione del territorio ucraino non è tuttavia da escludere nel futuro. In effetti, potrebbe essere un risultato accettabile in alcune circostanze tutt’altro che inverosimili.
In una prospettiva in cui i negoziati falliscano o si trascinino senza soluzione – il che potrebbe essere conveniente per gli Stati Uniti e per i russi, soprattutto se Trump e Putin non riescono a trovare una formula reciprocamente accettabile e il governo Zelensky continua ad agire come un enfant terrible – i russi potrebbero riuscire a sconfiggere l’esercito ucraino sul campo di battaglia o, in mancanza di questo risultato drammatico, distruggere una parte significativa dell’esercito ucraino sul campo, facendo precipitare Kiev in una vera e propria crisi. Zelensky, che non può realmente negoziare con la Russia – ammesso che lo voglia davvero – correrebbe un rischio enorme mantenendo il suo governo a Kiev. Nella prospettiva di essere catturato dai russi o di essere sostituito da nazionalisti estremisti nell’esercito e nei servizi segreti, Zelensky potrebbe trovare conveniente ritirarsi a ovest, potenzialmente insediando un governo ucraino a Leopoli, che è sufficientemente lontano dalla Russia da essere considerato più o meno sicuro. Con un nuovo governo a Kiev, probabilmente filo-russo, l’Ucraina verrebbe praticamente divisa: in sostanza, la Zona 1 di Kellogg diventerebbe l’Ucraina guidata da Zelensky con quartier generale a Leopoli, mentre la Russia controllerebbe tutto il territorio a est del Dnepr, persino probabilmente Odessa, città fondata da Caterina la Grande che la Russia considera russa. Se questo scenario si concretizzasse, una sorta di esercito di soccorso europeo potrebbe insediarsi nella Zona 1, evitando una sconfitta totale per l’Europa, l’UE e la NATO.
Questo scenario presenta molti aspetti sia positivi che negativi. La NATO rimarrebbe probabilmente in una parte dell’Ucraina e la Russia non otterrebbe il riconoscimento internazionale per le sue conquiste militari. Questo ridurrebbe l’onere per gli Stati Uniti e la NATO di sostenere militarmente, economicamente e politicamente l’Ucraina. Gli Stati Uniti sarebbero liberi di concentrare la propria attenzione altrove, principalmente in Asia e Cina, e sarebbe in grado di ricostituire le scorte di armi esaurite durante la guerra in Ucraina. L’Europa potrebbe vantarsi di aver sostenuto l’Ucraina, ma senza le conseguenze di un’espansione della guerra oltre i confini ucraini. In tal modo, nè la NATO e neppure Washington perderebbero la faccia.

In Europa si sta già parlando di riaprire i gasdotti (soprattutto in Germania e Francia) dell’energia russa “a basso costo”. Questo è un segnale che la partita finale è vicina. L’Europa non può permettersi un collasso economico che creerebbe sconvolgimenti nel continente, stimolerebbe rivoluzioni sociali ed epurerebbe le élite al potere responsabili di questo disastro. Anche l’Europa, nonostante tutti i suoi discorsi sulla guerra, dovrà fare i conti con la necessità di adeguare la propria visione o affrontare il caos.